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Gravi difetti costruzione: quando risponde il venditore

Una società immobiliare viene citata in giudizio dagli acquirenti per gravi difetti di costruzione, quali infiltrazioni, e per la mancata consegna del certificato di agibilità. La Corte di Cassazione conferma la condanna della società, ribadendo che le infiltrazioni costituiscono un grave difetto e che l’eccezione di decadenza dalla garanzia, sollevata tardivamente, è inammissibile. La sentenza sottolinea l’applicabilità dell’art. 1669 c.c. anche al venditore-costruttore.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Gravi difetti di costruzione: la responsabilità del venditore e i termini per agire

L’acquisto di un immobile nuovo dovrebbe essere un momento di gioia, ma può trasformarsi in un incubo se emergono vizi costruttivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico di gravi difetti costruzione, chiarendo la responsabilità del venditore-costruttore e l’importanza del rispetto dei termini processuali per far valere le proprie difese. La vicenda riguarda infiltrazioni d’acqua e la mancata consegna del certificato di agibilità, problemi che hanno portato gli acquirenti a citare in giudizio la società costruttrice.

I Fatti di Causa: Un Acquisto con Sorpresa

Due acquirenti, dopo aver comprato un appartamento di nuova costruzione da una società immobiliare, riscontravano seri problemi: infiltrazioni d’acqua in diversi vani e l’assenza del certificato di agibilità. Di fronte a questi inconvenienti, decidevano di agire legalmente per ottenere il risarcimento dei danni, il rimborso dei costi di eliminazione dei vizi e la restituzione di una somma per il deprezzamento dell’immobile.

Il Tribunale di primo grado accoglieva le loro richieste, applicando l’articolo 1669 del codice civile, che disciplina la responsabilità decennale dell’appaltatore per rovina e difetti di immobili. La società veniva condannata a pagare somme considerevoli sia per le riparazioni sia per il danno derivante dalla mancanza del certificato.

Il Percorso Giudiziario e i motivi del ricorso

La società immobiliare decideva di appellare la sentenza, ma la Corte d’Appello confermava la decisione di primo grado. I giudici di secondo grado ribadivano che la garanzia per gravi difetti costruzione si applica anche al venditore che è al contempo costruttore e che le infiltrazioni d’acqua rientrano a pieno titolo in questa categoria, in quanto pregiudicano la funzionalità dell’immobile. Un punto cruciale della sentenza d’appello era aver dichiarato inammissibili le eccezioni di decadenza e prescrizione sollevate dalla società, poiché presentate tardivamente, solo in fase di comparsa conclusionale.

Non soddisfatta, la società ricorreva in Cassazione, basando il suo appello su quattro motivi principali:
1. Errata applicazione dell’art. 1669 c.c., sostenendo che i vizi non fossero così gravi da compromettere l’uso dell’immobile.
2. Violazione dell’art. 1490 c.c., affermando che la controversia doveva essere inquadrata come una normale compravendita, con termini di decadenza molto più brevi.
3. Errata valutazione sulla mancata consegna del certificato di agibilità.
4. Critiche all’attendibilità della consulenza tecnica d’ufficio (CTU).

L’analisi della Cassazione sui gravi difetti di costruzione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze dei gradi precedenti. In primo luogo, ha riaffermato un principio consolidato: le infiltrazioni d’acqua, incidendo sulla funzionalità e sul godimento dell’opera, rientrano tra i gravi difetti costruzione coperti dalla garanzia decennale dell’art. 1669 c.c. Questo vale anche quando i difetti sono eliminabili con interventi di manutenzione.

La questione procedurale: la tardività delle eccezioni

Il punto focale della decisione, tuttavia, è di natura procedurale. La Cassazione ha ritenuto inammissibile il secondo motivo di ricorso, non perché la distinzione tra art. 1669 e art. 1490 c.c. fosse irrilevante in astratto, ma perché la ratio decidendi della Corte d’Appello si fondava su un altro presupposto: la tardività dell’eccezione. La società costruttrice aveva sollevato la questione della decadenza solo nelle comparse conclusionali, ovvero l’ultimo atto scritto prima della decisione. Secondo la Corte, le eccezioni in senso stretto, come quella di decadenza, devono essere formulate nei tempi e nei modi previsti dal codice di procedura civile per la definizione del thema decidendum (l’oggetto del giudizio). Farlo in extremis viola il principio del contraddittorio e le preclusioni processuali. Pertanto, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto inammissibile l’eccezione, rendendo superfluo stabilire quale articolo (1669 o 1490 c.c.) fosse applicabile.

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte sono ancorate a due pilastri: uno sostanziale e uno procedurale. Sul piano sostanziale, viene confermato l’orientamento giurisprudenziale estensivo sulla nozione di gravi difetti, che include qualsiasi alterazione che pregiudichi in modo apprezzabile il normale godimento del bene. Sul piano procedurale, la Corte ha sottolineato con forza il principio secondo cui il processo ha delle regole e delle scadenze precise che non possono essere ignorate. Le eccezioni che non possono essere rilevate d’ufficio dal giudice, come la decadenza, devono essere sollevate dalla parte interessata nei termini perentori stabiliti, a pena di inammissibilità. La decisione di rigettare il ricorso si fonda quindi sulla corretta applicazione di questi principi da parte dei giudici di merito, i quali avevano giustamente sanzionato la condotta processuale tardiva della società ricorrente. In definitiva, il tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti e le valutazioni probatorie è stato respinto, in quanto estraneo al ruolo della Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Per gli acquirenti di immobili, rafforza la tutela in caso di vizi costruttivi significativi, confermando che anche problemi come le infiltrazioni persistenti possono attivare la garanzia decennale del costruttore-venditore. Per le imprese edili e i venditori, invece, emerge un monito fondamentale sull’importanza della strategia processuale: ogni difesa, inclusa l’eccezione di decadenza, deve essere tempestivamente e ritualmente proposta nel corso del giudizio. Attendere le fasi finali per sollevare questioni cruciali si traduce in una difesa inefficace e, come in questo caso, nella conferma della propria soccombenza.

Le infiltrazioni d’acqua in un immobile nuovo sono considerate gravi difetti di costruzione?
Sì, la Corte di Cassazione conferma il principio consolidato secondo cui le infiltrazioni d’acqua rientrano tra i gravi difetti previsti dall’art. 1669 c.c., poiché incidono sulla funzionalità dell’opera e ne menomano il godimento, anche se non compromettono la stabilità strutturale dell’edificio.

È possibile per il venditore eccepire la decadenza dalla garanzia per vizi solo nelle fasi finali del processo?
No. La sentenza chiarisce che le eccezioni non rilevabili d’ufficio, come quella di decadenza, devono essere sollevate nei termini processuali previsti per le difese di merito. Proporle per la prima volta nelle comparse conclusionali è tardivo e, di conseguenza, l’eccezione verrà dichiarata inammissibile.

La garanzia per gravi difetti si applica solo all’appaltatore o anche a chi vende l’immobile che ha costruito?
La decisione riafferma che la garanzia decennale per gravi difetti di costruzione, prevista dall’art. 1669 c.c., è applicabile non solo all’appaltatore, ma anche al venditore che sia stato anche il costruttore dell’immobile, in virtù della sua diretta responsabilità nella realizzazione dell’opera.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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