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Giurisdizione manleva P.A.: decide il giudice amministrativo

Una società appaltatrice ha citato in giudizio un Comune per danni derivanti da ritardi nei lavori. Il Comune ha a sua volta chiamato in causa Regione e Ministero, ritenendoli responsabili a causa dei loro provvedimenti. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha stabilito che la competenza a decidere sulla richiesta di indennizzo (manleva) del Comune rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo, poiché il cuore della controversia riguarda la legittimità di atti espressione di potere pubblico. La questione, quindi, verte sulla giurisdizione manleva pubblica amministrazione e non su una semplice causa di forza maggiore.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Manleva P.A.: la Cassazione Affida la Causa al Giudice Amministrativo

Con una recente ordinanza, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno chiarito un punto cruciale in materia di appalti pubblici e responsabilità della Pubblica Amministrazione. La questione centrale riguarda la giurisdizione manleva pubblica amministrazione: se un ente pubblico subisce una richiesta di risarcimento per ritardi in un appalto e ritiene che la colpa sia di altri enti pubblici, a quale giudice deve rivolgersi? La risposta della Suprema Corte è netta: la competenza spetta al giudice amministrativo.

I Fatti di Causa: Un Appalto Pubblico Conteso

La vicenda ha origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da una società appaltatrice nei confronti di un Comune. La società lamentava ingenti danni economici a causa di numerose e prolungate sospensioni dei lavori in un cantiere. Il Comune, committente dell’opera, si è difeso sostenendo che i ritardi non fossero a lui imputabili.

Secondo l’ente locale, la vera causa delle sospensioni era da ricercarsi in una serie di provvedimenti emessi da altri due enti pubblici: la Regione e il Ministero per i beni culturali. Tali atti, che imponevano vincoli paesaggistici e culturali sull’area del cantiere, avrebbero costituito una causa di forza maggiore (factum principis), rendendo di fatto impossibile la prosecuzione dei lavori nei tempi previsti.

Di conseguenza, il Comune ha chiesto al giudice di essere autorizzato a chiamare in causa la Regione e il Ministero, affinché fossero questi ultimi a risarcire i danni richiesti dalla società appaltatrice. Si è così aperta una complessa questione sulla giurisdizione competente a decidere su questa domanda di manleva.

La Questione sulla Giurisdizione Manleva Pubblica Amministrazione

Il Tribunale di primo grado aveva ritenuto competente il giudice amministrativo. La Corte d’Appello, invece, ha ribaltato la decisione, affermando la giurisdizione del giudice ordinario. Secondo la Corte territoriale, il Comune non contestava l’illegittimità dei provvedimenti di Regione e Ministero, ma li invocava solo come ‘fatto’ che costituiva forza maggiore. In questa prospettiva, la controversia non avrebbe riguardato l’esercizio del potere pubblico, ma solo le sue conseguenze su un rapporto contrattuale.

Contro questa decisione, la Regione ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alle Sezioni Unite.

La Decisione delle Sezioni Unite: Giurisdizione al Giudice Amministrativo

Le Sezioni Unite hanno accolto il ricorso della Regione, cassando la sentenza d’appello e dichiarando definitivamente la giurisdizione del giudice amministrativo. Il ragionamento della Corte si fonda su principi cardine del nostro ordinamento processuale.

Il Principio del ‘Petitum Sostanziale’

Per determinare la giurisdizione, non ci si può fermare alla qualificazione formale data dalle parti alla loro domanda. È necessario guardare al cosiddetto petitum sostanziale, ovvero all’oggetto reale della controversia, che si individua analizzando la causa petendi, cioè la ragione giuridica della pretesa.

Nel caso di specie, sebbene il Comune avesse parlato di ‘forza maggiore’, la sua richiesta di manleva si basava implicitamente sull’assunto che i provvedimenti di Regione e Ministero fossero la causa ingiusta del danno. L’azione del Comune mirava a trasferire la responsabilità su altri enti pubblici per l’esercizio, ritenuto illegittimo o comunque dannoso, del loro potere autoritativo.

Forza Maggiore vs. Illegittimità dell’Atto Amministrativo

La Corte ha chiarito un punto fondamentale: la ‘forza maggiore’ o il factum principis possono servire come scudo difensivo per il Comune nei confronti della società appaltatrice, per dimostrare di non essere inadempiente. Tuttavia, questi concetti non possono trasformarsi in una lancia, cioè in un titolo giuridico per agire in manleva contro gli altri enti pubblici.

L’unica base giuridica per una tale azione di rivalsa è l’accertamento di una responsabilità derivante dall’esercizio illegittimo del potere amministrativo. E una controversia che ha per oggetto la valutazione della legittimità di atti amministrativi e il conseguente risarcimento del danno rientra a pieno titolo nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.

Le Motivazioni della Corte

Le Sezioni Unite hanno sottolineato che la domanda del Comune, al di là delle parole usate, presupponeva una valutazione del corretto esercizio del potere da parte della Regione e del Ministero. Chiedere di essere tenuti indenni significa, in sostanza, affermare che tali enti hanno agito in modo da causare un danno ingiusto, interferendo con il rapporto contrattuale tra Comune e appaltatore. L’accertamento di questa responsabilità non può che passare per un sindacato sull’esercizio dell’attività amministrativa, materia riservata per legge al giudice amministrativo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza: ogni volta che la causa di un danno viene ricondotta all’esercizio del potere pubblico, la controversia sulla responsabilità e sul risarcimento deve essere decisa dal giudice amministrativo. Non è possibile ‘mascherare’ una contestazione sulla legittimità dell’azione amministrativa sotto la veste di una semplice ‘forza maggiore’ per attrarre la causa nella giurisdizione ordinaria. La decisione garantisce che a giudicare dell’operato della Pubblica Amministrazione sia il giudice specializzato, assicurando coerenza e certezza del diritto nei complessi rapporti tra enti pubblici e tra questi e i privati.

A chi spetta la giurisdizione quando un Comune chiede a Regione e Ministero di risarcire i danni per ritardi in un appalto causati da loro provvedimenti?
La giurisdizione spetta al giudice amministrativo. La Corte di Cassazione ha chiarito che, poiché la controversia riguarda la legittimità e le conseguenze di atti espressione di potere pubblico, essa rientra nella competenza del giudice specializzato in materia amministrativa.

Invocare la ‘forza maggiore’ o il ‘factum principis’ è sufficiente per radicare la causa presso il giudice ordinario?
No. Secondo la Corte, la ‘forza maggiore’ può essere usata come difesa per escludere la propria responsabilità contrattuale, ma non può costituire il fondamento di un’azione di manleva contro un’altra Pubblica Amministrazione. Tale azione presuppone necessariamente una contestazione sulla legittimità dell’esercizio del potere, materia di competenza del giudice amministrativo.

Qual è il criterio decisivo per individuare il giudice competente in queste situazioni?
Il criterio decisivo è quello del ‘petitum sostanziale’, che impone di guardare alla vera natura della controversia e alle ragioni giuridiche poste a fondamento della domanda (‘causa petendi’). Se, al di là delle parole usate, si contesta l’esercizio del potere pubblico come causa del danno, la giurisdizione è sempre del giudice amministrativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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