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Giurisdizione giudice ordinario: fondi retributivi PA

La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra dipendenti e un’Agenzia Regionale Ambientale. Il caso riguarda la mancata corresponsione di retribuzione accessoria. La Corte ha chiarito che, quando la richiesta si fonda su un diritto soggettivo di natura contrattuale e non sulla contestazione di un atto di macro-organizzazione, la competenza è del giudice del lavoro, anche se ciò richiede una valutazione incidentale degli atti amministrativi.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario: Quando il Diritto alla Retribuzione Supera l’Atto Amministrativo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nel riparto di competenze tra giudice del lavoro e giudice amministrativo, stabilendo la giurisdizione del giudice ordinario in una causa per differenze retributive promossa da dipendenti di un ente pubblico. La decisione chiarisce che la richiesta di pagamento di somme contrattualmente dovute, anche se legata a una presunta errata costituzione dei fondi salariali da parte dell’amministrazione, radica la controversia davanti al giudice del lavoro.

I Fatti del Caso: La Richiesta dei Dipendenti Pubblici

Un gruppo di dipendenti ed ex dipendenti di un’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, lamentando il mancato pagamento di una parte della retribuzione accessoria maturata in un lungo arco temporale, dal 1999 al 2017.

Secondo i ricorrenti, l’ente non aveva adeguatamente incrementato i fondi contrattuali destinati a tale retribuzione (come il fondo per il lavoro straordinario, la produttività e le posizioni organizzative), nonostante l’aumento del personale in servizio a seguito di nuove assunzioni. In pratica, i fondi erano stati calcolati su un numero di dipendenti inferiore a quello effettivo, con conseguente danno economico per i lavoratori.

La Decisione dei Giudici di Merito: Carenza di Giurisdizione

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano declinato la propria giurisdizione, ritenendo che la competenza spettasse al giudice amministrativo. Secondo i giudici di merito, la determinazione delle risorse da destinare ai fondi salariali rientrava tra gli atti di “macro-organizzazione” della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, la pretesa dei lavoratori non configurava un diritto soggettivo pieno, ma un mero interesse legittimo al corretto esercizio del potere discrezionale dell’ente. Il petitum sostanziale, secondo questa interpretazione, era l’aumento dei fondi, un atto di natura autoritativa.

La Cassazione e la Giurisdizione del Giudice Ordinario

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Gli Ermellini hanno sottolineato che, per determinare la giurisdizione, non bisogna guardare alla prospettazione formale delle parti, ma al cosiddetto “petitum sostanziale”, ovvero alla natura intrinseca della posizione giuridica fatta valere e al bene della vita che si intende ottenere.

Nel caso di specie, i lavoratori non avevano impugnato un atto amministrativo con cui l’ente aveva ridotto i fondi, né chiedevano l’esercizio di un potere discrezionale. Al contrario, essi chiedevano il pagamento di differenze retributive, facendo valere un diritto soggettivo di natura patrimoniale che trovava la sua fonte nel contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL). La presunta errata costituzione del fondo non era l’oggetto principale della causa, ma un presupposto della loro richiesta di adempimento contrattuale.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Corte ha spiegato che la controversia riguarda la gestione del rapporto di lavoro e non l’organizzazione dell’ente. I dipendenti lamentano un comportamento omissivo del datore di lavoro, che non avrebbe correttamente applicato le norme legali e contrattuali per la determinazione dei fondi. Questa è una classica controversia di lavoro.

Il fatto che per decidere sulla richiesta retributiva sia necessario valutare la legittimità degli atti di costituzione dei fondi non sposta la giurisdizione. Il giudice ordinario, infatti, ha il potere di disapplicare l’atto amministrativo presupposto quando questo incide su un diritto soggettivo, senza bisogno di annullarlo. La pretesa dei lavoratori è un diritto al corretto calcolo della retribuzione, un diritto che sorge dal rapporto di lavoro e non da un provvedimento amministrativo discrezionale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza consolida un importante orientamento giurisprudenziale: le controversie dei dipendenti pubblici che hanno ad oggetto pretese retributive basate su norme di legge o di contratto rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario, anche se la loro risoluzione implica una valutazione su come l’amministrazione ha costituito i fondi salariali. Si tratta di una tutela fondamentale per i lavoratori del pubblico impiego, che possono far valere i loro diritti di natura patrimoniale direttamente davanti al giudice del lavoro, quale giudice naturale dei rapporti contrattuali.

Quando una controversia sulla retribuzione dei dipendenti pubblici rientra nella giurisdizione del giudice ordinario?
Quando la richiesta del dipendente si fonda su un diritto soggettivo di natura patrimoniale derivante dal contratto di lavoro (come il pagamento di differenze retributive) e non sulla contestazione di un atto di macro-organizzazione dell’ente, la giurisdizione spetta al giudice ordinario (giudice del lavoro).

Cosa si intende per ‘petitum sostanziale’ e perché è decisivo per determinare la giurisdizione?
Il ‘petitum sostanziale’ è la reale natura della richiesta avanzata e il bene concreto che si vuole ottenere, indipendentemente da come la domanda è stata formulata. È decisivo perché la giurisdizione si determina in base alla posizione giuridica lesa (diritto soggettivo o interesse legittimo), che viene individuata analizzando proprio il petitum sostanziale.

Il giudice ordinario può esaminare un atto amministrativo, come la determinazione di un fondo salariale?
Sì, il giudice ordinario può esaminare un atto amministrativo in via incidentale, cioè come presupposto per decidere su un diritto soggettivo. Se ritiene che l’atto sia illegittimo e leda tale diritto, può disapplicarlo ai fini della decisione del caso specifico, senza però annullarlo con effetti generali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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