Ordinanza di Cassazione Civile Sez. U Num. 22099 Anno 2025
Civile Ord. Sez. U Num. 22099 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 31/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 22837/2024 R.G. proposto da:
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso lo studio dell’avvocato COGNOME NOME, che la rappresenta e difende unitamente agli avvocati COGNOME NOME, COGNOME NOME
-ricorrente- contro
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso lo studio dell’avvocato COGNOME NOME, che la rappresenta e difende
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliato in INDIRIZZO, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e difende
-controricorrenti-
RAGIONE_SOCIALE DI GARANZIA RAGIONE_SOCIALE -intimato avverso SENTENZA di CONSIGLIO DI STATO ROMA n. 5965/2024 depositata il 05/07/2024.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 10/06/2025 dal Consigliere NOME COGNOME.
Lette le conclusioni scritte del AVV_NOTAIO Procuratore Generale NOME COGNOME, il quale conclude chiedendo l”accoglimento del ricorso.
FATTI DI CAUSA
Il RAGIONE_SOCIALE (‘RAGIONE_SOCIALE‘) è uno strumento di intervento RAGIONE_SOCIALE Stato nell’economia nazionale (gestito dalla RAGIONE_SOCIALE del RAGIONE_SOCIALE – RAGIONE_SOCIALEcredito RAGIONE_SOCIALE s.p.a., sotto l’egida del RAGIONE_SOCIALE) deputato a concedere una RAGIONE_SOCIALE pubblica sulle operRAGIONE_SOCIALE di microcredito, assicurando alle RAGIONE_SOCIALE di ottenere finanziamenti senza garanzie aggiuntive.
La RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE (RAGIONE_SOCIALE), odierna ricorrente, ha presentato richiesta, in data 8 novembre 2016, al RAGIONE_SOCIALE, gestito da RAGIONE_SOCIALE ora RAGIONE_SOCIALE (RAGIONE_SOCIALE o Gestore), odierna controricorrente, per un finanziamento da erogare alla società RAGIONE_SOCIALE per un importo pari ed € 250.000,00 ed il relativo RAGIONE_SOCIALE del RAGIONE_SOCIALE, con delibera del 21 novembre 2016, ha concesso la RAGIONE_SOCIALE per un importo massimo garantito dal RAGIONE_SOCIALE stesso di € 200.000,00, pari all’80% dell’operazione di finanziamento.
L’impresa beneficiaria rimaneva inadempiente e la RAGIONE_SOCIALE provvedeva ad escutere la RAGIONE_SOCIALE prestata da RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE con richiesta di attivazione del RAGIONE_SOCIALE dell’8 maggio 2018.
A seguito dell’analisi della documentazione allegata dalla RAGIONE_SOCIALE alla richiesta di attivazione del RAGIONE_SOCIALE, RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE ha riscontrato l’esistenza di un pegno su titoli costituito dalla società finanziata in data 10 marzo 2015 e non dichiarato dalla stessa RAGIONE_SOCIALE in fase di richiesta di ammissione alla RAGIONE_SOCIALE.
Preso atto di tale circostanza, RAGIONE_SOCIALE rilevava la mancata rispondenza sostanziale dei dati risultanti dalla documentazione allegata alla richiesta di attivazione con i dati dichiarati nella richiesta di ammissione alla RAGIONE_SOCIALE. Quindi, comunicava alla RAGIONE_SOCIALE, a mezzo PEC del 27 settembre 2018, l’avvio del procedimento di inefficacia della RAGIONE_SOCIALE.
L’odierna ricorrente inviava le proprie controdeduzioni, rappresentando che la RAGIONE_SOCIALE preesistente, costituita in proprio favore della finanziata RAGIONE_SOCIALE, non riguardava il credito oggetto del finanziamento.
RAGIONE_SOCIALE, non ritenendo valide tali osservRAGIONE_SOCIALE, con comunicazione trasmessa a mezzo PEC in data 1° aprile 2019, ha comunicato la decisione del RAGIONE_SOCIALE del RAGIONE_SOCIALE di ritenere l’inefficacia della RAGIONE_SOCIALE a suo tempo concessa.
La RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE ha impugnato tale provvedimento avanti il TAR per la Lombardia.
Il TAR adito, previo riconoscimento della giurisdizione del giudice amministrativo, ha accolto il ricorso, in forza del rilievo che il provvedimento di inefficacia della RAGIONE_SOCIALE sarebbe stato emesso tardivamente, oltre il termine previsto dalla legge per l’esercizio del potere di autotutela.
