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Giurisdizione usi civici: la competenza del Commissario

In una controversia su terreni soggetti a usi civici, un Comune ha impugnato un atto regionale di ricognizione catastale. La Corte di Cassazione, con ordinanza del 4 gennaio 2024, ha stabilito che la giurisdizione usi civici spetta in via esclusiva al Commissario specializzato, e non al giudice amministrativo. La decisione si fonda sul principio che ogni questione, anche se presentata come vizio di un atto, che incide sulla natura pubblica dei terreni (‘qualitas soli’), rientra nella competenza del Commissario.

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Giurisdizione Usi Civici: La Cassazione Conferma la Competenza Esclusiva del Commissario

Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di giurisdizione usi civici: la competenza a decidere tali controversie spetta al Commissario per la liquidazione degli usi civici, anche quando l’oggetto del contendere è un atto amministrativo. Questa pronuncia chiarisce i confini tra la giurisdizione del giudice amministrativo e quella del magistrato specializzato, ponendo al centro la natura sostanziale della questione.

I Fatti del Caso: Una Complessa Vicenda di Terre e Diritti Collettivi

La vicenda trae origine da una storica sentenza del 1990 emessa dal Commissario per gli Usi Civici. Tale decisione aveva classificato diverse tenute, dichiarandone alcune di natura demaniale e altre private ma gravate da diritti di uso civico. La stessa sentenza incaricava la Regione di procedere all’accertamento dei dati catastali delle aree interessate.

Dopo una prima ricognizione, la Regione ha affidato un nuovo incarico a un perito per aggiornare i dati. L’esito di questa perizia è stato poi recepito in una delibera regionale che ne dichiarava l’esecutività. Contro questo atto amministrativo, un Comune ha proposto ricorso dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.), sollevando tre motivi di illegittimità: la presunta mancanza dei requisiti del perito, un suo potenziale conflitto di interessi e l’errata valutazione delle opposizioni presentate da alcuni soggetti interessati.

Nel corso del giudizio amministrativo, un Ente Agrario, parte in causa, ha sollevato la questione di giurisdizione, sostenendo che la competenza non fosse del T.A.R. ma del Commissario per gli usi civici. La questione è così giunta all’esame delle Sezioni Unite della Cassazione.

La Questione sulla Giurisdizione Usi Civici

Il cuore del problema era stabilire se la contestazione di un atto amministrativo, basata su vizi formali e procedurali, potesse radicare la competenza del giudice amministrativo, oppure se la natura intrinseca della materia – gli usi civici e la qualificazione dei terreni – attraesse inevitabilmente la causa nella sfera di competenza del Commissario specializzato.

Il Comune sosteneva la prima tesi, affermando di non contestare la natura dei terreni (qualitas soli), ma solo le modalità con cui l’amministrazione aveva esercitato il suo potere. Al contrario, l’Ente Agrario e la Regione ritenevano che, al di là della forma, l’impugnazione mirasse a incidere sulla sostanza dei diritti di uso civico, materia riservata per legge al Commissario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi dell’Ente Agrario, dichiarando la giurisdizione del Commissario per la liquidazione degli usi civici. Le Sezioni Unite hanno ribadito il loro orientamento consolidato, secondo cui rientrano nella giurisdizione del Commissario tutte le controversie che riguardano l’accertamento dell’esistenza, della natura e dell’estensione dei diritti di uso civico. Questo include, come antecedente logico, la determinazione della qualità demaniale del suolo.

Il principio chiave è che la giurisdizione del giudice amministrativo deve essere esclusa ogni volta che le questioni sollevate, pur relative a vizi dell’atto, attengono direttamente alla valutazione della demanialità dei terreni o richiedono un previo accertamento di tale qualità. Nel caso di specie, l’impugnazione del Comune, sebbene formalmente diretta contro l’atto regionale, mirava a impedire il consolidarsi degli effetti di una ricognizione catastale che definiva la natura pubblica di quelle terre. L’elemento controverso e il presupposto della causa, hanno concluso i giudici, è pur sempre la qualitas soli delle particelle interessate. Pertanto, la controversia appartiene alla cognizione del giudice specializzato in materia di usi civici.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza consolida un importante principio processuale: la giurisdizione in materia di usi civici è fortemente attrattiva e prevale su quella amministrativa quando il nucleo della disputa tocca la natura giuridica dei beni. Per gli operatori del diritto e per le amministrazioni, ciò significa che qualsiasi tentativo di contestare atti amministrativi connessi agli usi civici davanti al T.A.R. è destinato a scontrarsi con un’eccezione di difetto di giurisdizione se, in sostanza, la lite implica un accertamento sulla natura demaniale o civica dei terreni. La sede corretta per tali dispute rimane quella, specializzata e storica, del Commissario per la liquidazione degli usi civici, il quale ha anche il potere di disapplicare gli atti amministrativi ritenuti illegittimi.

Chi ha la giurisdizione per decidere le controversie in materia di usi civici?
La giurisdizione spetta al Commissario per la liquidazione degli usi civici. Questa competenza si estende a tutte le questioni relative all’esistenza, natura ed estensione di tali diritti, inclusa la determinazione della qualità demaniale dei terreni.

È possibile impugnare un atto amministrativo relativo agli usi civici davanti al giudice amministrativo (T.A.R.)?
No, se la questione sollevata, anche se presentata come un vizio dell’atto (es. incompetenza, violazione di legge), riguarda direttamente la valutazione della natura dei terreni (qualitas soli) o richiede un accertamento su di essa. In questi casi, la giurisdizione è del Commissario.

Cosa si intende per ‘qualitas soli’ e perché è determinante per la giurisdizione?
‘Qualitas soli’ è un’espressione latina che indica la natura giuridica del suolo (se è demaniale, privato, soggetto a usi civici, ecc.). È determinante perché la legge affida l’accertamento di questa qualità alla competenza esclusiva del Commissario per gli usi civici, attraendo nella sua giurisdizione ogni controversia che la riguardi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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