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Illecito permanente: chi risarcisce il nuovo vicino?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30448/2025, ha chiarito la natura di illecito permanente dell’occupazione abusiva di un fondo confinante. Il caso riguardava una sopraelevazione che invadeva la proprietà vicina per 20 cm. La Corte ha stabilito che il diritto al risarcimento del danno spetta al proprietario attuale del fondo danneggiato, anche se l’abuso è stato commesso prima del suo acquisto, poiché la lesione del diritto di proprietà perdura nel tempo. È stato respinto il ricorso che mirava a un riesame dei fatti, confermando che la valutazione delle prove è di competenza esclusiva dei giudici di merito.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Illecito Permanente e Diritto al Risarcimento: la Cassazione sul Nuovo Proprietario

Quando un abuso edilizio sconfina nella proprietà del vicino, si configura un illecito permanente. Ma cosa succede se il vicino danneggiato vende la sua proprietà? Chi ha diritto a chiedere il risarcimento: il vecchio proprietario o il nuovo? Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il diritto al risarcimento spetta a chi subisce il danno nel momento in cui questo perdura, e quindi al nuovo proprietario.

I Fatti del Caso: una Costruzione Oltre il Confine

La vicenda trae origine da una controversia tra due proprietari confinanti. Un’impresa edile, dopo aver acquistato un terreno, citava in giudizio la vicina, accusandola di aver occupato abusivamente una porzione della sua proprietà durante i lavori di sopraelevazione del proprio edificio.

Secondo l’impresa, la costruzione della vicina si estendeva per circa 20 centimetri oltre la linea di confine, per tutta la sua lunghezza. Questa invasione non solo rappresentava un’occupazione illegittima di suolo, ma pregiudicava anche le facoltà edificatorie dell’impresa, riducendo la volumetria realizzabile sul suo fondo per circa 14 metri cubi. Di conseguenza, l’impresa chiedeva un risarcimento di oltre 12.000 euro.

La proprietaria confinante si difendeva sostenendo di aver agito correttamente. Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda dell’impresa.

L’Esito del Giudizio d’Appello

La Corte d’Appello ribaltava la decisione di primo grado, accogliendo le ragioni dell’impresa edile. I giudici di secondo grado hanno chiarito che l’oggetto della causa era il risarcimento per il pregiudizio alle facoltà edificatorie, causato da un’occupazione abusiva di una parte della proprietà altrui.

La Corte ha qualificato l’abuso come un illecito permanente, sottolineando che la legittimazione a chiedere il risarcimento appartiene al titolare del diritto leso. Poiché l’occupazione continuava a sussistere anche dopo l’acquisto del terreno da parte dell’impresa, quest’ultima era pienamente legittimata ad agire. La costruzione originale risaliva al 2003, ma l’acquisto dell’impresa era del 2011 e la richiesta di accertamento tecnico preventivo del 2013: questi dati temporali non inficiavano il diritto dell’acquirente, proprio in virtù della natura permanente della lesione.

Le Motivazioni della Cassazione: Natura dell’Illecito Permanente e Limiti del Giudizio di Legittimità

La proprietaria soccombente ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su dieci motivi. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la sentenza d’appello.

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta qualificazione dell’illecito. La Cassazione ha ribadito che l’illecito posto in essere dalla ricorrente è a carattere permanente. Ciò significa che la condotta dannosa non si esaurisce con la realizzazione della costruzione, ma perdura nel tempo finché l’occupazione abusiva non viene rimossa. Di conseguenza, il diritto al risarcimento sorge e si rinnova continuamente in capo a chi è proprietario del bene durante il periodo in cui la lesione persiste. Legittimato a proporre l’azione non è solo chi era proprietario al momento della costruzione, ma anche l’acquirente successivo.

La Corte ha inoltre respinto tutti i motivi con cui la ricorrente cercava di ottenere un riesame nel merito della vicenda. I giudici hanno ricordato che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. La Corte non può rivalutare le prove o sostituire il proprio apprezzamento dei fatti a quello compiuto dal giudice di merito (la cosiddetta quaestio facti). La valutazione delle risultanze della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), l’interpretazione dei titoli di proprietà per determinare il confine e la quantificazione del danno sono attività riservate ai giudici di primo e secondo grado. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente, basata sulle prove acquisite, la decisione non era sindacabile in sede di legittimità.

Infine, è stata respinta anche la censura relativa a un presunto giudicato interno sulla carenza di prova del danno. La Cassazione ha chiarito che la questione del danno era stata specificamente riproposta in appello dall’impresa edile, impedendo così la formazione di qualsiasi giudicato sul punto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti conferme su due fronti. In primo luogo, consolida l’orientamento secondo cui l’occupazione di un fondo altrui mediante costruzione costituisce un illecito permanente. L’implicazione pratica è fondamentale: chi acquista un immobile danneggiato da un’invasione preesistente ha pieno diritto di agire per ottenere la cessazione dell’abuso e il risarcimento del danno subito dal momento del suo acquisto.

In secondo luogo, la decisione riafferma con forza i limiti del sindacato della Corte di Cassazione, che non può trasformarsi in un’ulteriore istanza per la revisione dei fatti di causa. Le parti devono essere consapevoli che le valutazioni probatorie e fattuali, se adeguatamente motivate, si cristallizzano nei gradi di merito. La reiezione del ricorso, accompagnata dalla condanna al pagamento di ulteriori somme a favore della controparte e della Cassa delle Ammende, serve da monito contro i ricorsi che tentano surrettiziamente di ottenere un nuovo esame del merito.

Chi ha diritto al risarcimento per un’occupazione abusiva di un terreno se la proprietà viene venduta dopo l’abuso?
Il diritto al risarcimento spetta al proprietario attuale del fondo danneggiato. Poiché l’occupazione tramite una costruzione è un illecito permanente, la lesione del diritto di proprietà continua nel tempo, e chiunque sia titolare del bene durante tale periodo è legittimato a chiedere il risarcimento.

Un’occupazione di suolo altrui tramite una costruzione è considerata un illecito istantaneo o permanente?
È considerata un illecito a carattere permanente. La condotta dannosa non si esaurisce con la fine della costruzione, ma perdura finché l’opera abusiva insiste sulla proprietà altrui, continuando a ledere il diritto del proprietario.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come la posizione di un confine stabilita da un perito (CTU), in un ricorso?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove né la ricostruzione dei fatti (la cosiddetta quaestio facti). Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto da parte dei giudici di merito, non condurre un nuovo processo per rivalutare le prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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