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Giurisdizione giudice ordinario: canone e P.A.

Una concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo ha contestato la riduzione di 150 milioni di euro del canone ad essa riversato, imposta da una norma di legge. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha chiarito che, non trattandosi di un atto discrezionale della Pubblica Amministrazione ma di un’imposizione legislativa, la controversia ha natura puramente patrimoniale e riguarda un diritto soggettivo, rientrando così nella competenza del tribunale ordinario.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario e Canone Pubblico: La Decisione della Cassazione

Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nel riparto di competenze tra i diversi organi giudiziari, stabilendo la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia di natura economica tra lo Stato e la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. La questione centrale riguardava la legittimità di una riduzione del canone imposta non da un atto amministrativo, ma direttamente dalla legge.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla decisione della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo di citare in giudizio il Ministero dello Sviluppo Economico. L’azienda chiedeva il pagamento di 150 milioni di euro, oltre interessi, somma che le era stata sottratta dal totale del canone di abbonamento per l’anno 2014. Tale decurtazione era stata disposta da una norma specifica (l’art. 21, comma 4, del d.l. n. 66 del 2014), della quale l’azienda lamentava l’incostituzionalità.

Il Tribunale di primo grado aveva declinato la propria giurisdizione, ritenendo competente il giudice amministrativo. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione, affermando la giurisdizione del giudice ordinario. Secondo i giudici d’appello, la controversia aveva natura puramente patrimoniale e non implicava la valutazione di un’azione autoritativa o discrezionale della Pubblica Amministrazione, poiché la riduzione era stata imposta ex lege. Contro questa sentenza, le Amministrazioni statali hanno proposto ricorso per cassazione.

Il Riparto di Giurisdizione nelle Concessioni e la competenza del Giudice Ordinario

La legge (art. 133, comma 1, lett. c, del Codice del Processo Amministrativo) affida al giudice amministrativo le controversie in materia di pubblici servizi relative a concessioni, ma ne esclude quelle concernenti “indennità, canoni ed altri corrispettivi”.

La giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite ha chiarito questo confine: le controversie riservate alla giurisdizione del giudice ordinario sono quelle dal contenuto meramente patrimoniale, in cui il rapporto tra le parti si configura secondo lo schema “obbligo-pretesa”. In questi casi, non viene in rilievo un potere di intervento della Pubblica Amministrazione a tutela di interessi generali.

Al contrario, quando la lite coinvolge l’esercizio di poteri discrezionali-valutativi della P.A. sull’economia del rapporto concessorio, la controversia rientra nello schema “potere-interesse” e spetta al giudice amministrativo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso delle Amministrazioni, confermando la sentenza d’appello. Il punto dirimente, secondo le Sezioni Unite, è la fonte della decurtazione contestata. La riduzione dell’importo da riversare alla concessionaria non è stata il frutto di un provvedimento amministrativo discrezionale, ma è stata imposta direttamente “dal legislatore”.

La domanda della concessionaria, pertanto, non mira a contestare l’esercizio di un potere amministrativo, ma a far valere un diritto soggettivo al pagamento integrale del corrispettivo. Tale diritto, secondo la prospettazione dell’attrice, emergerebbe qualora la norma di legge che ha disposto la riduzione venisse dichiarata incostituzionale. L’illegittimità costituzionale della norma definisce i contorni della pretesa (la cosiddetta causa petendi).

In sostanza, la ricorrente lamenta una decurtazione operata in carenza di potere, poiché basata su una legge che si presume invalida. La Corte ha sottolineato come sia determinante il petitum sostanziale, ovvero la natura intrinseca della posizione giuridica dedotta in giudizio. Poiché si dibatte del diritto della concessionaria a ottenere l’intero ammontare di un contributo già quantificato, al netto di una riduzione imposta per legge, la controversia ha natura patrimoniale e rientra pienamente nella giurisdizione del giudice ordinario.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, le Sezioni Unite hanno consolidato un importante principio: quando una pretesa patrimoniale nei confronti della Pubblica Amministrazione si fonda sulla contestazione di una norma di legge e non sull’esercizio di un potere amministrativo discrezionale, la giurisdizione spetta al giudice ordinario. Quest’ultimo è infatti il giudice dei diritti soggettivi, e la controversia in esame, incentrata su un diritto al pagamento, rientra perfettamente in questa categoria. La decisione chiarisce ulteriormente i confini tra le giurisdizioni, garantendo che le liti di natura puramente economica, anche se coinvolgono lo Stato, siano decise dal giudice competente per i rapporti paritetici.

A quale giudice spetta decidere sulle controversie economiche relative a una concessione di servizio pubblico?
Spetta al giudice ordinario se la controversia ha un contenuto meramente patrimoniale (indennità, canoni, corrispettivi) e non coinvolge l’esercizio di poteri discrezionali da parte della Pubblica Amministrazione. Se invece la lite riguarda l’esercizio di un potere autoritativo della P.A., la giurisdizione è del giudice amministrativo.

Se una riduzione di un pagamento dovuto dalla Pubblica Amministrazione è imposta da una legge, chi ha la giurisdizione sulla controversia?
In questo caso, come stabilito dalla sentenza in esame, la giurisdizione appartiene al giudice ordinario. La controversia non riguarda un provvedimento amministrativo discrezionale, ma l’applicazione di una norma di legge, e la pretesa del privato si configura come un diritto soggettivo di natura patrimoniale.

Cosa si intende per “petitum sostanziale” ai fini della determinazione della giurisdizione?
Il “petitum sostanziale” è la vera natura della posizione giuridica che una parte fa valere in giudizio. Per determinare la giurisdizione, il giudice non deve guardare solo alla richiesta formale (es. il pagamento di una somma), ma deve analizzare la causa della pretesa (causa petendi) per capire se si contesta un diritto soggettivo o un interesse legittimo leso da un potere amministrativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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