Avverso tale pronuncia ha proposto appello RAGIONE_SOCIALEcredito RAGIONE_SOCIALE, contestando la sussistenza della giurisdizione del giudice amministrativo, riconosciuta dal primo giudice.
Con la sentenza n. 5965/2024, pubblicata in data 5 luglio 2024, il RAGIONE_SOCIALE di Stato, Sez. VI, ha accolto l’appello proposto dal RAGIONE_SOCIALE e, in riforma della sentenza di primo grado, ha dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice amministrativo in favore del giudice ordinario.
Contro la sentenza del RAGIONE_SOCIALE di Stato la RAGIONE_SOCIALE ha proposto ricorso, sulla base di un unico motivo, illustrato da memoria. RAGIONE_SOCIALE ha resistito con controricorso, depositando anche la memoria.
Ha resistito con controricorso anche il RAGIONE_SOCIALE e del RAGIONE_SOCIALE, in giudizio il RAGIONE_SOCIALE, costituitosi al solo fine di far dichiarare la propria estraneità alla lite.
RAGIONE_SOCIALE resta intimato. Proposta dalla Prima Presidente la definizione accelerata del ricorso, ai sensi dell’art. 380 -bis c.p.c., in ragione della manifesta infondatezza dell’impugnazione per cassazione, la causa, su tempestiva istanza della ricorrente, è stata, quindi, fissata, per la decisione in camera di consiglio.
Le parti hanno depositato memorie ai sensi dell’art. 380 -bis.1 c.p.c. Il Procuratore generale ha depositato le conclusioni scritte, chiedendo l’accoglimento del ricorso.
RAGIONI DELLA DECISIONE
1. Con un unico motivo di ricorso, proposto ai sensi dell’art. 360, 1 c.o., n. 1, c.p.c., la RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, RAGIONE_SOCIALE, censura la sentenza del RAGIONE_SOCIALE di Stato n. 5965/2024 nella parte in cui, in accoglimento del primo motivo di
ricorso in appello proposto da RAGIONE_SOCIALEcredito centrale, ha riformato la sentenza di primo grado, dichiarando la sussistenza della giurisdizione del giudice ordinario a conoscere della controversia in esame.
Il ricorso è inammissibile. In fatto è avvenuto che, concessa una RAGIONE_SOCIALE alla RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE per una operazione di finanziamento svolta dalla stessa nei confronti della società RAGIONE_SOCIALE, in sede di attivazione della RAGIONE_SOCIALE il Gestore ha appreso che la società finanziata RAGIONE_SOCIALE aveva costituito, in favore della RAGIONE_SOCIALE finanziatrice, una RAGIONE_SOCIALE reale, costituita da un pegno su titoli, non dichiarata in fase di richiesta di ammissione. La preesistente RAGIONE_SOCIALE, secondo la valutazione del Gestore, era riferibile anche ai crediti derivanti dall’operazione di finanziamento garantita dal RAGIONE_SOCIALE. È stata quindi richiamata la parte VI, paragrafo C RAGIONE_SOCIALE Disposizioni Operative, secondo cui la procedura semplificata, in concreto impiegata dalla RAGIONE_SOCIALE in sede di richiesta di ammissione alla RAGIONE_SOCIALE, avrebbe potuto essere impiegata solo ‘ nel caso di operRAGIONE_SOCIALE finanziarie non assistite da altre garanzie ‘.
In rapporto a ciò è stata ritenuta ex post l’inefficacia della RAGIONE_SOCIALE accordata dal RAGIONE_SOCIALE.
La tesi sostenuta dalla RAGIONE_SOCIALE ricorrente è che, diversamente da quanto ritenuto dalla RAGIONE_SOCIALE di Stato, la giurisdizione spetterebbe al giudice amministrativo, perché si sarebbe di fronte, non ad una questione attinente all’inadempimento del contratto, ma ad una revoca disposta per l’assenza, in capo al soggetto richiedente, di una condizione (negativa) per poter usufruire della RAGIONE_SOCIALE.
La tesi non è condivisibile.
Il Collegio ritiene di dover muovere dal consolidato indirizzo giurisprudenziale di queste Sezioni Unite (cfr. Cass., Sez. Un., 20 luglio 2011, n. 15867; Cass., Sez. Un., 13 ottobre 2011, n. 21062; Cass., Sez. Un., 25 gennaio 2013, n. 1776).
In base ad esso, il riparto di giurisdizione tra giudice ordinario e giudice amministrativo in materia di controversie riguardanti la concessione e la revoca di contributi e sovvenzioni pubbliche deve essere attuato sulla base del generale criterio fondato sulla natura della situazione soggettiva azionata.
