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Giurisdizione Pubblico Impiego: la Cassazione decide

Un dipendente comunale ha citato in giudizio l’ente per demansionamento e straining. I giudici di merito avevano negato la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del lavoratore, ha stabilito un principio fondamentale sulla giurisdizione nel pubblico impiego: per le controversie che si protraggono a cavallo della data spartiacque del 30 giugno 1998, la giurisdizione è radicata presso il giudice ordinario per l’intera durata del rapporto, al fine di garantire una tutela unitaria. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato il caso alla Corte d’Appello per una decisione nel merito.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Pubblico Impiego: la Cassazione sulla Competenza Unitaria

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale per i lavoratori del settore pubblico: la giurisdizione nel pubblico impiego. La decisione chiarisce definitivamente quale giudice sia competente a decidere le controversie lavorative che si sono sviluppate a cavallo della storica riforma del 1998. La Corte ha stabilito che, per garantire una tutela efficace e non frammentata, la giurisdizione spetta interamente al giudice ordinario, anche per i fatti antecedenti alla data limite.

I Fatti del Caso

Un dipendente di un ente comunale si era rivolto al Tribunale lamentando di aver subito un illegittimo demansionamento, con un declassamento dall’ottavo al settimo livello, e di essere stato vittima di condotte riconducibili a straining. Per tali ragioni, aveva richiesto il risarcimento dei danni subiti. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello in secondo grado avevano però dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice ordinario sulla questione del demansionamento, ritenendo che la controversia riguardasse atti amministrativi precedenti alla privatizzazione del pubblico impiego. Avevano inoltre rigettato la domanda di risarcimento per straining.

La Questione sulla Giurisdizione nel Pubblico Impiego

Il cuore del problema legale risiedeva nella cosiddetta ‘giurisdizione a riparto’. Fino al 30 giugno 1998, le controversie di lavoro dei dipendenti pubblici erano di competenza del giudice amministrativo. Dopo tale data, la giurisdizione è passata al giudice ordinario (il giudice del lavoro). Il caso in esame riguardava un rapporto di lavoro e condotte che si erano protratte sia prima che dopo questa data. I giudici di merito avevano ‘spezzato’ la questione, ritenendo che il demansionamento, originato da delibere precedenti al 1998, dovesse rimanere di competenza del giudice amministrativo. Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua situazione dovesse essere valutata in modo unitario.

La Decisione sul Presunto Straining

Parallelamente alla questione giurisdizionale, il lavoratore lamentava una condotta di straining. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto questa accusa, affermando che non erano stati forniti elementi sufficienti per dimostrare un comportamento stressogeno scientemente attuato nei suoi confronti da parte dell’amministrazione. Su questo punto, la Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, ribadendo che la valutazione dei fatti è di competenza dei gradi inferiori di giudizio e non può essere riesaminata in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso relativi alla giurisdizione, ribaltando la decisione della Corte d’Appello. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, i giudici supremi hanno affermato un principio di fondamentale importanza: quando un lavoratore lamenta un inadempimento unitario dell’amministrazione che si protrae oltre il 30 giugno 1998, la giurisdizione si radica presso il giudice ordinario anche per il periodo precedente. Questa scelta del legislatore mira a evitare un’inutile e dannosa frammentazione della tutela giurisdizionale. Non è ammissibile, infatti, che sullo stesso rapporto di lavoro debbano pronunciarsi due giudici diversi, con il rischio di decisioni contrastanti.

La Corte ha specificato che il criterio per determinare la giurisdizione è quello del petitum sostanziale, ovvero l’oggetto reale della controversia, che in questo caso era il rapporto di lavoro nella sua interezza e non i singoli atti amministrativi. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato la giurisdizione del giudice ordinario sull’intera vicenda.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha un’importante implicazione pratica: cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte d’Appello, che dovrà decidere nel merito della richiesta di demansionamento, partendo dal presupposto ormai accertato della propria giurisdizione. La decisione rafforza la tutela dei lavoratori del pubblico impiego, garantendo che le loro vicende lavorative, anche se complesse e protratte nel tempo, vengano esaminate da un unico giudice in una prospettiva unitaria. Viene così confermata la volontà del legislatore di concentrare la tutela del lavoro pubblico contrattualizzato nelle mani del giudice ordinario, limitando la giurisdizione amministrativa a casi eccezionali.

Chi è competente a giudicare una controversia di pubblico impiego che si è protratta a cavallo del 30 giugno 1998?
Secondo la Corte di Cassazione, quando l’inadempimento del datore di lavoro pubblico si estende oltre il 30 giugno 1998, la giurisdizione si radica interamente presso il giudice ordinario, anche per i fatti avvenuti prima di tale data, per evitare la frammentazione della tutela.

Cosa serve per dimostrare un caso di straining sul lavoro?
Per dimostrare lo straining, non basta lamentare genericamente un danno o un demansionamento. È necessario allegare e provare specifici comportamenti stressogeni, scientemente attuati dal datore di lavoro, che abbiano causato una modificazione negativa e permanente della situazione lavorativa del dipendente.

Cosa accade se la Corte d’Appello riforma una sentenza perché il primo giudice aveva erroneamente negato la propria giurisdizione?
A seguito delle recenti riforme processuali, la Corte d’Appello non deve più rimettere la causa al giudice di primo grado. Deve invece trattenere la causa e deciderla nel merito, garantendo una maggiore celerità del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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