LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisdizione professore universitario: a chi spetta?

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha confermato la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo nelle controversie relative ai compensi per incarichi di supplenza conferiti a un professore universitario. Il caso riguardava un docente che aveva richiesto un adeguamento economico per incarichi svolti presso un ateneo diverso da quello di appartenenza. La Suprema Corte ha stabilito che, poiché il rapporto è intrinsecamente legato allo status di pubblico impiego non contrattualizzato, anche le pretese patrimoniali che ne derivano sono di competenza del giudice amministrativo, rigettando così il ricorso del professore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione professore universitario: le Sezioni Unite chiariscono la competenza

L’ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n. 30603 del 2024 offre un importante chiarimento sulla giurisdizione del professore universitario in caso di controversie patrimoniali. La pronuncia stabilisce che le cause relative ai compensi per incarichi di supplenza, anche se svolti presso un ateneo diverso da quello di appartenenza, rientrano nella competenza esclusiva del giudice amministrativo. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione fondamentale.

I fatti del caso: la richiesta di un docente per un incarico di supplenza

Un professore di ruolo di seconda fascia presso un’università italiana aveva ricevuto, per tre anni accademici consecutivi, degli incarichi di supplenza da parte di un altro ateneo. Ritenendo che i compensi percepiti fossero inferiori a quanto previsto dalla legge (specificamente dall’art. 114 del d.P.R. 382/1980), il docente aveva richiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo dal Tribunale ordinario per la differenza dovuta.

L’Università si era opposta al decreto, sollevando una questione preliminare: il difetto di giurisdizione del giudice ordinario. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano accolto l’eccezione, dichiarando la controversia di competenza del giudice amministrativo. Il professore, insoddisfatto, ha quindi presentato ricorso in Cassazione, portando la questione all’attenzione delle Sezioni Unite.

La questione della giurisdizione del professore universitario

Il nucleo del ricorso si basava sulla tesi che la controversia non riguardasse il conferimento dell’incarico (atto autoritativo e quindi di competenza amministrativa), ma il mero adempimento di un’obbligazione di pagamento. Secondo il ricorrente, l’inadempimento dell’Università costituiva un “mero comportamento materiale” regolato dal diritto comune, per cui la giurisdizione spettava al giudice ordinario.

Inoltre, il docente sosteneva che, trattandosi di un incarico conferito a un professore “esterno” appartenente a un altro ateneo, il rapporto non fosse assimilabile a quello di pubblico impiego e avesse natura non subordinata, esulando così dalla riserva di giurisdizione amministrativa prevista per il personale universitario.

La decisione della Corte di Cassazione e le motivazioni

Le Sezioni Unite hanno rigettato il ricorso, confermando la giurisdizione del giudice amministrativo. La Corte ha basato la sua decisione su una solida interpretazione delle norme che regolano il pubblico impiego non contrattualizzato.

La motivazione centrale risiede nell’art. 63, comma 4, del D.Lgs. 165/2001, che devolve alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo tutte le controversie relative ai rapporti di lavoro del personale in regime di diritto pubblico, inclusi professori e ricercatori universitari. Questa norma, sottolinea la Corte, comprende esplicitamente anche le questioni relative ai “diritti patrimoniali connessi”.

La Suprema Corte ha chiarito che, nei rapporti di impiego non privatizzati, non ha rilievo la distinzione tra atti autoritativi (costituzione o modifica del rapporto) e atti paritetici (gestione del rapporto). Tutta la controversia fondata sul rapporto di pubblico impiego, incluse le pretese risarcitorie per inadempimento, è attratta dalla giurisdizione esclusiva amministrativa. L’unica eccezione riguarda le azioni di responsabilità extracontrattuale, non pertinenti al caso di specie.

L’incarico di supplenza, sebbene eccezionalmente conferito a un docente di un altro ateneo, è disciplinato dall’art. 114 del d.P.R. 382/1980 e può essere assegnato esclusivamente a professori di ruolo. Pertanto, si ricollega direttamente al rapporto di impiego di diritto pubblico e ne condivide la natura. Non si tratta di un incarico di diritto privato, come quelli previsti da altre norme (es. art. 25 dello stesso d.P.R.).

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza consolida un principio fondamentale: la giurisdizione del professore universitario per le controversie di lavoro, comprese quelle di natura puramente economica come la richiesta di differenze retributive, appartiene al giudice amministrativo. Questa pronuncia ribadisce che lo status di pubblico dipendente non contrattualizzato determina una “vis attractiva” della giurisdizione amministrativa su ogni aspetto del rapporto, dalla sua costituzione alla sua gestione economica. Per docenti e atenei, ciò significa che qualsiasi contenzioso relativo a questi rapporti dovrà essere incardinato davanti ai Tribunali Amministrativi Regionali (TAR), con le relative conseguenze procedurali e processuali.

A quale giudice deve rivolgersi un professore universitario per una controversia relativa al compenso per un incarico di supplenza?
Un professore universitario deve rivolgersi al giudice amministrativo. Le Sezioni Unite hanno confermato che tutte le controversie relative al rapporto di lavoro dei professori, comprese quelle sui diritti patrimoniali, rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.

Perché la controversia sui compensi di un professore universitario rientra nella giurisdizione amministrativa e non in quella ordinaria?
Perché il rapporto di lavoro dei professori e ricercatori universitari è classificato come “personale in regime di diritto pubblico” non contrattualizzato. L’art. 63 del D.Lgs. 165/2001 devolve esplicitamente alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo tutte le controversie relative a questi rapporti, incluse quelle aventi ad oggetto diritti patrimoniali connessi.

La natura dell’incarico di supplenza, conferito a un docente di un’altra università, cambia la giurisdizione?
No, non cambia la giurisdizione. La Corte ha specificato che l’incarico di supplenza, secondo l’art. 114 del d.P.R. 382/1980, può essere conferito solo a professori di ruolo. Pertanto, l’incarico è intrinsecamente collegato allo status di pubblico impiego del docente e partecipa della medesima natura giuridica, ricadendo di conseguenza nella giurisdizione amministrativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati