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Giurisdizione recupero indebito: decide il giudice ordinario

Una vedova ha ricevuto pagamenti in eccesso sulla sua pensione di reversibilità destinati alla figlia. L’ente previdenziale ha avviato un’azione di recupero. La Corte di Cassazione, risolvendo una controversia giurisdizionale, ha stabilito che le cause riguardanti la legittimità della giurisdizione recupero indebito, senza mettere in discussione il diritto alla pensione stessa, rientrano nella competenza del giudice ordinario e non della Corte dei Conti.

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Giurisdizione recupero indebito: la Cassazione fa chiarezza sulla competenza

Quando un ente previdenziale eroga per errore somme di pensione non dovute e successivamente ne chiede la restituzione, a quale giudice deve rivolgersi il cittadino che ritiene tale richiesta illegittima? La questione della giurisdizione recupero indebito è cruciale e fonte di numerosi contenziosi. Con una recente pronuncia, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno fornito un principio chiaro: la competenza spetta al giudice ordinario, e non alla Corte dei Conti, quando non si discute del diritto alla pensione in sé, ma solo delle condizioni per la restituzione delle somme.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguarda una vedova, beneficiaria di una pensione di reversibilità insieme ai suoi due figli. Per una delle figlie, studentessa universitaria, la quota di pensione era subordinata al non superamento del 26° anno di età. Nonostante la figlia avesse superato tale limite, l’ente previdenziale aveva continuato a erogare la quota per diversi anni.

Accortosi dell’errore, l’ente ha avviato una procedura di recupero, trattenendo le somme indebitamente versate direttamente dalla pensione della madre. La donna si è opposta a tale recupero, citando in giudizio l’ente dinanzi al tribunale ordinario per far accertare l’illegittimità della richiesta e l’irripetibilità delle somme, sostenendo la sua buona fede nel riceverle.

Il Contenzioso sulla Giurisdizione

Il percorso giudiziario è stato caratterizzato proprio dal conflitto sulla giurisdizione. Se il tribunale di primo grado aveva riconosciuto la propria competenza e dato ragione alla vedova, la Corte d’Appello, su ricorso dell’ente, aveva declinato la giurisdizione in favore della Corte dei Conti. Secondo i giudici d’appello, trattandosi di una ‘pensione a carico dello Stato’, ogni controversia, inclusa quella sul recupero, rientrava nella giurisdizione esclusiva del giudice contabile.

La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, chiamata a risolvere il contrasto e a stabilire definitivamente quale fosse il giudice competente.

La giurisdizione recupero indebito secondo le Sezioni Unite

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della vedova, affermando con forza la giurisdizione del giudice ordinario. Il ragionamento dei giudici supremi si basa su una distinzione fondamentale.

– La Corte dei Conti ha giurisdizione esclusiva sulle controversie che riguardano il diritto alla pensione, ovvero quelle in cui si discute dell’esistenza stessa del diritto (an) o del suo ammontare (quantum). Ad esempio, un ricorso per ottenere il riconoscimento di una pensione negata o per chiederne un ricalcolo rientra nella sua competenza.

– Il Giudice Ordinario è invece competente quando il diritto alla pensione e il suo importo non sono in discussione, ma la controversia riguarda esclusivamente la legittimità dell’azione di recupero di somme già versate e pacificamente non dovute. In questi casi, il petitum non è il rapporto pensionistico, ma l’azione di ripetizione dell’indebito, che è un rapporto giuridico distinto.

Le Motivazioni della Decisione

Le Sezioni Unite hanno chiarito che l’azione dell’ente per recuperare l’indebito e l’opposizione del cittadino a tale recupero non mettono in discussione il ‘rapporto pensionistico’ originario. Il tema del contendere è un altro: esistono i presupposti di legge (come l’assenza di dolo del percipiente) per poter chiedere indietro quelle somme? La Corte ha sottolineato che la controversia non ha ad oggetto la sussistenza o la misura della pensione, ma solo la fondatezza della pretesa di restituzione avanzata dall’ente previdenziale. Questa pretesa si fonda su un rapporto obbligatorio autonomo, sorto dal pagamento non dovuto, e come tale rientra nella cognizione del giudice ordinario, quale giudice dei diritti e delle obbligazioni.

La Corte ha ribadito un orientamento già espresso in precedenza (in particolare con la sentenza SU n. 9436/2023), creando un quadro giuridico omogeneo e stabile. Il contrasto con precedenti decisioni, che sembravano attribuire ogni questione alla Corte dei Conti, è stato definito ‘solo apparente’, poiché quei casi implicavano una delibazione sul rapporto di impiego o sullo status del dipendente per determinare il trattamento di quiescenza, cosa che nel caso di specie non era necessaria.

Conclusioni

La decisione delle Sezioni Unite rappresenta un punto fermo di grande importanza pratica per i cittadini. Stabilisce che, qualora un pensionato si veda richiedere la restituzione di somme percepite in eccesso per un errore dell’ente, la sua eventuale opposizione dovrà essere presentata dinanzi al giudice ordinario (Tribunale, sezione Lavoro). Questo vale se la contestazione non riguarda il diritto alla pensione o il suo calcolo, ma si concentra unicamente sulla legittimità della richiesta di restituzione, ad esempio invocando la propria buona fede. La sentenza, cassando la decisione d’appello, ha quindi rimesso la causa al giudice ordinario per la decisione nel merito.

A quale giudice ci si deve rivolgere se l’ente previdenziale chiede la restituzione di somme pensionistiche pagate per errore?
Ci si deve rivolgere al giudice ordinario (Tribunale, sezione Lavoro), a condizione che non si contesti l’esistenza o l’importo del diritto alla pensione, ma solo la legittimità della richiesta di restituzione delle somme pagate in eccesso.

Quando la competenza è della Corte dei Conti in materia di pensioni?
La Corte dei Conti ha giurisdizione esclusiva quando la controversia riguarda il diritto alla pensione in sé, ovvero questioni relative al suo riconoscimento (l’an) o al suo corretto ammontare (il quantum). Ad esempio, se si contesta il diniego di una pensione o un errore nel suo calcolo.

Qual è la differenza tra contestare il diritto alla pensione e contestare il recupero dell’indebito?
Contestare il diritto alla pensione significa mettere in discussione se una persona abbia o meno i requisiti per riceverla o se l’importo calcolato sia corretto. Contestare il recupero dell’indebito, invece, significa opporsi alla richiesta di restituzione di somme che si ammette di aver ricevuto in più, ma che si ritiene non debbano essere restituite per specifiche ragioni di legge, come la buona fede del percipiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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