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Giurisdizione graduatorie ATA: quando è giudice ordinario

Una lavoratrice del comparto scuola ha contestato il mancato riconoscimento di punteggi per servizi resi tramite cooperative. A seguito di un conflitto tra tribunale ordinario e TAR, la Cassazione ha stabilito che la giurisdizione graduatorie ATA per l’accertamento del diritto al punteggio spetta al giudice ordinario, trattandosi di un diritto soggettivo e non di una procedura concorsuale.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Graduatorie ATA: la Cassazione fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite getta luce su una questione procedurale cruciale per il personale scolastico: a chi spetta decidere sulle controversie relative ai punteggi? La corretta individuazione della giurisdizione graduatorie ATA è fondamentale per evitare ritardi e rimpalli di competenza. Il caso analizzato riguarda una lavoratrice che si è vista negare il riconoscimento di anni di servizio, sollevando un conflitto tra giudice ordinario e giudice amministrativo. Vediamo come la Suprema Corte ha risolto la questione.

I Fatti di Causa: il Mancato Riconoscimento dei Punteggi

Una collaboratrice scolastica ha presentato domanda di aggiornamento della propria posizione nelle graduatorie di istituto di III fascia per il personale ATA. Nella domanda, chiedeva il riconoscimento di un punteggio per i servizi prestati per quasi vent’anni come assistente OSA e Asacom. Tali servizi erano stati svolti all’interno di istituti scolastici pubblici, ma alle dipendenze di diverse cooperative, in forza di una convenzione con l’Ufficio Scolastico Provinciale.

L’istituto scolastico di riferimento ha rifiutato di attribuire qualsiasi punteggio, motivando la decisione con il fatto che il servizio non era stato reso direttamente alle dipendenze di una pubblica amministrazione. La lavoratrice, ritenendo illegittima tale esclusione, ha adito le vie legali per ottenere il giusto punteggio e il conseguente riposizionamento in graduatoria.

Il Conflitto sulla Giurisdizione Graduatorie ATA

La vicenda processuale si è subito arenata su un ostacolo preliminare: la giurisdizione.

1. Il Tribunale Ordinario: Inizialmente adito, il Tribunale di Ragusa ha declinato la propria giurisdizione. Ha qualificato la formazione delle graduatorie come una ‘procedura concorsuale pubblica’, ritenendo che la controversia rientrasse nella competenza esclusiva del giudice amministrativo.
2. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR): Successivamente, il TAR Sicilia ha a sua volta negato la giurisdizione. Secondo i giudici amministrativi, la procedura di aggiornamento delle graduatorie non ha i caratteri di un vero concorso, in quanto non prevede valutazioni discrezionali ma un semplice inserimento basato sul possesso di requisiti predeterminati.

Questo ‘rimpallo’ ha generato un conflitto negativo di giurisdizione, la cui risoluzione è stata demandata alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione.

La Decisione delle Sezioni Unite: Giurisdizione al Giudice Ordinario

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto affermando con chiarezza la giurisdizione del giudice ordinario.

le motivazioni

Le Sezioni Unite hanno ribadito un principio consolidato per distinguere le competenze in materia. La discriminante non è l’oggetto ‘graduatoria’, ma il petitum sostanziale, ovvero ciò che concretamente il ricorrente chiede al giudice.

Si va dal giudice amministrativo (TAR) quando l’oggetto della domanda è la richiesta di annullamento dell’atto amministrativo generale che disciplina la graduatoria (ad esempio, il bando o il decreto ministeriale che fissa i criteri di valutazione). In questo caso, si contesta l’esercizio del potere autoritativo della Pubblica Amministrazione.

Si va, invece, dal giudice ordinario (Tribunale del Lavoro) quando la domanda è volta direttamente all’accertamento del diritto del singolo lavoratore all’inserimento in graduatoria o alla corretta attribuzione di un punteggio, sulla base delle norme già esistenti. In questa ipotesi, il lavoratore non contesta le regole del gioco, ma lamenta la loro errata applicazione al suo caso specifico. La sua posizione giuridica è quella di un diritto soggettivo, la cui tutela spetta al giudice ordinario.

Nel caso di specie, la lavoratrice non chiedeva di annullare il D.M. 50/2021, ma di veder riconosciuto il proprio diritto al punteggio attraverso la corretta applicazione dei criteri previsti da quella stessa normativa.

le conclusioni

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica. Stabilisce che un membro del personale ATA che si veda negare un punteggio a cui ritiene di aver diritto non deve impugnare l’atto di esclusione davanti al TAR, ma deve avviare una causa davanti al Tribunale del Lavoro per l’accertamento del proprio diritto. Questo chiarisce il percorso giudiziario da seguire, garantendo una maggiore certezza del diritto e riducendo i tempi morti processuali causati dai conflitti di giurisdizione.

A quale giudice devo rivolgermi se la scuola non riconosce il punteggio per un servizio nelle graduatorie ATA?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza è del giudice ordinario (nello specifico, il Tribunale in funzione di Giudice del Lavoro), poiché la richiesta riguarda l’accertamento di un diritto soggettivo all’attribuzione del punteggio basato su norme esistenti.

Quando la giurisdizione sulle graduatorie spetta al giudice amministrativo (TAR)?
La giurisdizione spetta al giudice amministrativo quando si impugna e si chiede l’annullamento dell’atto normativo o amministrativo generale che stabilisce le regole per la formazione della graduatoria (es. il bando o il decreto ministeriale), contestando quindi l’esercizio del potere della Pubblica Amministrazione.

Cosa distingue la controversia di diritto soggettivo da quella di interesse legittimo in questo contesto?
Si tratta di un diritto soggettivo quando il lavoratore chiede la diretta applicazione di una norma che gli attribuisce un punteggio, senza che l’amministrazione abbia margini di discrezionalità. Si tratta di interesse legittimo quando il lavoratore contesta le scelte discrezionali dell’amministrazione nel definire i criteri di valutazione o le regole della procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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