Ne consegue che: (a) sussiste sempre la giurisdizione del giudice ordinario quando il finanziamento è riconosciuto direttamente dalla legge, mentre alla pubblica amministrazione e demandato soltanto il compito di verificare l’effettiva esistenza dei relativi presupposti senza procedere ad alcun apprezzamento discrezionale circa l’ an , il quid e il quomodo dell’erogazione; (b) qualora la controversia attenga alla fase di erogazione o di ripetizione del contributo sul presupposto di un addotto inadempimento del beneficiario alle condizioni statuite in sede di erogazione o dell’acclarato sviamento dei fondi acquisiti rispetto al programma finanziato, la giurisdizione spetta al giudice ordinario, anche se si faccia questione di atti formalmente intitolati come revoca, decadenza o risoluzione, purché essi si fondino sull’ inadempimento alle obbligRAGIONE_SOCIALE assunte di fronte alla concessione del contributo; in tal caso, infatti, il privato è titolare di un diritto soggettivo perfetto, come tale tutelabile dinanzi al giudice ordinario, attenendo la controversia alla fase esecutiva del rapporto di sovvenzione e all’inadempimento degli obblighi cui è subordinato il concreto provvedimento di attribuzione;
c) viceversa, è configurabile una situazione soggettiva d’interesse legittimo, con conseguente giurisdizione del giudice amministrativo, solo ove la controversia riguardi una fase procedimentale precedente al provvedimento discrezionale attributivo del beneficio, oppure quando, a seguito della concessione del beneficio, il provvedimento sia stato annullato o revocato per vizi di legittimità o per contrasto iniziale con il pubblico interesse, ma non per inadempienze del beneficiario.
In particolare, in ordine alla controversia originata dalla revoca di un contributo pubblico, è stato precisato che la giurisdizione spetta all’autorità giudiziaria ordinaria quando la revoca discenda dall’accertamento di un inadempimento (da parte del fruitore) RAGIONE_SOCIALE condizioni stabilite in sede di erogazione o comunque dalla legge, nonché nel caso di sviamento dei fondi acquisiti rispetto al programma finanziato, mentre sussiste, invece, la giurisdizione del giudice amministrativo quando occorra sindacare il corretto esercizio della ponderazione comparativa degli interessi in sede di attribuzione del beneficio o in relazione a mutamenti intervenuti nel prosieguo e, quindi, quando il giudizio riguardi una fase procedimentale precedente al provvedimento discrezionale attributivo del beneficio oppure allorché, successivamente alla concessione, l’atto sia stato annullato o revocato per illegittimità o per contrasto iniziale con il pubblico interesse, ma non per inadempienze del beneficiario (Cass., Sez. Un., 21 giugno 2023, n. 17757).
Con specifico riferimento alla RAGIONE_SOCIALE concessa dal RAGIONE_SOCIALE ex L. n. 662 del 1996 è stato affermato che “superata ogni questione della fase prodromica al finanziamento” originario (ossia quello erogato dalla banca mutuante in favore dell’impresa), “gli obblighi
conseguenti e le garanzie assunte dal RAGIONE_SOCIALE, quale gestore del RAGIONE_SOCIALE, nel caso di parziale o totale inadempimento del mutuatario, non possono che dar luogo a controversie in materia di diritti di credito dei quali, salvo il caso di giurisdizione esclusiva di giudici speciali […], solo il giudice ordinario può conoscere”; in questa prospettiva, la “RAGIONE_SOCIALE prestata da RAGIONE_SOCIALE…] non si differenzia da alcuna analoga obbligazione fideiussoria di qualsiasi altro garante personale, per crediti conseguenti a mutui bancari, con conseguente giurisdizione del giudice ordinario” (Cass. civ., sez. un., ord. 7 maggio 2014, n. 9826).
4. In applicazione di tali principi al caso in esame deve riconoscersi che la circostanza, posto a sostegno del ricorso, che il Gestore avrebbe fatto valere ex post l’inesistenza un presupposto condizionante l’ammissione, non è rilevante ai fini della giurisdizione. Tale circostanza, infatti non incide sulla natura dei poteri esercitati dal Gestore. Quest’ultimo, nel negare l’attivazione della RAGIONE_SOCIALE, non ha affatto esercitato poteri discrezionali, ma ha fatto valere una ragione di non operatività della stessa RAGIONE_SOCIALE a causa dell’assenza di una condizione stabilita dal contratto.
