Il recesso del socio nelle società per azioni: natura giuridica ed effetti secondo la Cassazione
La Cassazione civile, Sezione I, con sentenza n. 15087 del 5 giugno 2025, ha fornito un importante chiarimento sulla natura giuridica del recesso del socio dalle società per azioni e sui suoi effetti, risolvendo definitivamente una questione che aveva generato orientamenti contrastanti nella giurisprudenza di merito.
La questione sottoposta alla Suprema Corte
Il caso traeva origine da una vicenda societaria complessa in cui ***, tramite la fiduciaria *** s.r.l., aveva esercitato il recesso dalla società *** s.p.a. in seguito all’approvazione di modifiche statutarie relative alla devoluzione delle controversie societarie agli arbitri e al diritto di partecipazione dei soci. Successivamente, l’assemblea dei soci aveva revocato le modifiche statutarie che avevano legittimato il recesso, determinando una complessa questione sulla legittimazione del socio receduto a impugnare tale delibera di revoca.
La Corte di appello di Ancona aveva escluso la legittimazione di *** a impugnare la delibera del 26 settembre 2006 con cui erano state revocate le modifiche statutarie, ritenendo che il recesso esercitato il 17 luglio 2006 avesse comportato la perdita dello status di socio e, conseguentemente, della legittimazione processuale.
Il principio di diritto affermato dalla Cassazione
La Suprema Corte ha chiarito definitivamente che il recesso del socio da società per azioni costituisce un negozio giuridico unilaterale recettizio che produce i suoi effetti nel momento in cui la dichiarazione viene portata a conoscenza della società, determinando la perdita immediata dello status socii e di tutti i diritti patrimoniali e corporativi ad esso connessi, indipendentemente dalla successiva liquidazione della quota.
Questo principio trova il suo fondamento normativo nell’articolo 2437-bis, comma 3, del codice civile, che prevede: “Il recesso non può essere esercitato e, se già esercitato, è privo di efficacia, se, entro novanta giorni, la società revoca la delibera che lo legittima ovvero se è deliberato lo scioglimento della società”.
L’interpretazione sistematica della norma
La Corte ha sottolineato come la formulazione della norma presupponga necessariamente che il recesso sia ab origine produttivo di effetti giuridici. Se il recesso fosse “privo di efficacia” solo in caso di revoca della delibera o di scioglimento della società, ciò significa che esso è da principio efficace. La delibera di revoca o di scioglimento opera quindi quale condizione risolutiva degli effetti già prodottisi e non quale mancato avveramento di una condizione sospensiva.
Come evidenziato dalla Cassazione, la tesi che ricostruisce il recesso come fattispecie complessa a formazione progressiva che si esaurisce con la liquidazione e il rimborso della quota non trova fondamento normativo, risultando incompatibile con il dato letterale dell’articolo 2437-ter, comma 1, del codice civile, che distingue chiaramente tra recesso e liquidazione delle azioni stabilendo che “il socio ha diritto alla liquidazione delle azioni per le quali esercita il recesso”.
Gli effetti immediati del recesso
La comunicazione del recesso determina un vero e proprio spossessamento delle azioni, che pur rimanendo nella formale titolarità del socio receduto, non possono essere oggetto di esercizio dei diritti corporativi e patrimoniali né di disposizione. Come previsto dall’articolo 2437-bis, secondo comma, del codice civile, le azioni per le quali è stato esercitato il diritto di recesso non possono essere cedute e devono essere depositate presso la sede sociale.
Questo “congelamento” di tutti i diritti del socio receduto, partecipativi e patrimoniali, diversi da quello alla liquidazione delle azioni, trova ulteriore conferma nella circostanza che sono gli amministratori, nell’ambito del procedimento di liquidazione disciplinato dall’articolo 2437-quater del codice civile, a collocare le azioni presso altri soci o terzi.
La ratio della disciplina
La configurazione normativa del recesso dalla società per azioni come dichiarazione negoziale produttiva di effetti immediati obbedisce, secondo la Cassazione, a una precisa ratio: quella di neutralizzare i possibili inconvenienti pratici derivanti dalla partecipazione alle dinamiche sociali di un soggetto che ha mostrato di non voler più far parte della società.
Il legislatore, posto dinanzi all’opzione se tutelare il socio receduto riconoscendogli l’esercizio dei diritti sociali fino alla liquidazione del suo credito, ovvero tutelare la società escludendo dall’esercizio dei diritti sociali il socio che abbia manifestato l’intento di lasciare la società, ha scelto sostanzialmente la seconda soluzione, pervenendo alla composizione degli interessi attraverso gli strumenti che consentono all’ex socio di tutelare il suo credito.
Il riacquisto della qualità di socio
Il socio receduto perde tutti i diritti legati alla condizione di socio, che riacquista con effetto retroattivo (ex tunc) esclusivamente in caso di deliberazione di revoca o di scioglimento entro il termine di novanta giorni previsto dalla legge. In tal caso, il socio che ha visto revocata la delibera che ha giustificato l’esercizio del suo recesso riacquista la piena legittimazione a impugnare tale deliberazione ai sensi degli articoli 2377 e 2378 del codice civile, nonché le altre delibere adottate successivamente al proprio recesso.
La tutela del socio reintegrato
La ricostruzione operata dalla Cassazione non priva il socio receduto di protezione giuridica a fronte dell’adozione di delibere sociali che possano pregiudicarlo. Proprio in ragione della revoca del recesso, chi si era avvalso dell’exit potrà far valere i diritti che gli competono in ragione della ricostituita qualità di socio.
Particolarmente significativa è l’applicazione dell’articolo 2935 del codice civile per la sospensione dei termini di decadenza durante il periodo di impossibilità giuridica di esercizio del diritto. Il termine per l’impugnazione dovrà infatti farsi decorrere dal momento in cui il socio è stato reintegrato nella qualità di socio, evitando il rischio della materiale dissoluzione di un diritto in cui il socio stesso è stato reintegrato.
Analogamente, nell’ipotesi in cui la società abbia, dopo il recesso, deliberato un aumento di capitale, dovrà reputarsi che il receduto, riacquistata ex tunc la qualità di socio, abbia il diritto di ricevere in opzione le azioni di nuova emissione ai sensi dell’articolo 2441, comma 1, del codice civile, con esclusione che il termine per l’esercizio del diritto possa essersi consumato nel periodo in cui il socio non aveva la possibilità giuridica di avvalersene.
Le implicazioni processuali
Sul piano processuale, la Cassazione ha chiarito che nel giudizio di legittimità non trova applicazione l’articolo 2378, comma 2, del codice civile quando il socio che ha impugnato la delibera sociale perde la qualità di socio per cessione delle azioni successiva alla proposizione del ricorso per cassazione. Il meccanismo di salvaguardia previsto dalla norma, che consente la prosecuzione del giudizio con la partecipazione del successore a titolo particolare, non può infatti dispiegare la propria funzionalità in sede di cassazione per l’inammissibilità dell’intervento di terzi non partecipanti alle pregresse fasi di merito.
Conclusioni
La sentenza della Cassazione rappresenta un importante punto di approdo nella definizione della natura e degli effetti del recesso societario, fornendo certezza giuridica su una questione che aveva generato orientamenti contrastanti. Il principio affermato dalla Suprema Corte, secondo cui il recesso produce effetti immediati con la perdita dello status di socio salvo il riacquisto ex tunc in caso di revoca della delibera legittimante, appare coerente con la ratio della disciplina codicistica e con l’esigenza di tutelare tanto gli interessi del socio receduto quanto quelli della società e degli altri soci.
La decisione conferma l’orientamento consolidato che qualifica il recesso come negozio unilaterale recettizio, in linea con il principio generale dell’articolo 1373 del codice civile, e fornisce una lettura sistematica della disciplina del recesso nelle società per azioni che tiene conto delle specificità della materia societaria e delle esigenze di tutela di tutti i soggetti coinvolti.
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?
Prenota un appuntamento.
La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.
Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.
Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.
Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.