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Giurisdizione Pubblico Impiego: Unico Giudice per Diritto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16936/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla giurisdizione nel pubblico impiego. In caso di inadempimento continuo del datore di lavoro pubblico, che si estende a cavallo della data spartiacque del 30 giugno 1998, la competenza spetta interamente al giudice ordinario. Questa decisione mira a evitare la frammentazione del giudizio tra giurisdizione ordinaria e amministrativa, garantendo una tutela unitaria al lavoratore. Nel caso specifico, pur accogliendo il motivo sulla giurisdizione, la Corte ha respinto nel merito la richiesta di un’indennità di rischio per mancanza di una valida contrattazione decentrata.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Pubblico Impiego: Cassazione per il Giudice Unico

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di giurisdizione pubblico impiego, specialmente per le controversie sorte a cavallo della grande riforma del 1998. La decisione chiarisce che, in presenza di un inadempimento continuo da parte del datore di lavoro pubblico, la competenza a giudicare spetta interamente al giudice ordinario, anche per i periodi precedenti alla privatizzazione. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Un gruppo di dipendenti pubblici, qualificati come “agenti tecnici” presso un istituto per l’incremento ippico, ha avviato una causa contro il proprio datore di lavoro. Le richieste vertevano sul riconoscimento di diverse voci retributive, tra cui un'”indennità di rischio” e maggiorazioni per lavoro straordinario, per un lungo periodo che andava dal 1992 al 2004.
Il Tribunale di primo grado aveva diviso la causa, riconoscendo la propria giurisdizione solo per il periodo successivo al 1° luglio 1998, data spartiacque della privatizzazione del pubblico impiego, e demandando le questioni precedenti al giudice amministrativo. La Corte d’Appello, pur modificando parzialmente la decisione, aveva mantenuto un approccio frammentato e negato nel merito il diritto all’indennità di rischio. I lavoratori hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Questione sulla Giurisdizione nel Pubblico Impiego

Il nodo centrale della controversia era stabilire quale giudice avesse il potere di decidere su pretese economiche che, pur essendo unitarie nella loro causa (un presunto inadempimento costante del datore di lavoro), si estendevano su periodi soggetti a regimi giuridici diversi: quello pubblicistico (ante 1998) e quello privatistico (post 1998).
I lavoratori sostenevano che l’inadempimento fosse un fatto unitario e continuativo, e che quindi dovesse essere giudicato da un unico giudice, quello ordinario, per evitare decisioni contrastanti e garantire una tutela effettiva. La Corte territoriale, invece, aveva separato le domande, creando una scissione della tutela giurisdizionale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, quello relativo alla giurisdizione. Ha cassato la sentenza d’appello e ha dichiarato la giurisdizione del giudice ordinario sull’intera controversia, comprese le domande relative al periodo precedente al 1° luglio 1998. Ha invece rigettato il secondo motivo, concernente la debenza dell’indennità di rischio.
Di conseguenza, il caso è stato rinviato al Tribunale di primo grado, che dovrà riesaminare tutte le domande alla luce del principio di giurisdizione unitaria.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un orientamento consolidato, volto a prevenire la “frammentazione della tutela giurisdizionale”. Secondo l’art. 69 del D.Lgs. 165/2001, la regola generale è che le controversie successive al 30 giugno 1998 sono devolute al giudice ordinario, mentre quelle precedenti restano al giudice amministrativo. Tuttavia, questa regola subisce un’eccezione fondamentale quando la causa si fonda su un inadempimento unitario e continuato.
Se il lavoratore lamenta una condotta illecita del datore di lavoro che si protrae nel tempo, a cavallo della data spartiacque, la giurisdizione si radica interamente presso il giudice ordinario. Questo perché il petitum sostanziale (il bene della vita richiesto) e la causa petendi (i fatti costitutivi) sono unici. Separare il giudizio sarebbe illogico e disfunzionale, con il rischio di ottenere due sentenze diverse per lo stesso rapporto.
Per quanto riguarda l’indennità di rischio, la Corte ha confermato la decisione di merito. Le norme regionali richiamate dai lavoratori subordinavano il riconoscimento di tale indennità a una specifica contrattazione decentrata. Un verbale di riunione sindacale del 1995 non è stato ritenuto un valido accordo, in quanto firmato dal Direttore Generale dell’istituto, figura priva del potere di rappresentanza legale, spettante invece al Presidente del Consiglio di Amministrazione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di civiltà giuridica: l’esigenza di una tutela unitaria e non frammentata per i lavoratori. La decisione sulla giurisdizione pubblico impiego chiarisce che, di fronte a inadempimenti che si protraggono nel tempo, il lavoratore ha diritto a un unico processo davanti a un unico giudice, quello ordinario, anche se parte dei fatti si è verificata sotto il precedente regime pubblicistico. Ciò semplifica il contenzioso e rafforza la posizione del lavoratore. Al contempo, la pronuncia ribadisce il rigore formale necessario per la validità degli accordi collettivi, sottolineando che solo i soggetti dotati di legale rappresentanza possono vincolare l’ente pubblico datore di lavoro.

A chi spetta la giurisdizione per le controversie di lavoro pubblico a cavallo del 30 giugno 1998?
Di norma, la giurisdizione è divisa: al giudice amministrativo per il periodo precedente e al giudice ordinario per quello successivo. Tuttavia, se la domanda si basa su un inadempimento unitario e continuativo del datore di lavoro, la giurisdizione spetta interamente al giudice ordinario per l’intero periodo, per evitare la frammentazione del giudizio.

Perché la richiesta di indennità di rischio è stata respinta nel merito?
La richiesta è stata respinta perché le norme applicabili (regionali e nazionali) prevedevano che tale indennità dovesse essere istituita e regolamentata tramite la contrattazione collettiva decentrata. Nel caso di specie, un accordo valido non era mai stato concluso, in quanto il verbale di riunione sindacale invocato dai lavoratori era stato sottoscritto da un dirigente privo del potere di rappresentanza legale dell’ente.

Qual è il principio guida per determinare la giurisdizione in questi casi?
Il principio guida non è il petitum formale (ciò che si chiede letteralmente), ma il petitum sostanziale e la causa petendi. Se il bene della vita richiesto e i fatti posti a fondamento della domanda costituiscono una fattispecie unitaria e continuativa, la giurisdizione si concentra presso un unico giudice, quello ordinario, per garantire l’effettività e la coerenza della tutela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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