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Giurisdizione giudice ordinario: PA e accordi privati

La Corte di Cassazione conferma la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra un ente comunale e una società ferroviaria. Il caso riguardava il mancato pagamento per la realizzazione di un’opera pubblica, basato su un accordo non formalizzato. La Corte ha stabilito che, non avendo l’ente pubblico esercitato poteri autoritativi ma agito su un piano paritario, la disputa ha natura patrimoniale e rientra nella competenza del giudice civile.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario: Quando la PA Risponde come un Privato

Capita spesso di chiedersi quale sia il giudice competente quando sorge una controversia con la Pubblica Amministrazione. La risposta non è sempre scontata e dipende dalla natura del rapporto in questione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la giurisdizione del giudice ordinario si afferma ogni qualvolta la P.A. non agisce esercitando i suoi poteri autoritativi, ma si pone su un piano di parità con il privato. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Un Accordo Mancato per un’Opera Pubblica

La vicenda trae origine da una richiesta di pagamento avanzata da una società ferroviaria nei confronti di un importante ente comunale. Anni prima, l’ente aveva ottenuto dalla società l’autorizzazione a realizzare un attraversamento ferroviario per lavori di sistemazione idraulica. Le parti avevano concordato modalità, costi e termini, ma l’ente comunale, una volta completata l’opera, non aveva mai formalizzato l’accordo né saldato il dovuto, pari a oltre 875.000 euro.

La Questione di Giurisdizione: Giudice Ordinario o Amministrativo?

Di fronte alla richiesta di pagamento, l’ente comunale ha eccepito il difetto di giurisdizione del giudice civile, sostenendo che la materia rientrasse nella competenza esclusiva del giudice amministrativo. Il Tribunale di primo grado aveva accolto questa tesi. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione, affermando la giurisdizione del giudice ordinario. Secondo i giudici di secondo grado, l’accordo tra le parti era puramente patrimoniale e non implicava scelte discrezionali o l’uso di poteri pubblici da parte dell’ente. La controversia è così giunta in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la Giurisdizione del Giudice Ordinario

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente comunale, confermando in via definitiva la competenza del giudice civile. La decisione si fonda su un principio consolidato ma di fondamentale importanza pratica.

Il Criterio del “Potere in Concreto”

La Cassazione ha ribadito che, per radicare la giurisdizione amministrativa, non è sufficiente che la controversia rientri in una delle “materie” elencate dalla legge (come urbanistica o edilizia). È necessario che l’oggetto della causa sia la contestazione dell’esercizio concreto di un potere pubblico. In altre parole, la P.A. deve aver agito come “autorità” e non come un “qualsiasi litigante privato”.

La Violazione della Buona Fede come Fondamento dell’Azione

Nel caso specifico, l’ente comunale non ha esercitato alcun potere autoritativo. Si è limitato a chiedere un’autorizzazione (un “nulla osta”) e a concordare un corrispettivo, comportandosi come un qualsiasi soggetto privato che necessita di realizzare un’opera su suolo altrui. La richiesta della società ferroviaria non contestava un provvedimento amministrativo, ma la lesione dell’affidamento generato dal comportamento dell’ente, contrario ai principi di buona fede e correttezza. La causa petendi si fondava, quindi, sulla violazione di regole comportamentali che si applicano a chiunque, pubblico o privato che sia.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione distinguendo nettamente tra l’agire della Pubblica Amministrazione come autorità e il suo agire iure privatorum (secondo le regole del diritto privato). La giurisdizione si determina in base al petitum sostanziale e alla causa petendi, ossia alla posizione giuridica fatta valere in giudizio. Nel caso esaminato, la società ferroviaria non lamentava l’illegittimità di un atto amministrativo, ma un comportamento scorretto tenuto dall’ente comunale durante la fase esecutiva di un’opera. L’ente aveva chiesto un’autorizzazione, concordato un prezzo e poi, una volta ottenuta l’opera, si era rifiutato di pagare e di formalizzare l’accordo. Questo comportamento ha leso l’affidamento della controparte e configura una violazione dei doveri di buona fede, materia prettamente civilistica. L’assenza totale dell’esercizio di un potere pubblico – come atti autoritativi, discrezionalità amministrativa o provvedimenti unilaterali – ha reso la relazione tra le parti un rapporto paritario, la cui patologia spetta al giudice ordinario dirimere.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale: la Pubblica Amministrazione non gode di una posizione di privilegio quando sceglie di agire sul piano privatistico. Se un ente pubblico stipula accordi di natura patrimoniale senza esercitare poteri di supremazia, è tenuto a rispettare le stesse regole di correttezza e buona fede di un qualsiasi soggetto privato. Di conseguenza, le controversie che nascono dalla violazione di questi doveri appartengono alla giurisdizione del giudice ordinario, il quale è chiamato a tutelare l’affidamento e a sanzionare i comportamenti sleali, anche se posti in essere da un ente pubblico.

Quando una controversia tra una Pubblica Amministrazione e un privato spetta al giudice ordinario?
Secondo la Cassazione, la controversia spetta al giudice ordinario quando la Pubblica Amministrazione non agisce esercitando un potere autoritativo, ma si comporta come un soggetto privato, instaurando un rapporto paritario. La causa deve fondarsi sulla violazione di norme comportamentali, come la buona fede, e non sulla contestazione di un provvedimento amministrativo.

Cosa significa che la Pubblica Amministrazione agisce in un “rapporto paritario”?
Significa che la P.A. opera sullo stesso piano del soggetto privato, senza esercitare poteri di supremazia o discrezionalità amministrativa. In questi casi, come quello di un accordo per un corrispettivo economico, l’ente è vincolato dalle regole del diritto civile al pari di qualsiasi altro contraente.

La mancata formalizzazione di un accordo con la Pubblica Amministrazione impedisce di agire in giudizio?
No. Come dimostra il caso in esame, anche se un accordo non è stato formalizzato in una convenzione scritta, il comportamento tenuto dalla P.A. può generare un legittimo affidamento nella controparte. La violazione di tale affidamento costituisce un illecito e può essere posta a fondamento di una richiesta di pagamento o di risarcimento davanti al giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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