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Giurisdizione giudice ordinario e P.A.: il caso

Un Comune ha demolito opere su un terreno, sostenendo di agire in autotutela. Le società che utilizzavano l’area hanno avviato un’azione possessoria. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario, poiché il Comune non ha provato che il bene facesse parte del suo patrimonio indisponibile. Senza tale prova, l’azione della P.A. è considerata una mera attività materiale, soggetta al controllo del giudice ordinario e non a quello amministrativo.

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Giurisdizione Giudice Ordinario: Quando la P.A. agisce come un privato?

Un recente provvedimento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale nei rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione: quando un’azione di forza di un Comune su un bene è soggetta alla giurisdizione del giudice ordinario? La decisione analizza il confine tra l’esercizio legittimo del potere pubblico (autotutela) e un’attività puramente materiale, equiparabile a quella di un privato. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere i limiti dell’azione amministrativa e gli strumenti di tutela a disposizione dei cittadini.

I Fatti: Un’azione di forza e la questione della giurisdizione

Due società private, che gestivano una stazione di rifornimento, si sono viste demolire da un Comune il cordolo di cemento, la recinzione e i cancelli del piazzale da loro utilizzato. Il Comune ha giustificato la propria azione come esecuzione di precedenti provvedimenti amministrativi che ordinavano la rimozione di opere ritenute abusive su un’area di presunta proprietà comunale.

Le società hanno reagito avviando un’azione possessoria davanti al tribunale ordinario per ottenere la reintegrazione nel possesso del piazzale. In risposta, il Comune ha sollevato un regolamento preventivo di giurisdizione, chiedendo alla Corte di Cassazione di dichiarare che la competenza a decidere fosse del giudice amministrativo. Secondo l’ente locale, la sua azione non era un mero atto materiale, ma l’esercizio di un potere di autotutela possessoria, insindacabile dal giudice ordinario.

La Decisione della Corte: Confermata la giurisdizione del giudice ordinario

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso del Comune e hanno dichiarato la giurisdizione del giudice ordinario a decidere sulla controversia. La Corte ha stabilito che, affinché la Pubblica Amministrazione possa legittimamente esercitare i poteri di autotutela su un bene, deve prima dimostrare in modo inconfutabile che tale bene appartenga al suo patrimonio indisponibile. In assenza di questa prova, l’azione dell’ente si configura come una semplice attività materiale, lesiva di una posizione di diritto soggettivo (il possesso), e come tale ricade pienamente nella competenza del giudice ordinario.

Le Motivazioni: Il discrimine tra potere pubblico e attività materiale

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi consolidati in materia di riparto di giurisdizione.

Il Criterio del “Petitum Sostanziale”

Per stabilire a chi spetti la giurisdizione, non ci si deve fermare alla richiesta formale delle parti, ma si deve guardare al “petitum sostanziale”, ovvero alla natura intrinseca della posizione giuridica lesa. Se l’azione del privato mira a contestare la legittimità di un provvedimento amministrativo e dell’esercizio di un potere pubblico, la giurisdizione è del giudice amministrativo. Se, invece, l’azione lamenta la lesione di un diritto soggettivo (come il possesso) attraverso un’attività materiale non sorretta da un potere legittimamente esercitato, la giurisdizione appartiene al giudice ordinario.

Il Ruolo Decisivo del Patrimonio Indisponibile

Il punto centrale della motivazione riguarda la natura del bene. Il potere speciale di autotutela possessoria, previsto dall’art. 823 del codice civile, è concesso alla P.A. per proteggere i beni destinati a una funzione pubblica, ovvero i beni demaniali e quelli del patrimonio indisponibile. Per qualificare un bene come appartenente al patrimonio indisponibile, non è sufficiente una mera previsione urbanistica. Sono necessari due requisiti:
1. Requisito soggettivo: Un atto formale della P.A. che destina specificamente quel bene a un pubblico servizio.
2. Requisito oggettivo: L’effettiva e attuale utilizzazione del bene per quella finalità pubblica.

Nel caso di specie, il Comune non ha fornito la prova di questi due requisiti. La semplice certificazione urbanistica non è stata ritenuta sufficiente a dimostrare la natura indisponibile del bene. Di conseguenza, mancando il presupposto fondamentale (l’appartenenza del bene al patrimonio indisponibile), l’azione del Comune ha perso la sua connotazione di esercizio di potere pubblico ed è stata qualificata come un’attività meramente materiale.

Le Conclusioni: Implicazioni pratiche per cittadini e imprese

Questa ordinanza ribadisce un principio di garanzia fondamentale: la Pubblica Amministrazione non gode di un potere illimitato. Quando agisce al di fuori dei presupposti stabiliti dalla legge, il suo comportamento viene equiparato a quello di un qualsiasi soggetto privato e può essere sindacato dal giudice ordinario. Per cittadini e imprese, ciò significa che, di fronte ad azioni di forza da parte di un ente pubblico che ledono un diritto come il possesso, è possibile rivolgersi al tribunale ordinario se la P.A. non dimostra che sta agendo a tutela di un bene effettivamente destinato a una funzione pubblica. La P.A. non può invocare poteri speciali se non prova rigorosamente di averne i requisiti; in caso contrario, la sua azione è soggetta alle regole del diritto comune.

Quando l’azione di un privato contro la Pubblica Amministrazione rientra nella giurisdizione del giudice ordinario?
Secondo la sentenza, la giurisdizione è del giudice ordinario quando il comportamento della P.A., pur essendo formalmente collegato a provvedimenti amministrativi, si concretizza in una mera attività materiale lesiva di un diritto soggettivo (come il possesso) e non costituisce l’esercizio di un potere pubblico legittimamente esercitato.

Qual è il presupposto fondamentale perché la P.A. possa esercitare il potere di autotutela possessoria su un bene?
Il presupposto indispensabile è che il bene oggetto dell’azione appartenga al demanio pubblico o al patrimonio indisponibile dell’ente. La P.A. ha l’onere di provare l’incontestata appartenenza del bene a una di queste categorie.

Cosa serve per dimostrare che un bene fa parte del patrimonio indisponibile di un ente pubblico?
Non basta una semplice destinazione urbanistica. È necessario il concorso di un doppio requisito: uno soggettivo (un atto amministrativo che destina il bene a un pubblico servizio) e uno oggettivo (l’effettiva e attuale utilizzazione del bene per tale servizio). In assenza anche di uno solo di questi elementi, il bene è considerato parte del patrimonio disponibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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