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Giurisdizione servizio idrico: chi decide sulle bollette?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13246/2024, ha chiarito la questione sulla giurisdizione del servizio idrico. Un utente ha citato in giudizio la società fornitrice per aver ricevuto acqua non potabile, chiedendo un risarcimento e la riduzione del canone. La società ha eccepito il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, sostenendo la competenza di quello amministrativo. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la controversia riguarda un rapporto contrattuale privatistico tra utente e gestore, e non le scelte discrezionali della pubblica amministrazione. Pertanto, la giurisdizione spetta al giudice ordinario.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Servizio Idrico: a chi spetta decidere?

La bolletta dell’acqua è una spesa fissa per ogni famiglia, ma cosa succede quando il servizio pagato non corrisponde a quello ricevuto? Il caso di acqua non potabile fornita agli utenti è un problema serio, che solleva importanti questioni legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale: la giurisdizione del servizio idrico, stabilendo a quale giudice spetta decidere su queste controversie. L’analisi di questa decisione è fondamentale per comprendere i diritti dei consumatori.

I Fatti del Caso

Una cittadina conveniva in giudizio la società che gestiva il servizio idrico integrato nel suo Comune. La richiesta era chiara: ottenere un risarcimento per i danni patrimoniali, biologici ed esistenziali subiti a causa della fornitura di acqua non potabile. La causa si fondava sul fatto che le concentrazioni di arsenico e fluoruri nell’acqua superavano i limiti di legge, una situazione nota e ufficialmente dichiarata dal Comune stesso. L’utente sosteneva che, a fronte del pagamento di un canone per acqua potabile, la società aveva violato i propri obblighi contrattuali e di legge.

La società fornitrice, nei vari gradi di giudizio, ha tentato di difendersi sostenendo il difetto di giurisdizione del giudice ordinario. A suo dire, la controversia non riguardava un semplice rapporto contrattuale, ma investiva scelte discrezionali della Pubblica Amministrazione (come la Regione) in materia di organizzazione del servizio e gestione delle deroghe sanitarie. Di conseguenza, la competenza sarebbe dovuta essere del giudice amministrativo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso della società fornitrice, confermando la decisione dei giudici di merito. Ha stabilito, in linea con il suo orientamento consolidato, che la giurisdizione in questo caso appartiene al giudice ordinario. I motivi di ricorso presentati dalla società, inclusi quelli relativi alla violazione di normative di settore e alla presunta responsabilità della Regione, sono stati ritenuti infondati o inammissibili.

Le Motivazioni: la Giurisdizione del Servizio Idrico e il Rapporto Contrattuale

Il cuore della decisione risiede nella distinzione fondamentale tra due tipi di controversie. La Corte ha spiegato che, per determinare la giurisdizione, non conta tanto la prospettazione delle parti, quanto il cosiddetto petitum sostanziale, ovvero l’effettiva natura della posizione giuridica fatta valere.

Nel caso in esame, la richiesta dell’utente non contestava le decisioni organizzative della Pubblica Amministrazione o la determinazione delle tariffe a livello generale. Al contrario, la controversia verteva sul corrispettivo pagato per un servizio di fornitura. Si trattava, quindi, di un rapporto contrattuale su basi paritetiche tra il gestore e il singolo utente.

La Corte ha ribadito che quando un utente contesta l’inadempimento del fornitore (in questo caso, la mancata fornitura di acqua potabile), fa valere un diritto soggettivo derivante da un contratto. Egli chiede semplicemente che il prezzo pagato sia proporzionato alla prestazione realmente ottenuta. Questo tipo di disputa, che riguarda l’esistenza (an) e l’ammontare (quantum) di un credito, rientra pienamente nella competenza del giudice ordinario.

La giurisdizione del giudice amministrativo, invece, subentra quando la contestazione investe direttamente le scelte discrezionali dell’ente pubblico relative all’organizzazione del servizio, alla fissazione delle tariffe o ad altri atti autoritativi che incidono su interessi legittimi, non su diritti soggettivi di natura contrattuale.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione rafforza un principio di tutela fondamentale per i consumatori. Stabilisce chiaramente che il rapporto tra l’utente e il gestore del servizio idrico, per quanto riguarda la fornitura e il pagamento, è un rapporto di natura privatistica. Se il servizio per cui si paga non viene erogato correttamente – come nel caso di acqua non potabile – il cittadino ha il diritto di rivolgersi al giudice ordinario per chiedere la riduzione del prezzo e il risarcimento dei danni. Questa decisione impedisce che i gestori si ‘nascondano’ dietro la complessità delle normative amministrative per sfuggire alle proprie responsabilità contrattuali dirette verso l’utente finale.

A quale giudice ci si deve rivolgere se l’acqua fornita non è potabile?
Ci si deve rivolgere al giudice ordinario. La controversia, infatti, riguarda l’inadempimento di un contratto di fornitura tra l’utente e il gestore, e non una decisione della pubblica amministrazione.

Perché la Corte ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario e non di quello amministrativo?
Perché la domanda dell’utente non contestava le scelte organizzative del servizio pubblico, ma si basava sul rapporto contrattuale privato. L’utente lamentava di aver pagato per un servizio (acqua potabile) che non ha ricevuto, facendo valere un diritto soggettivo alla corretta esecuzione del contratto.

Il gestore del servizio idrico può essere ritenuto responsabile anche se la problematica dell’acqua dipende da fattori esterni o da decisioni della Regione?
Sì, nei confronti dell’utente finale il gestore è il soggetto contrattualmente responsabile della qualità del servizio fornito. La Corte ha stabilito che le questioni relative alle responsabilità di altri enti, come la Regione, non spostano la giurisdizione quando la causa è fondata sul rapporto contrattuale tra utente e gestore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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