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Gravi difetti: quando un vizio è risarcibile? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che non tutti i vizi di costruzione rientrano nella categoria dei “gravi difetti” secondo l’art. 1669 c.c. Nel caso specifico di macchie di umidità causate da una cappa da cucina difettosa, la Corte ha confermato la decisione d’appello, negando il risarcimento. Si è chiarito che, per essere considerati gravi, i difetti, anche se relativi a elementi accessori, devono compromettere in modo apprezzabile la funzionalità e il godimento dell’immobile, cosa non avvenuta in questa fattispecie. È stata inoltre esclusa l’applicabilità della tutela risarcitoria generale dell’art. 2043 c.c., poiché le tutele specifiche per i vizi della cosa venduta prevalgono.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Gravi Difetti: Non Tutti i Vizi di Costruzione Danno Diritto al Risarcimento

L’acquisto di un immobile rappresenta un passo importante, ma cosa succede quando emergono difetti di costruzione? La legge tutela l’acquirente, ma è fondamentale distinguere tra un semplice vizio e i cosiddetti gravi difetti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su questa distinzione, analizzando un caso relativo a macchie di umidità in cucina. Vediamo insieme i dettagli della vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

Due acquirenti citavano in giudizio la società costruttrice e venditrice del loro appartamento a causa della presenza di macchie di umidità e ristagni d’acqua sulla parete della cucina. Il problema era stato individuato nella mancata realizzazione di una vaschetta di raccolta della condensa per la canna fumaria della cappa, che avrebbe dovuto essere collegata allo scarico del lavello. Chiedevano quindi un risarcimento del danno.

L’Iter Giudiziario: Dal Giudice di Pace alla Cassazione

In primo grado, il Giudice di Pace dava ragione agli acquirenti, riconoscendo l’esistenza del vizio costruttivo e condannando la società a un risarcimento di circa 1.800 euro, oltre IVA.

La società costruttrice, tuttavia, impugnava la decisione. Il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, ribaltava completamente la sentenza. Secondo il Tribunale, il difetto, pur esistente, non era tale da poter essere qualificato come “grave difetto” ai sensi dell’articolo 1669 del Codice Civile. Il vizio, infatti, riguardava un elemento accessorio (la cappa) e non comprometteva in modo apprezzabile né la funzionalità della cucina né il godimento generale dell’immobile. Le macchie erano di estensione limitata e il problema era di modesta entità. Di conseguenza, la domanda risarcitoria veniva rigettata.

Gli acquirenti, non soddisfatti, proponevano ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, una errata interpretazione della nozione di gravi difetti.

La Valutazione dei Gravi Difetti secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso degli acquirenti, confermando la sentenza d’appello. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: rientrano nella nozione di gravi difetti ex art. 1669 c.c. anche i vizi che riguardano elementi secondari e accessori dell’opera (come impermeabilizzazioni, rivestimenti, infissi), ma solo a una condizione: che tali vizi siano in grado di compromettere la funzionalità globale e la normale utilizzazione del bene.

Nel caso di specie, la valutazione compiuta dal Tribunale era stata corretta. Il giudice di merito aveva accertato, sulla base delle prove e della consulenza tecnica, che il difetto (macchia di umidità circoscritta) non menomava in modo apprezzabile il godimento del bene. Questa valutazione, essendo un apprezzamento di fatto e motivata in modo logico, non è sindacabile in sede di legittimità.

L’Esclusione della Responsabilità Extracontrattuale

Un altro punto interessante toccato dalla Corte riguarda il tentativo degli acquirenti di ottenere un risarcimento basandosi sull’articolo 2043 c.c. (responsabilità per fatto illecito), una volta esclusa l’applicabilità dell’art. 1669 c.c.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto ai ricorrenti. I giudici hanno spiegato che la tutela generale dell’art. 2043 c.c. può essere invocata solo quando non sussistono i presupposti per l’applicazione delle norme speciali, come quelle sulla garanzia per vizi nella compravendita o nell’appalto. Utilizzare l’azione di responsabilità extracontrattuale per aggirare i termini di decadenza e prescrizione previsti dalle tutele specifiche non è ammissibile. Poiché il danno lamentato era una diretta conseguenza di un difetto intrinseco del bene venduto, la questione doveva rimanere nell’ambito delle tutele contrattuali.

Le motivazioni

La decisione della Corte si fonda sulla distinzione tra la valutazione giuridica della norma e l’apprezzamento dei fatti. La qualificazione di un vizio come “grave difetto” richiede un’analisi caso per caso, che spetta al giudice di merito. La Cassazione interviene solo se tale valutazione è viziata da errori logici o giuridici, cosa che non è avvenuta. Il Tribunale aveva correttamente applicato il principio secondo cui la gravità del difetto va misurata in base al suo impatto sulla funzionalità complessiva dell’immobile. Un difetto estetico o localizzato a un singolo accessorio, che non impedisce l’uso del bene, non integra la fattispecie dei gravi difetti che attivano la garanzia decennale del costruttore. Inoltre, la Corte ha voluto ribadire il principio di specialità, secondo cui le norme specifiche (come quelle sulla garanzia) prevalgono sulla clausola generale di responsabilità (art. 2043 c.c.), impedendo che quest’ultima venga usata come un’ancora di salvezza per eludere i requisiti delle prime.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per gli acquirenti di immobili: non ogni imperfezione costruttiva costituisce un “grave difetto” risarcibile ai sensi dell’art. 1669 c.c. È necessario che il vizio incida in maniera sensibile e negativa sull’utilizzo del bene. La decisione sottolinea l’importanza di una corretta qualificazione giuridica della domanda sin dall’inizio e chiarisce i confini tra le diverse forme di tutela a disposizione del compratore, ribadendo che le garanzie contrattuali specifiche rappresentano la via maestra per far valere le proprie ragioni in caso di vizi della cosa acquistata.

Un difetto a un elemento accessorio di un immobile, come una cappa da cucina, può essere considerato un ‘grave difetto’ ai sensi dell’art. 1669 c.c.?
Sì, può esserlo, ma solo a condizione che il difetto comprometta la funzionalità globale e la normale utilizzazione del bene. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che una macchia di umidità di limitata estensione non raggiungesse tale soglia di gravità.

È possibile chiedere un risarcimento per responsabilità extracontrattuale (art. 2043 c.c.) per un difetto di costruzione se non si rientra nella garanzia decennale?
No, la Corte ha chiarito che l’azione generale di responsabilità ex art. 2043 c.c. non può essere utilizzata come espediente per eludere i termini e le condizioni delle tutele specifiche previste per i vizi contrattuali. Quando il danno è una conseguenza diretta di un difetto della cosa, si deve rimanere nell’ambito delle garanzie contrattuali.

Una trattativa per risolvere bonariamente una controversia su un difetto costituisce un riconoscimento del vizio che crea una nuova obbligazione?
No, la Corte ha stabilito che le trattative, le proposte e le concessioni fatte a scopo transattivo, se non portano a un accordo, non costituiscono un riconoscimento del diritto altrui e non fanno sorgere una nuova e autonoma obbligazione svincolata dai termini di prescrizione originari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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