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Immissioni intollerabili: condanna per fumi e rumori

Un’attività commerciale è stata condannata per immissioni intollerabili di fumi e rumori ai danni dei vicini. Il Tribunale, basandosi su una perizia tecnica che ha accertato il superamento dei limiti di tollerabilità e il rischio per la salute, ha emesso un’ordinanza d’urgenza imponendo l’esecuzione di lavori di adeguamento e il pagamento di tutte le spese legali. La decisione sottolinea come il diritto alla salute e alla vivibilità della propria abitazione prevalga sulle esigenze commerciali quando queste generano un disturbo eccessivo.

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Immissioni Intollerabili da Attività Commerciale: Il Tribunale Ordina lo Stop a Fumi e Rumori

I conflitti di vicinato tra attività commerciali e residenti sono all’ordine del giorno, specialmente quando in gioco ci sono fumi, odori e rumori. Un’ordinanza del Tribunale di Napoli offre un chiaro esempio di come la legge tutela il diritto alla salute e alla quiete, anche di fronte a un’attività produttiva. Il caso riguarda le immissioni intollerabili provenienti da una macelleria con annessa cucina, che hanno reso la vita impossibile ai vicini del piano di sopra, portando a una condanna esemplare.

I Fatti del Caso: La Convivenza Impossibile tra Macelleria e Residenti

I ricorrenti, una coppia di coniugi, si sono rivolti al Tribunale lamentando una situazione insostenibile. Erano proprietari di un appartamento e di un locale commerciale situati sopra e accanto a una macelleria gestita dal resistente. L’attività non si limitava alla vendita di carne, ma includeva la preparazione e cottura di pietanze, generando continue e forti esalazioni di fumi maleodoranti e rumori molesti, a tutte le ore del giorno e della notte.

Il problema principale era il sistema di areazione, la cui ventola era posizionata proprio in corrispondenza della loro abitazione, rendendo l’aria irrespirabile e gli ambienti insalubri. I ricorrenti hanno quindi chiesto al giudice un provvedimento d’urgenza per far cessare immediatamente le immissioni intollerabili e imporre al commerciante di rispettare i limiti di legge.

Le Argomentazioni delle Parti

Da un lato, i residenti hanno descritto un quadro di grave pregiudizio per la loro salute e per la possibilità di godere della propria abitazione, costretti a vivere in ambienti insalubri. Hanno portato a sostegno delle loro tesi le testimonianze del figlio e di un altro condomino, che hanno confermato la presenza costante di forti rumori e odori sgradevoli.

Dall’altro, il titolare della macelleria si è difeso sostenendo di essere in regola: aveva eseguito lavori di mitigazione acustica, installato una cappa a carboni attivi certificata per gli odori e possedeva tutte le autorizzazioni necessarie per l’esercizio dell’attività. A suo dire, le emissioni non superavano la normale tollerabilità.

La Decisione del Tribunale sulle Immissioni Intollerabili

Il Tribunale ha accolto integralmente il ricorso dei residenti. La decisione si è basata in modo determinante sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ovvero una perizia ordinata dal giudice per accertare la reale entità delle immissioni.

Il perito ha smontato la linea difensiva del commerciante, evidenziando con dati oggettivi una situazione ben diversa da quella rappresentata.

Le Motivazioni: La Prova delle Immissioni Intollerabili

Le motivazioni del giudice si fondano su due pilastri: il fumus boni iuris (la verosimiglianza del diritto vantato) e il periculum in mora (il pericolo di un danno grave e irreparabile).

1. La prova delle esalazioni e degli odori: La CTU ha accertato che il sistema di espulsione dei fumi era inadeguato. La bocca di emissione era collocata sul muro perimetrale senza dispositivi per la dispersione, e il sistema di depurazione era “palesemente inadeguato” a trattare le emissioni odorigene. Le immissioni di odori sono state definite “costanti, sistematiche e persistenti, fino alla repulsione”, superando ampiamente la normale tollerabilità.

2. La prova dei rumori: Anche sul fronte acustico, la perizia ha dato ragione ai ricorrenti. Le misurazioni hanno rilevato immissioni sonore caratterizzate da “colpi con elevata velocità di generazione” e una “persistente coda sonora”. I valori istantanei erano molto alti e “ben superiori al limite dei 3.0 dB(A) rispetto al Rumore di Fondo”, che rappresenta il criterio legale di riferimento per la tollerabilità.

Sulla base di queste prove schiaccianti, il Tribunale ha ritenuto provata la violazione dell’art. 844 del codice civile, che disciplina appunto le immissioni. Inoltre, ha riconosciuto il periculum in mora, identificandolo nel grave pregiudizio alla salute dei ricorrenti (diritto tutelato dall’art. 32 della Costituzione), costretti a vivere e lavorare in ambienti insalubri e impossibilitati persino ad aprire le finestre.

Le Conclusioni: Tutela Urgente per il Diritto alla Salute e alla Vivibilità

In conclusione, il Tribunale ha emesso un’ordinanza con cui ha ordinato al titolare della macelleria di eseguire tutte le opere necessarie a ridurre le immissioni, così come specificate dettagliatamente nella relazione del perito. Non solo: il resistente è stato condannato al pagamento di tutte le spese legali sostenute dai ricorrenti e a farsi carico dei costi di entrambe le consulenze tecniche d’ufficio.

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: possedere le licenze amministrative per svolgere un’attività commerciale non autorizza a danneggiare la salute e la proprietà altrui. Quando le immissioni intollerabili superano la soglia della normale tollerabilità, il diritto alla salute e a una vita salubre prevale, giustificando un intervento immediato e deciso da parte dell’autorità giudiziaria.

Quando rumori e odori provenienti da un’attività commerciale diventano illegali?
Secondo l’ordinanza, diventano illegali quando superano la “normale tollerabilità”. Questo limite viene accertato tramite perizie tecniche che, nel caso specifico, hanno rilevato rumori superiori di 3.0 dB(A) al rumore di fondo e odori costanti, sistematici e “fino alla repulsione”, dimostrando oggettivamente l’illiceità delle immissioni.

È sufficiente avere tutte le autorizzazioni commerciali per essere al riparo da contestazioni sulle immissioni?
No. La decisione chiarisce che il possesso delle autorizzazioni amministrative necessarie per svolgere l’attività non costituisce una scusante. Il rispetto delle norme sulle immissioni e del diritto dei vicini a non subire disturbi intollerabili è un obbligo distinto e inderogabile.

Cosa si può fare per ottenere una tutela rapida in caso di immissioni intollerabili?
È possibile ricorrere a un provvedimento d’urgenza secondo l’art. 700 c.p.c. Come dimostra questo caso, se si prova l’esistenza di un diritto (fumus boni iuris) e il rischio di un danno grave e irreparabile (periculum in mora), come un pregiudizio alla salute, il giudice può ordinare l’immediata cessazione della condotta lesiva e l’adozione delle misure necessarie per risolvere il problema.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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