Mutatis mutandis vale pertanto il principio, riconosciuto dalle Sezioni Unite in tema di revoche di contributi, secondo cui è devoluta al giudice ordinario ogni controversia che sia incentrata sulla impugnativa di una revoca del contributo anteriormente accordato, qualora l’intervento dell’amministrazione in sede di revoca non abbia altro spazio di verifica che quello afferente alle condizioni puntualmente stabilite al riguardo dalla legge, senza margine di valutazione discrezionale per ragioni di tutela dell’interesse pubblico (Cass., Sez. Un., 13 aprile 2023, n. 9816;
Cass., Sez. Un., 7 agosto 2023, n. 23991; Cass., Sez. Un., Cass., Sez. Un., 15 novembre 2023, n. 31738). È chiaro che le considerRAGIONE_SOCIALE proposte dalla ricorrente, nella parte in cui ravvisa l’esercizio della discrezionalità nella valutazione di riferibilità della RAGIONE_SOCIALE reale (pegno) al finanziamento, non colgono nel segno. La valutazione se la RAGIONE_SOCIALE preesistente fosse o meno riferibile anche al finanziamento garantito non implica l’esercizio di un potere autoritativo, ma pone una questione di interpretazione di atti negoziali, risultando confermata la giurisdizione del giudice ordinario.
Il ricorso va, dunque, dichiarato inammissibile e la ricorrente condannata al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali del giudizio di legittimità in favore della controricorrente RAGIONE_SOCIALE come liquidate in dispositivo.
Spese compensate fra la ricorrente il RAGIONE_SOCIALE, chiamato nel presente giudizio per esigenze di contraddittorio e affermatosi indifferente rispetto all’esito della lite (cfr. Cass. n. 8491/2023).
Non vi è luogo alla liquidazione RAGIONE_SOCIALE spese di lite nei confronti della parti intimata.
5. – La decisione assunta dal Collegio è integralmente conforme (non soltanto per ciò che attiene all’esito del ricorso, ma anche per le ragioni che tale esito sostengono, relative alla maturazione del termine prescrizionale per l’esercizio del diritto al risarcimento del danno) alla proposta di definizione accelerata formulata ai sensi dell’art. 380 -bis c.p.c. Trovano pertanto applicazione le previsioni di cui all’art. 96, terzo e quarto comma, c.p.c., sulla condanna della parte soccombente al pagamento, in favore RAGIONE_SOCIALE controparti, di una somma equitativamente determinata e, in favore della cassa RAGIONE_SOCIALE ammende, di una somma di denaro non inferiore ad euro 500
e non superiore a euro 5.000. L’art. 380 -bis, comma terzo, c.p.c. (come novellato dal d.lgs. n. 149 del 2022) – che, nei casi di definizione del giudizio in conformità alla proposta, contiene una valutazione legale tipica della sussistenza dei presupposti per la condanna ai sensi del terzo e del quarto comma dell’art. 96 c.p.c. codifica, infatti, un’ipotesi normativa di abuso del processo, poiché il non attenersi ad una valutazione del proponente, poi confermata dalla decisione definitiva, lascia presumere una responsabilità aggravata del ricorrente (Cass., S.U., n. 27195/2023; Cass., S.U., n. 28540/2023).
Sussistono le condizioni per dare atto -ai sensi dell’art. 1, comma 17, della legge 24 dicembre 2012, n. 228 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale RAGIONE_SOCIALE Stato -Legge di stabilità 2013), che ha aggiunto il comma 1quater dell’art. 13 del testo unico di cui al d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 – della sussistenza dei presupposti processuali dell’obbligo di versamento, da parte della ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per la stessa impugnazione.
P.Q.M.
dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento, in favore della controricorrente RAGIONE_SOCIALE del RAGIONE_SOCIALE –RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, RAGIONE_SOCIALE spese del giudizio di legittimità, che liquida in euro 7.200,00, per compensi, oltre alle spese forfettarie nella misura del 15 per cento, agli esborsi liquidati in € 200,00 ed agli accessori di legge; condanna, altresì, la ricorrente al pagamento della somma di euro 7.200,00, in favore della stessa controricorrente e al pagamento dell’ulteriore importo di euro
3.000,00 in favore della RAGIONE_SOCIALE; compensa le spese fra la ricorrente e il RAGIONE_SOCIALE e del RAGIONE_SOCIALE.
Ai sensi dell’art. 13, comma 1 -quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, inserito dall’art. 1, comma 17, della l. n. 228 del 2012, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del comma 1-bis, RAGIONE_SOCIALE stesso articolo 13, se dovuto.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio RAGIONE_SOCIALE Sezioni Unite