LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisdizione giudice ordinario: i fondi salariali

La Corte di Cassazione stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra dipendenti pubblici e un’agenzia regionale. I lavoratori chiedevano il pagamento di differenze retributive accessorie, lamentando un calcolo dei fondi salariali inadeguato rispetto all’aumento del personale. A differenza dei giudici di merito, la Cassazione ha ritenuto che la domanda riguardasse un diritto soggettivo al pagamento di natura contrattuale, e non un’impugnazione di atti di macro-organizzazione, radicando così la competenza del giudice del lavoro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario: Decisiva la Natura della Domanda sui Fondi Salariali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale nel riparto di competenze tra diverse magistrature: la giurisdizione del giudice ordinario è competente a decidere sulle richieste di pagamento dei dipendenti pubblici, anche quando queste implicano una valutazione sulla corretta costituzione dei fondi per la retribuzione accessoria. La decisione ribalta i precedenti verdetti di merito, che avevano indirizzato la causa verso il giudice amministrativo.

I Fatti del Caso: La Richiesta dei Dipendenti Pubblici

Un gruppo di dipendenti ed ex dipendenti di un’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale ha intentato una causa contro il proprio datore di lavoro. L’oggetto della controversia era la mancata corresponsione di somme relative alla retribuzione accessoria maturate in un lungo arco temporale, dal 1999 al 2017.

Secondo i lavoratori, i fondi contrattuali destinati a finanziare queste voci retributive (come produttività, indennità e straordinari) erano stati costantemente sottofinanziati. L’Agenzia, infatti, non avrebbe tenuto conto dell’incremento del personale avvenuto negli anni a seguito di nuove assunzioni, calcolando le spettanze su un organico inferiore a quello effettivamente in servizio.

Il Dilemma della Giurisdizione: Giudice Ordinario vs Amministrativo

Tanto il Tribunale in primo grado quanto la Corte d’Appello avevano dichiarato il proprio difetto di giurisdizione. Secondo i giudici di merito, la richiesta dei dipendenti non si limitava a una semplice pretesa patrimoniale, ma toccava il nucleo delle scelte discrezionali dell’amministrazione. La determinazione dell’ammontare dei fondi era considerata un atto di “macro-organizzazione”, espressione di un potere pubblico, la cui legittimità poteva essere sindacata solo dal giudice amministrativo. Il petitum sostanziale, quindi, non era la ripartizione dei fondi disponibili, ma il loro aumento, un’azione che esulava dalla competenza del giudice del lavoro.

La Prospettiva dei Ricorrenti

I lavoratori, nel loro ricorso in Cassazione, hanno sostenuto una tesi differente. La loro non era un’impugnazione di un provvedimento amministrativo, ma una richiesta di adempimento contrattuale. Essi lamentavano un comportamento omissivo del datore di lavoro, che non aveva correttamente applicato le norme di legge e di contratto collettivo per la determinazione dei fondi. La pretesa, dunque, aveva la natura di un diritto soggettivo al pagamento di differenze retributive, pienamente rientrante nella giurisdizione del giudice ordinario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei lavoratori, cassando la sentenza d’appello e dichiarando la giurisdizione del giudice ordinario. Il ragionamento della Corte si basa sulla distinzione fondamentale tra la natura della posizione giuridica fatta valere.

Il Collegio ha chiarito che, ai fini del riparto di giurisdizione, non rileva la prospettazione delle parti, bensì il “petitum sostanziale”, ovvero la natura intrinseca della pretesa. In questo caso, i ricorrenti hanno agito per ottenere la condanna del datore di lavoro al pagamento di differenze retributive di fonte contrattuale. Non hanno impugnato un atto regolamentare di riduzione dei fondi, ma hanno lamentato la lesione di diritti soggettivi derivante da un’errata gestione del rapporto di lavoro.

La Corte ha sottolineato che la domanda si sostanzia in una richiesta di pagamento e presuppone solo una “verifica incidentale” dell’obbligo di ridefinire i fondi. Questo tipo di accertamento è consentito al giudice ordinario, il quale può valutare la legittimità di un atto amministrativo al solo fine di decidere sulla pretesa di diritto soggettivo che ne dipende, senza però poterlo annullare. La pretesa dei lavoratori non è legata all’illegittimo esercizio di un potere autoritativo, ma alla violazione di obblighi datoriali.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: quando un dipendente pubblico agisce per far valere un diritto patrimoniale che discende dal contratto di lavoro, la controversia appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario. Anche se la risoluzione della disputa richiede di esaminare la correttezza con cui l’amministrazione ha costituito i fondi salariali, ciò non sposta la competenza al giudice amministrativo, a meno che non si impugni direttamente un atto di macro-organizzazione.

La decisione rafforza la tutela dei diritti soggettivi dei lavoratori pubblici, confermando che le questioni relative alla gestione del rapporto di lavoro e all’adempimento degli obblighi retributivi sono di competenza del giudice specializzato in materia di lavoro, il quale ha tutti gli strumenti per risolvere la controversia, inclusa la possibilità di disapplicare atti amministrativi ritenuti illegittimi.

A quale giudice spetta decidere su una richiesta di pagamento di retribuzione accessoria da parte di dipendenti pubblici se l’amministrazione non ha adeguato i fondi?
Spetta alla giurisdizione del giudice ordinario, in particolare al giudice del lavoro, perché la domanda riguarda un diritto soggettivo di natura patrimoniale derivante dal rapporto di lavoro contrattualizzato.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che la controversia non fosse di competenza del giudice amministrativo?
Perché i lavoratori non hanno impugnato un atto di macro-organizzazione con cui l’amministrazione esercitava un potere discrezionale, ma hanno lamentato un inadempimento contrattuale, chiedendo il pagamento di differenze retributive. La loro pretesa era basata su un diritto soggettivo e non su un interesse legittimo.

Il giudice ordinario può valutare la correttezza della costituzione dei fondi salariali di un ente pubblico?
Sì, può farlo in via incidentale. Ciò significa che, per decidere sulla domanda principale di pagamento, può verificare se l’amministrazione avesse l’obbligo di ridefinire i fondi, senza però poter annullare gli atti amministrativi presupposti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati