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Giurisdizione giudice ordinario per sanità accreditata

In un conflitto tra una struttura sanitaria privata e un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) riguardo al pagamento di prestazioni e al superamento del tetto di spesa, le Sezioni Unite della Cassazione hanno risolto un conflitto negativo di giurisdizione. È stato stabilito che la competenza spetta al giudice ordinario, poiché la disputa verte su aspetti meramente patrimoniali e sull’adempimento di un rapporto di natura contrattuale/concessoria, e non sull’esercizio di un potere autoritativo da parte della Pubblica Amministrazione. La decisione si fonda sul criterio del ‘petitum sostanziale’, ovvero sull’oggetto effettivo della richiesta del ricorrente.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario: La Cassazione sui Pagamenti nella Sanità Accreditata

Le controversie economiche tra le strutture sanitarie private accreditate e le Aziende Sanitarie Locali (ASL) sono una realtà complessa del nostro sistema sanitario. Spesso, il punto di scontro riguarda i tetti di spesa e la remunerazione delle prestazioni erogate. Con l’ordinanza n. 24338/2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno fatto chiarezza su un punto fondamentale: la giurisdizione del giudice ordinario in queste materie. Questa pronuncia stabilisce un principio guida per determinare quale giudice abbia il potere di decidere quando la disputa ha natura prettamente patrimoniale.

I Fatti: Una Controversia sul Tetto di Spesa Sanitario

Il caso nasce dall’impugnazione, da parte di una struttura sanitaria privata, di una richiesta avanzata da un’ASL. L’azienda sanitaria chiedeva l’emissione di una nota di credito per un presunto superamento del tetto di spesa relativo all’anno 2012, dovuto a prestazioni ritenute inappropriate.

La struttura sanitaria si era inizialmente rivolta al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), il quale però aveva dichiarato il proprio difetto di giurisdizione, indicando come competente il giudice civile. Successivamente, la struttura ha riassunto la causa dinanzi al Tribunale ordinario, il quale, a sua volta, ha negato la propria giurisdizione, ritenendola di competenza del giudice amministrativo.

Questo rimpallo di competenze ha generato un “conflitto negativo di giurisdizione”, rendendo necessario l’intervento delle Sezioni Unite della Cassazione per stabilire definitivamente a chi spettasse la decisione.

La Giurisdizione del Giudice Ordinario secondo la Cassazione

Le Sezioni Unite hanno risolto il conflitto affermando la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha basato la sua decisione sul criterio del petitum sostanziale, ossia sull’effettivo oggetto della domanda.

Il cuore della controversia non era la legittimità di un atto amministrativo autoritativo (come un decreto regionale che fissa i tetti di spesa), ma la corretta determinazione dei rapporti di dare/avere tra la clinica e l’ASL. La richiesta della struttura sanitaria verteva, in sostanza, sul diritto a ricevere il pagamento per le prestazioni effettuate e sulla contestazione della richiesta di restituzione di somme già percepite.

Distinzione tra Potere Autoritativo e Fase Esecutiva

La Cassazione ha sottolineato una distinzione cruciale. Un conto è impugnare gli atti con cui la Pubblica Amministrazione esercita il suo potere discrezionale e autoritativo (ad esempio, gli atti di programmazione sanitaria o di fissazione dei budget). In questi casi, la giurisdizione è del giudice amministrativo.

Un altro conto è quando la controversia sorge nella fase esecutiva del rapporto, che è assimilabile a una concessione di pubblico servizio. In questa fase, il rapporto tra ASL e struttura privata è paritetico e di natura patrimoniale. Le questioni relative all’adempimento delle obbligazioni contrattuali, come il pagamento dei corrispettivi, rientrano nella sfera di competenza del giudice ordinario.

Le Motivazioni della Decisione

Le Sezioni Unite hanno motivato la loro scelta richiamando un principio consolidato: le controversie che concernono “indennità, canoni ed altri corrispettivi” in rapporti di concessione di pubblico servizio sono riservate per legge alla giurisdizione del giudice ordinario. Questo perché tali dispute hanno un contenuto meramente patrimoniale e si inquadrano nel binomio “obbligo/pretesa”, tipico dei rapporti di diritto privato.

La richiesta dell’ASL di emettere una nota di credito non è stata considerata un atto di esercizio di potere autoritativo, ma un atto gestionale relativo al rapporto obbligatorio di debito/credito tra le parti. Il giudice ordinario è perfettamente in grado di accertare e sindacare le singole voci che compongono il credito vantato dalla struttura, inclusa la contestata “appropriatezza” dei ricoveri e dei DRG, senza dover invadere la sfera di discrezionalità della P.A.

Anche se la clinica lamentava l’illegittimità di atti amministrativi a monte (come i decreti regionali), il giudice ordinario può valutarli incidentalmente per decidere sulla richiesta di pagamento, senza però poterli annullare. La domanda principale rimaneva l’accertamento del diritto a una remunerazione, e questo la radica nella giurisdizione ordinaria.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione delle Sezioni Unite ha importanti implicazioni pratiche per tutte le strutture sanitarie accreditate. Essa chiarisce che, quando la lite con l’ASL riguarda la debenza o la quantificazione dei pagamenti per le prestazioni rese, la via corretta da percorrere è quella del tribunale civile.

Questo orientamento previene l’incertezza e i lunghi tempi processuali causati dai conflitti di giurisdizione. Stabilisce un confine netto: le scelte di programmazione e l’esercizio di poteri discrezionali si contestano davanti al TAR; l’adempimento delle obbligazioni economiche derivanti dal rapporto di accreditamento si fa valere davanti al giudice ordinario. In definitiva, se il problema è “chi paga e quanto”, la risposta si trova nel Codice Civile e la competenza è del giudice ordinario.

A quale giudice deve rivolgersi una struttura sanitaria privata se l’ASL contesta un pagamento per superamento del tetto di spesa?
Deve rivolgersi al giudice ordinario (Tribunale civile). La Corte di Cassazione ha chiarito che, quando la controversia riguarda la corretta determinazione dei rapporti economici di dare/avere e non l’esercizio di un potere autoritativo della P.A., la giurisdizione spetta a quest’ultimo.

Perché la controversia non è di competenza del giudice amministrativo, anche se riguarda atti di una pubblica amministrazione?
Non è di competenza del giudice amministrativo perché l’oggetto del contendere non è la legittimità di un atto di potere (come un decreto di programmazione sanitaria), ma l’adempimento di un’obbligazione economica sorta nell’ambito di un rapporto paritetico, assimilabile a una concessione. La richiesta dell’ASL di una nota di credito è considerata un atto gestionale nella fase esecutiva del rapporto contrattuale.

Cosa si intende per ‘petitum sostanziale’ e perché è stato decisivo in questo caso?
Il ‘petitum sostanziale’ è il bene concreto o l’utilità effettiva che la parte ricorrente vuole ottenere dal processo. È stato decisivo perché, al di là della forma, la struttura sanitaria chiedeva il pagamento di una somma di denaro e contestava una richiesta di restituzione. Questo ha qualificato la controversia come patrimoniale, radicandola nella giurisdizione del giudice ordinario, che è il giudice dei diritti e degli obblighi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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