LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisdizione spese legali: a chi spetta decidere?

La Corte di Cassazione stabilisce che la giurisdizione sulle spese legali relative al patrocinio a spese dello Stato spetta sempre al giudice ordinario, anche se il procedimento principale si è svolto davanti al giudice amministrativo. Un avvocato aveva contestato un decreto di liquidazione emesso dal TAR, ma il Tribunale civile aveva erroneamente declinato la propria giurisdizione. La Suprema Corte ha cassato la decisione, affermando che il diritto al compenso è un diritto soggettivo e, come tale, deve essere tutelato in sede civile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Spese Legali: La Cassazione Chiarisce a Chi Spetta Decidere

La questione della giurisdizione sulle spese legali, specialmente quando si tratta di patrocinio a spese dello Stato, rappresenta un tema cruciale per ogni avvocato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la competenza a decidere sulle opposizioni ai decreti di pagamento spetta sempre al giudice ordinario, anche se la causa originaria si è svolta in ambito amministrativo. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un avvocato aveva assistito un cliente ammesso al patrocinio a spese dello Stato in un giudizio dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). Al termine della causa, il TAR emetteva un decreto di liquidazione del compenso. Ritenendo errata tale liquidazione, il legale proponeva opposizione davanti al Tribunale civile, chiedendo l’accertamento del proprio diritto a una corretta liquidazione.

Il Tribunale civile, tuttavia, dichiarava la domanda improcedibile per difetto di giurisdizione. Secondo il giudice di primo grado, la controversia, originata da un provvedimento di un organo giurisdizionale amministrativo, non poteva essere decisa da un giudice ordinario. Contro questa decisione, l’avvocato proponeva ricorso per cassazione, sollevando la questione di giurisdizione.

La Questione sulla Giurisdizione delle Spese Legali

Il cuore della controversia risiedeva nel determinare quale giudice avesse il potere di decidere sull’impugnazione di un decreto di liquidazione emesso dal TAR. Il ricorrente sosteneva che il suo diritto al compenso costituisce un diritto soggettivo, la cui tutela è riservata per natura alla giurisdizione ordinaria. Contestava quindi la decisione del Tribunale, che aveva di fatto creato una barriera processuale, negando la possibilità di contestare efficacemente il decreto di pagamento.

Il ricorso si basava sulla violazione delle norme che regolano la ripartizione della giurisdizione e la procedura di opposizione ai decreti di pagamento delle spese di giustizia (art. 15 del D.Lgs. 150/2011), evidenziando come tale normativa non preveda alcuna eccezione a favore del giudice amministrativo.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Richiamando consolidati orientamenti delle Sezioni Unite, la Corte ha affermato che il diritto dell’avvocato al compenso per l’attività prestata in regime di patrocinio a spese dello Stato è un diritto soggettivo pieno. Non è degradabile a mero interesse legittimo, anche se il procedimento principale si è svolto davanti al giudice amministrativo.

Di conseguenza, la tutela di tale diritto rientra nella giurisdizione del giudice ordinario. La normativa sull’opposizione al decreto di pagamento (art. 15, D.Lgs. 150/2011) è una norma sulla competenza interna al giudice ordinario, e non istituisce una giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo in materia. Sostenere il contrario, secondo la Corte, comporterebbe una diminuzione di tutela per il professionista, in contrasto con i principi costituzionali (art. 111 Cost.). La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa al Tribunale civile in diversa composizione, che dovrà decidere nel merito la controversia.

Le conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio di certezza fondamentale per gli avvocati. Qualsiasi controversia relativa alla liquidazione dei compensi per il patrocinio a spese dello Stato, indipendentemente dal giudice che ha emesso il provvedimento (ordinario, amministrativo, tributario), deve essere promossa davanti al giudice ordinario. La decisione riafferma la natura di diritto soggettivo del credito professionale dell’avvocato, garantendo un’unica e chiara via processuale per la sua tutela. Gli avvocati sanno così con certezza che, per contestare un decreto di liquidazione ritenuto ingiusto, lo strumento è l’opposizione ex art. 702-bis c.p.c. da presentare al tribunale civile competente.

Chi è competente a decidere sull’opposizione a un decreto di liquidazione del compenso per patrocinio a spese dello Stato emesso da un giudice amministrativo?
La competenza spetta sempre al giudice ordinario. La Corte di Cassazione ha chiarito che la controversia riguarda un diritto soggettivo (il diritto al compenso), la cui tutela è riservata alla giurisdizione ordinaria, a prescindere dal giudice che ha emesso il decreto.

Perché la controversia sulla liquidazione delle spese legali rientra nella giurisdizione del giudice ordinario?
Perché il diritto al compenso dell’avvocato è qualificato come un ‘diritto soggettivo perfetto’. Non si tratta di un ‘interesse legittimo’, che rientrerebbe nella giurisdizione amministrativa. La tutela dei diritti soggettivi è materia del giudice ordinario.

Qual è lo strumento processuale corretto per opporsi a un decreto di pagamento delle spese di giustizia?
Lo strumento corretto è l’opposizione ai sensi dell’art. 15 del D.Lgs. n. 150 del 2011, che si svolge con il rito sommario di cognizione previsto dall’art. 702-bis del codice di procedura civile, da promuovere davanti al tribunale civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati