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Giurisdizione ordinaria e acqua non potabile: il caso

Un utente ha citato in giudizio una società idrica per aver ricevuto acqua non potabile, ottenendo un risarcimento. La società ha a sua volta chiamato in causa l’ente regionale per essere manlevata. La Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione ordinaria è competente sia per la domanda di risarcimento dell’utente, in quanto riguarda un inadempimento contrattuale, sia per la conseguente domanda di manleva del gestore verso l’ente, poiché accessoria alla principale.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Ordinaria per Acqua Non Potabile: La Cassazione Fa Chiarezza

La questione della giurisdizione ordinaria torna al centro del dibattito con una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso riguarda una controversia tra un utente e una società di gestione del servizio idrico, accusata di aver fornito acqua non potabile. La pronuncia chiarisce un punto fondamentale: le liti per inadempimento contrattuale, anche quando coinvolgono servizi pubblici, restano di competenza del giudice civile, così come le azioni di manleva che ne conseguono.

I Fatti di Causa

La vicenda ha inizio quando un’utente cita in giudizio la società fornitrice del servizio idrico, lamentando la non potabilità dell’acqua erogata a causa di un’eccessiva concentrazione di arsenico. L’utente chiede quindi il risarcimento del danno subito. La società fornitrice, a sua volta, si difende e chiama in causa l’Ente Regionale, ritenendolo il vero responsabile della situazione e chiedendo di essere manlevata da ogni eventuale condanna.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

In primo grado, il Giudice di pace accoglie la domanda dell’utente, condannando la società idrica a un risarcimento di 200 euro per inadempimento contrattuale. Viene invece respinta la domanda di manleva nei confronti dell’Ente Regionale.
La società idrica impugna la decisione. Il Tribunale, in sede di appello, rigetta l’eccezione di difetto di giurisdizione sollevata dalla società riguardo alla domanda dell’utente, ma dichiara il difetto di giurisdizione del giudice ordinario sulla domanda di manleva contro l’Ente Regionale, ritenendola di competenza del giudice amministrativo.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società idrica ricorre in Cassazione basandosi su tre motivi. Il primo motivo contesta la giurisdizione ordinaria sulla domanda principale dell’utente, sostenendo che una richiesta di risarcimento che implicitamente mira a una riduzione della tariffa coinvolga atti amministrativi. Il secondo e principale motivo censura la decisione del Tribunale di aver declinato la giurisdizione sulla domanda di manleva, sostenendo che questa, essendo legata alla causa principale, dovesse essere decisa dallo stesso giudice. Il terzo motivo lamenta l’omesso esame di fatti decisivi che proverebbero il ruolo attivo dell’Ente Regionale nella vicenda.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Giurisdizione Ordinaria

La Suprema Corte ha rigettato il primo motivo e accolto il secondo, assorbendo il terzo.

Sul primo punto, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: la domanda con cui un utente lamenta un inadempimento contrattuale da parte del gestore di un servizio pubblico (come la fornitura di acqua non conforme ai livelli di potabilità) attiene unicamente al rapporto individuale di utenza. Si tratta di una controversia di natura privatistica, che non coinvolge l’esercizio di poteri autoritativi della Pubblica Amministrazione. Pertanto, la giurisdizione ordinaria è pienamente competente a decidere sulla richiesta di risarcimento del danno.

Sul secondo e cruciale punto, la Corte ha accolto la tesi della società idrica. La domanda di manleva (o garanzia impropria) proposta dal gestore verso l’ente pubblico è una domanda accessoria rispetto a quella principale risarcitoria. La giurisprudenza ha chiarito che la giurisdizione sulla domanda accessoria segue quella della domanda principale (principio accessorium sequitur principale). Di conseguenza, se il giudice ordinario ha giurisdizione sulla causa tra utente e gestore, deve avere giurisdizione anche sulla causa di manleva tra gestore ed ente pubblico. Separare i giudizi creerebbe una frammentazione processuale in contrasto con i principi di economia e coerenza delle decisioni.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione è di notevole importanza pratica. Stabilisce con chiarezza che le controversie relative alla qualità dei servizi pubblici, quando si configurano come inadempimento di un contratto di utenza, rientrano nella giurisdizione ordinaria. Soprattutto, afferma che anche le complesse dinamiche di responsabilità tra il gestore del servizio e gli enti pubblici che lo regolano devono essere risolte all’interno dello stesso processo civile. Questo garantisce all’utente una tutela più rapida e coerente, evitando che il gestore possa sottrarsi alle proprie responsabilità invocando la competenza di un’altra giurisdizione per accertare il ruolo dell’ente pubblico.

A quale giudice deve rivolgersi un utente per chiedere il risarcimento dei danni se la società idrica fornisce acqua non potabile?
L’utente deve rivolgersi al giudice ordinario (civile). La Corte di Cassazione ha specificato che la richiesta di risarcimento danni per la fornitura di acqua non conforme ai livelli di potabilità costituisce un inadempimento contrattuale e attiene al rapporto privatistico individuale di utenza.

Se la società idrica viene citata in giudizio, può chiedere di essere manlevata dall’Ente Regionale nello stesso processo davanti al giudice ordinario?
Sì. La Corte ha stabilito che la giurisdizione sulla domanda di garanzia (manleva) formulata dal gestore contro l’ente pubblico spetta al giudice ordinario, in quanto è una domanda accessoria a quella principale e ne segue la giurisdizione.

Perché la richiesta di risarcimento danni per acqua non potabile non rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo?
Perché la controversia non riguarda l’esercizio di un potere autoritativo da parte della Pubblica Amministrazione, ma l’inadempimento di un’obbligazione contrattuale derivante dal rapporto di utenza tra il singolo cittadino e il gestore del servizio. La causa si fonda su un rapporto paritetico di natura privatistica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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