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Giurisdizione giudice ordinario: il caso dei crediti

Una società, al termine di un contratto di concessione per l’illuminazione cimiteriale, non riceve il pagamento del prezzo di riscatto degli impianti da parte del Comune. Dopo un complesso iter giudiziario, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite interviene per risolvere un conflitto di giurisdizione. La Corte stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario per tutte le domande di natura patrimoniale, come quella per il pagamento del prezzo e per l’arricchimento senza causa, poiché riguardano diritti soggettivi e non l’esercizio di poteri pubblici.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario: Quando le Pretese Patrimoniali Escono dall’Ambito Amministrativo

L’ordinanza in commento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nei rapporti tra privati e Pubblica Amministrazione: la linea di demarcazione tra la giurisdizione amministrativa e la giurisdizione del giudice ordinario. Il caso specifico, relativo al mancato pagamento del corrispettivo per il riscatto di un impianto al termine di una concessione di pubblico servizio, offre un’occasione preziosa per ribadire un principio fondamentale: le controversie di natura puramente patrimoniale, che non mettono in discussione l’esercizio del potere pubblico, spettano al giudice ordinario.

I Fatti di Causa

Una società privata aveva stipulato, decenni prima, un contratto di concessione con un Comune per la costruzione e la gestione dell’impianto di illuminazione votiva del cimitero. Alla scadenza del contratto ventennale, il Comune esercitava il proprio diritto di acquisire la proprietà dell’impianto, pattuendo un prezzo di stima di oltre 150.000 euro.

Tuttavia, nonostante le delibere formali, il Comune non provvedeva al pagamento. La società concessionaria avviava quindi un complesso percorso giudiziario, prima tentando un decreto ingiuntivo (respinto per assenza di impegno di spesa nel bilancio comunale), poi citando in giudizio gli amministratori e i funzionari comunali personalmente responsabili. Il Tribunale civile si dichiarava privo di giurisdizione, ritenendo competente il giudice amministrativo. Riassunta la causa davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), quest’ultimo sollevava d’ufficio un conflitto, rimettendo la decisione finale alle Sezioni Unite della Cassazione.

Il Conflitto e la Giurisdizione del Giudice Ordinario

Il cuore della questione era stabilire a chi spettasse giudicare le pretese della società. Il TAR dubitava della propria competenza per tre domande principali:
1. La condanna degli amministratori e funzionari al pagamento del prezzo.
2. La condanna del Comune per ingiustificato arricchimento.
3. La condanna del Comune al pagamento del prezzo pattuito.

Le Sezioni Unite hanno sciolto ogni dubbio, affermando con chiarezza la giurisdizione del giudice ordinario per tutte queste domande. La Corte ha distinto nettamente la fase di gestione del rapporto di concessione (dove prevale l’interesse pubblico e la giurisdizione amministrativa) dalla fase successiva alla sua cessazione, in cui le questioni pendenti assumono un carattere meramente patrimoniale.

La Natura delle Domande

La Corte ha analizzato singolarmente le pretese della società:
Domanda contro i funzionari: L’azione si fonda sull’art. 191 del Testo Unico Enti Locali, che crea un rapporto obbligatorio diretto tra il privato e i funzionari che hanno assunto un’obbligazione senza copertura finanziaria. Si tratta di una controversia tra privati, estranea all’esercizio di poteri amministrativi.
Domanda di arricchimento senza causa: Questa azione, prevista dall’art. 2041 del codice civile, tutela un diritto soggettivo e rientra pacificamente nella competenza del giudice ordinario, anche quando è rivolta contro la Pubblica Amministrazione.
Domanda per il pagamento del prezzo: Anche questa pretesa è stata ricondotta alla giurisdizione del giudice ordinario. La controversia non riguardava la legittimità della cessazione della concessione o l’esercizio di poteri discrezionali, ma unicamente il pagamento dell’indennizzo dovuto in base al contratto. Il rapporto di concessione era già concluso e la disputa era scesa a un livello puramente economico, configurando una lesione di un diritto di credito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Suprema Corte si basano sulla distinzione tra la fase genetica e funzionale della concessione pubblica e la fase, meramente esecutiva o successiva, in cui sorgono obbligazioni di natura patrimoniale. La giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo in materia di concessioni è limitata alle controversie che implicano un sindacato sull’esercizio del potere pubblico (ad esempio, la revoca della concessione).

Quando, come nel caso di specie, il rapporto è cessato e si discute solo del pagamento di un corrispettivo, la posizione del privato è di diritto soggettivo pieno. L’Amministrazione non agisce più come un’autorità dotata di poteri speciali, ma come un qualsiasi soggetto di diritto privato tenuto ad adempiere a un’obbligazione pecuniaria. Di conseguenza, la tutela di tale diritto spetta al giudice naturale dei diritti, ovvero il giudice ordinario. La Corte ha quindi cassato la sentenza del Tribunale civile che aveva declinato la propria giurisdizione, rimettendo le parti davanti allo stesso giudice per la decisione nel merito.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per la tutela dei creditori della Pubblica Amministrazione. Stabilisce che, esauritasi la fase pubblicistica del rapporto di concessione, le pretese economiche del privato trovano la loro naturale sede di tutela davanti al giudice ordinario. Questa decisione non solo chiarisce un importante aspetto procedurale, ma rafforza anche la posizione dei privati, garantendo che le controversie su diritti di credito non vengano attratte in un ambito, quello amministrativo, non sempre deputato a risolvere questioni di puro adempimento contrattuale.

A quale giudice spetta decidere una causa per il mancato pagamento del prezzo di riscatto di un impianto, al termine di una concessione di pubblico servizio?
Risposta: Spetta al giudice ordinario. La Corte di Cassazione ha chiarito che, una volta terminato il rapporto di concessione, la controversia relativa al pagamento di un’indennità o di un corrispettivo ha natura puramente patrimoniale e riguarda un diritto soggettivo, non l’esercizio di poteri pubblici.

L’azione di arricchimento senza causa contro una Pubblica Amministrazione rientra nella giurisdizione del giudice ordinario o amministrativo?
Risposta: Rientra sempre nella giurisdizione del giudice ordinario. Come confermato dalla Corte, si tratta di un istituto civilistico che dà luogo a situazioni di diritto soggettivo perfetto, anche quando una delle parti è una Pubblica Amministrazione.

Se un Comune assume un’obbligazione senza avere la copertura finanziaria, chi è obbligato a pagare il creditore?
Risposta: In base all’art. 191 del Testo Unico degli Enti Locali, il rapporto obbligatorio sorge direttamente tra il creditore privato e l’amministratore o il funzionario che ha consentito la spesa. La relativa azione per ottenere il pagamento deve essere proposta davanti al giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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