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Giurisdizione giudice ordinario: il caso di occupazione

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra un Comune e alcuni privati per l’occupazione senza titolo di un bene demaniale. La decisione si fonda sul principio del “petitum sostanziale”: poiché il Comune ha agito per il rilascio del bene e il pagamento dei canoni, esercitando diritti di natura privatistica, la competenza spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo, a prescindere dalle difese dei privati basate sulla presunta esistenza di una concessione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario: quando la PA agisce come un privato

Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per determinare la giurisdizione del giudice ordinario nelle controversie che vedono contrapposti cittadini e Pubblica Amministrazione. Il caso analizzato riguarda l’occupazione di un bene appartenente al demanio civico e chiarisce che la competenza a decidere non dipende dalla natura pubblica del bene, ma dal modo in cui l’ente pubblico sceglie di tutelare i propri interessi.

I fatti del caso: occupazione di un bene comunale

La vicenda ha origine dalla richiesta di un Comune nei confronti di alcuni privati, finalizzata a ottenere il rilascio di un terreno facente parte del demanio civico cittadino e il pagamento dei canoni di occupazione non corrisposti. I privati, a loro difesa, sostenevano di occupare legittimamente l’area in forza di delibere di assegnazione del Comune stesso, atti che, a loro dire, configuravano una concessione amministrativa.

Proprio sulla base di questa presunta concessione, i privati avevano eccepito il difetto di giurisdizione del giudice civile, ritenendo che la controversia, implicando la valutazione di atti autoritativi della Pubblica Amministrazione, dovesse essere devoluta al giudice amministrativo.

La questione sulla giurisdizione del giudice ordinario

Il cuore della questione legale risiede nella corretta individuazione del giudice competente. La Corte di Appello aveva già confermato la competenza del tribunale ordinario, ma i privati hanno portato la questione fino in Cassazione. La loro tesi era semplice: se il rapporto si fonda su una concessione, ogni controversia sulla sua validità, efficacia e disciplina rientra nella sfera del giudice amministrativo, poiché coinvolge l’esercizio di un potere pubblico.

La Suprema Corte, investita della questione dalle Sezioni Unite, è stata chiamata a decidere se, in un caso come questo, prevalga la natura del rapporto (potenzialmente pubblicistico) o la natura della domanda giudiziale (di stampo prettamente privatistico).

Il criterio del “Petitum Sostanziale”

Per risolvere il conflitto, la Corte ha applicato il consolidato principio del “petitum sostanziale”. Secondo questo criterio, la giurisdizione non si determina sulla base delle difese del convenuto o dell’andamento del processo, ma esclusivamente in base all’oggetto della domanda proposta dall’attore e alla causa petendi, ovvero i fatti e le ragioni giuridiche su cui si fonda la pretesa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Nel caso specifico, il Comune non ha agito per annullare o modificare un provvedimento amministrativo, ma ha avanzato due richieste tipiche del diritto privato:
1. Rilascio del bene: un’azione a tutela della proprietà, assimilabile all’azione di rivendica che spetta a qualsiasi proprietario.
2. Pagamento dei canoni: un’azione di adempimento contrattuale o di risarcimento per l’occupazione, tipica di un creditore.

La Cassazione ha chiarito che il Comune ha scelto di agire “iure privatorum”, ovvero come un qualsiasi soggetto privato, per recuperare un proprio bene e ottenere il pagamento di una somma di denaro. Non ha esercitato alcun potere autoritativo, come ad esempio un ordine di sgombero esecutivo. Le argomentazioni dei privati sull’esistenza di una concessione sono state qualificate come mere difese (replicationes), che attengono al merito della causa (cioè, se la domanda del Comune sia fondata o meno) ma non sono idonee a spostare la giurisdizione. In altre parole, sarà il giudice ordinario a dover accertare, nel merito, se l’occupazione fosse legittimata o meno da una valida concessione, ma questo non cambia la sua competenza a decidere.

Le conclusioni

L’ordinanza riafferma con forza che la giurisdizione si radica in base alla domanda. Se la Pubblica Amministrazione agisce per la tutela di un diritto soggettivo (come la proprietà o il credito) utilizzando gli strumenti del codice civile, la controversia appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario. La giurisdizione del giudice amministrativo sorge, invece, quando l’oggetto del contendere è l’esercizio del potere pubblico e la lesione di un interesse legittimo del privato. La decisione, pertanto, conferma un pilastro del nostro sistema processuale, garantendo chiarezza nel riparto di giurisdizione e sottolineando che anche un ente pubblico, quando si muove sul piano paritetico del diritto privato, è soggetto alle stesse regole e allo stesso giudice di qualsiasi altro cittadino.

Come si stabilisce a quale giudice rivolgersi in una causa contro la Pubblica Amministrazione?
La giurisdizione si determina in base al cosiddetto “petitum sostanziale”, ovvero analizzando la natura concreta della richiesta e le ragioni poste a suo fondamento dall’attore. Non contano le difese presentate dal convenuto.

Se un Comune chiede il rilascio di un suo bene occupato da un privato, il giudice competente è quello ordinario o amministrativo?
Il giudice competente è quello ordinario. La richiesta di rilascio di un bene e di pagamento dei canoni è un’azione a tutela di diritti soggettivi di natura patrimoniale (proprietà e credito), che rientra nella giurisdizione civile, anche se il bene è di natura pubblica.

L’esistenza di una presunta concessione amministrativa sposta la competenza al giudice amministrativo?
No. Secondo la Corte, l’esistenza di una concessione è una questione che attiene al merito della controversia e che verrà valutata dal giudice competente come difesa del convenuto. Tuttavia, non è sufficiente a spostare la giurisdizione se la domanda principale dell’ente pubblico è di natura privatistica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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