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Illecito permanente: quando scatta il termine CONSOB?

La Corte di Cassazione ha chiarito che, in caso di illecito permanente come le carenze in materia di antiriciclaggio, il termine di 180 giorni per la contestazione da parte dell’Autorità di vigilanza non decorre dalla prima acquisizione di documenti, ma dalla cessazione della condotta illecita. La sentenza ribalta una decisione della Corte d’Appello, che aveva annullato una sanzione per tardività, sottolineando che la natura continuativa della violazione sposta in avanti il momento dell’accertamento definitivo.

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Illecito Permanente: la Cassazione chiarisce i termini per le sanzioni antiriciclaggio

L’ordinanza n. 21500/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per gli intermediari finanziari e le società di revisione: la decorrenza dei termini per la contestazione di un illecito permanente. La pronuncia stabilisce che, in caso di violazioni continuative come le carenze nelle procedure antiriciclaggio, il termine di decadenza per l’Autorità di vigilanza non parte dalla mera acquisizione di documenti, ma dalla cessazione della condotta illecita.

I Fatti del Caso

Una società di revisione veniva sanzionata dall’Autorità di Vigilanza sui Mercati Finanziari per una serie di violazioni della normativa antiriciclaggio. Queste irregolarità erano emerse durante una verifica ispettiva condotta nel 2017.

La società si opponeva alla sanzione, sostenendo che la contestazione fosse tardiva. Secondo la sua difesa, l’Autorità era già in possesso di tutte le informazioni necessarie a rilevare le presunte violazioni fin dal 2014, anno in cui la società aveva trasmesso una corposa documentazione sulle proprie procedure interne. Tra il 2014 e la contestazione del 2017 erano trascorsi più di due anni e mezzo, un periodo ben superiore ai 180 giorni previsti dalla legge per la notifica degli addebiti.

La Corte d’Appello accoglieva questa tesi, annullando la sanzione. I giudici di secondo grado ritenevano che la lunga inerzia dell’Autorità avesse creato un legittimo affidamento nella società circa la conformità delle sue procedure e che l’Autorità avrebbe dovuto agire tempestivamente dopo aver ricevuto la documentazione nel 2014.

La Decisione sulla decorrenza del termine per un illecito permanente

L’Autorità di vigilanza ricorreva in Cassazione, contestando la valutazione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame.

Il fulcro della decisione risiede nella corretta qualificazione delle violazioni contestate. La Cassazione ha sottolineato che l’inosservanza delle prescrizioni in materia di organizzazione, procedure e controlli interni antiriciclaggio non costituisce un illecito istantaneo, che si consuma in un unico momento, bensì un illecito permanente. Questo tipo di violazione perdura nel tempo finché il soggetto obbligato non rimuove la situazione antigiuridica, adeguando le proprie procedure alla normativa.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che, per un illecito permanente, il termine di 180 giorni per la contestazione (previsto dall’art. 195 del Testo Unico della Finanza) non può decorrere dal momento in cui l’Autorità acquisisce i primi indizi o documenti. Il dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine, deve essere individuato nel momento in cui la condotta illecita cessa.

Quando, come nel caso di specie, non vi è prova di una cessazione della condotta da parte della società, il termine decorre dalla data dell’accertamento. E l'”accertamento” non è la semplice ricezione di carte, ma il momento in cui l’attività ispettiva si conclude e l’Autorità ha un quadro completo e definitivo della situazione. Nel caso specifico, questo momento coincideva con la fine dell’ispezione del 2017, non con la ricezione dei documenti del 2014.

Di conseguenza, la contestazione effettuata nel marzo 2017 era da considerarsi tempestiva, in quanto avvenuta a ridosso della conclusione dell’attività ispettiva che aveva definitivamente accertato la persistenza delle carenze organizzative.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: “In tema di sanzioni amministrative previste per la violazione delle norme che disciplinano l’attività di intermediazione finanziaria, in caso di illecito permanente, il termine di centottanta giorni per la contestazione degli addebiti […] decorre dalla data di cessazione della permanenza ovvero, quando non vi sia la prova di tale cessazione, dalla data dell’accertamento della infrazione inerente alla condotta specificamente contestata”.

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Le società soggette a vigilanza non possono invocare il mero decorso del tempo dalla trasmissione di informazioni per ritenersi al riparo da sanzioni, se le condotte non conformi persistono. La natura permanente della violazione sposta in avanti il termine a disposizione dell’Autorità per agire, garantendo l’effettività dei poteri di vigilanza e sanzionatori a presidio della stabilità e della trasparenza del mercato.

Da quale momento decorre il termine per la contestazione di un illecito permanente in materia finanziaria?
Il termine di 180 giorni decorre dalla data di cessazione della condotta illecita. Se non c’è prova della cessazione, il termine decorre dalla data in cui l’Autorità accerta in modo definitivo l’infrazione.

L’invio di documenti all’Autorità di Vigilanza fa automaticamente iniziare il calcolo dei termini per una sanzione?
No, la semplice acquisizione di documentazione non costituisce l'”accertamento” che fa scattare il termine, specialmente se la violazione è di natura permanente e richiede un’indagine più approfondita, come una verifica ispettiva, per essere pienamente compresa.

Cosa si intende per “accertamento” ai fini della decorrenza dei termini?
Per “accertamento” si intende il momento in cui l’organo di vigilanza, al termine della sua attività istruttoria (ad esempio, un’ispezione), ha raccolto tutti gli elementi necessari per avere una conoscenza completa e ragionevolmente certa della violazione, e non la mera constatazione iniziale dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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