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Giurisdizione giudice ordinario: la Cassazione decide

Un dipendente pubblico contesta la riorganizzazione del suo ufficio e la revoca di un incarico. La Corte di Cassazione conferma la giurisdizione del giudice ordinario su tutte le domande, anche se connesse ad atti amministrativi. Tuttavia, cassa la decisione della Corte d’Appello per aver erroneamente rimesso l’intera causa al primo giudice, specificando che la rimessione doveva limitarsi alla sola domanda su cui era stato dichiarato il difetto di giurisdizione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario: La Cassazione sul Pubblico Impiego

Nel complesso mondo del diritto del lavoro pubblico, la linea di demarcazione tra le competenze del giudice del lavoro e quelle del giudice amministrativo è spesso al centro di complesse battaglie legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 32413/2024, interviene su questo tema, offrendo chiarimenti cruciali sulla giurisdizione del giudice ordinario quando le pretese di un dipendente pubblico toccano atti organizzativi della Pubblica Amministrazione. Analizziamo insieme il caso e i principi di diritto affermati.

I Fatti del Caso: Un Dipendente Pubblico Contro la Riorganizzazione Comunale

La vicenda ha origine dall’azione legale di un dipendente di un Ente locale, assunto a tempo indeterminato e inquadrato nella categoria D. Inizialmente, gli era stato affidato un ampio settore tecnico che includeva Urbanistica, Lavori Pubblici, Manutenzione, Ambiente e Commercio. Successivamente, l’Amministrazione decideva di suddividere tale settore in due aree distinte, assegnando al dipendente solo quella relativa ai Lavori Pubblici e Manutenzione. In seguito, anche questo incarico veniva revocato per presunto mancato raggiungimento degli obiettivi.

Il lavoratore si rivolgeva al Tribunale chiedendo di accertare l’illegittimità degli atti di riorganizzazione e di revoca, il ripristino della sua posizione originaria, il risarcimento del danno da demansionamento e l’assegnazione di mansioni corrispondenti alla sua qualifica. Il Tribunale accoglieva solo in parte le sue richieste, ma declinava la propria giurisdizione sulla domanda di assegnazione della dirigenza del settore Urbanistica, ritenendola di competenza del giudice amministrativo.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

Entrambe le parti impugnavano la decisione. La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, affermava la giurisdizione del giudice ordinario su tutte le domande proposte dal dipendente. Rilevava, infatti, che nel pubblico impiego contrattualizzato, anche quando si contesta un atto amministrativo di organizzazione, se la lesione riguarda un diritto soggettivo del lavoratore, la competenza è del giudice ordinario. Di conseguenza, la Corte territoriale annullava la sentenza e rimetteva l’intera causa al Tribunale per un nuovo esame.

Questa decisione veniva a sua volta impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione sia dal dipendente che dal Comune.

Giurisdizione Giudice Ordinario: Il Principio Affermato dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminando prioritariamente la questione di giurisdizione sollevata dal Comune, ha rigettato il motivo di ricorso, confermando in toto l’impostazione della Corte d’Appello su questo punto. Gli Ermellini hanno ribadito un principio ormai consolidato: nel rapporto di lavoro pubblico ‘privatizzato’, tutte le controversie relative alla gestione del rapporto, incluse quelle su conferimento e revoca di incarichi, sono devolute alla giurisdizione del giudice ordinario.

Gli atti di macro-organizzazione dell’ente, come la suddivisione di un settore, costituiscono solo un presupposto dell’azione. Il giudice ordinario ha il potere di disapplicarli, se ritenuti illegittimi, per decidere sulla pretesa del lavoratore, che si fonda su un diritto soggettivo nascente dal contratto di lavoro.

L’Errore Procedurale: La Rimessione Parziale della Causa

Tuttavia, la Cassazione ha accolto i motivi di ricorso di entrambe le parti che criticavano la decisione della Corte d’Appello di rimettere l’intero procedimento al primo giudice. Qui emerge il secondo principio chiave dell’ordinanza. L’art. 353 c.p.c. (nella versione applicabile al caso) prevede la rimessione al primo giudice come un’ipotesi eccezionale, finalizzata a garantire il doppio grado di giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che, quando un processo riguarda una pluralità di domande, la rimessione può operare solo per quelle domande rispetto alle quali il primo giudice aveva erroneamente negato la propria giurisdizione. Non può essere estesa anche alle domande che il Tribunale aveva già esaminato e deciso nel merito.

Nel caso specifico, il Tribunale si era già pronunciato su diverse questioni (come l’illegittimità della revoca anticipata dell’incarico). La Corte d’Appello, una volta affermata la propria giurisdizione anche sulla domanda residua, avrebbe dovuto trattenere la causa e decidere nel merito gli appelli relativi alle altre domande, senza ‘resettare’ l’intero giudizio. La scelta di rimettere tutto al Tribunale ha costituito un error in procedendo, ovvero un errore di procedura.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato la giurisdizione del giudice ordinario su tutte le domande, rigettando il relativo motivo del Comune. Ha però cassato la sentenza d’appello nella parte in cui disponeva la rimessione totale della causa, rinviando il procedimento alla stessa Corte d’Appello. Quest’ultima dovrà ora procedere all’esame nel merito degli appelli proposti dalle parti sulle domande già decise dal Tribunale, garantendo così il rispetto dei principi di economia processuale e del doppio grado di giurisdizione.

Questa ordinanza rafforza la centralità del giudice del lavoro nelle controversie del pubblico impiego contrattualizzato e, al contempo, delinea con precisione i limiti dei poteri del giudice d’appello in caso di riforma di una pronuncia sulla giurisdizione, a tutela della ragionevole durata del processo.

A chi spetta decidere sulle controversie di un dipendente pubblico quando sono coinvolti atti di organizzazione dell’ente?
Secondo la Corte di Cassazione, nel pubblico impiego contrattualizzato la giurisdizione spetta al giudice ordinario (giudice del lavoro), anche quando la controversia è legata ad atti amministrativi di macro-organizzazione. Tali atti sono considerati meri presupposti che il giudice ordinario può disapplicare se li ritiene illegittimi al fine di decidere sui diritti soggettivi del lavoratore.

Se la Corte d’Appello riforma una sentenza di primo grado per un difetto di giurisdizione su una sola domanda, deve rimettere tutta la causa al primo giudice?
No. La Corte ha stabilito che la rimessione al primo giudice è un’ipotesi tassativa e limitata. In un processo con più domande, la causa deve essere rimessa indietro solo per la specifica domanda per cui era stata erroneamente negata la giurisdizione, mentre il giudice d’appello deve decidere nel merito le altre questioni già trattate in primo grado.

Può il giudice ordinario annullare un atto amministrativo di un ente pubblico?
No, il giudice ordinario non ha il potere di annullare l’atto amministrativo in sé. Tuttavia, ha il potere di ‘disapplicarlo’ ai fini della decisione della causa specifica. Ciò significa che, pur rimanendo l’atto valido ed efficace per l’ordinamento generale, esso non produce effetti nel caso concreto tra le parti in giudizio, se ritenuto illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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