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Giurisdizione giudice ordinario: accordi P.A.

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 22774/2025, ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra un Comune e due società energetiche. Il caso riguarda il mancato pagamento di misure compensative previste da una convenzione per un parco eolico. La Corte ha chiarito che, quando la disputa ha carattere puramente patrimoniale e non coinvolge l’esercizio di poteri autoritativi della P.A., la competenza spetta al giudice ordinario, anche se la legge prevede un obbligo di rinegoziazione dell’accordo.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Giudice Ordinario negli Accordi con la PA: Il Caso delle Compensazioni Eoliche

La distinzione tra la competenza del giudice ordinario e quella del giudice amministrativo rappresenta una delle questioni fondamentali del nostro sistema legale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha fornito un chiarimento cruciale, affermando la giurisdizione del giudice ordinario in una complessa controversia patrimoniale tra un ente pubblico e due società private. Questa decisione ribadisce un principio chiave: quando il cuore della disputa è puramente economico e non implica l’esercizio di un potere pubblico, la sede naturale del giudizio è il tribunale ordinario.

I fatti della controversia

La vicenda trae origine da una convenzione stipulata nel 2005 tra un Comune e una società energetica per la realizzazione di un parco eolico. L’accordo prevedeva il versamento di misure compensative di natura patrimoniale da parte della società a favore dell’ente locale.

Successivamente, il Comune ha ottenuto un decreto ingiuntivo contro la società cessionaria del ramo d’azienda (nel frattempo subentrata nel contratto) per il mancato pagamento delle compensazioni relative agli anni dal 2012 al 2014. Le società energetiche si sono opposte, eccependo il difetto di giurisdizione del giudice ordinario e sostenendo, nel merito, il loro legittimo rifiuto di pagare. La loro difesa si basava sull’inadempimento del Comune all’obbligo di rinegoziare la convenzione, come previsto da una legge del 2018 (L. n. 145/2018).

Il caso ha attraversato un complesso iter processuale: dopo una prima declinatoria di giurisdizione da parte del Tribunale ordinario in favore di quello amministrativo (TAR), quest’ultimo ha a sua volta negato la propria competenza, sollevando un conflitto negativo di giurisdizione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione sulla giurisdizione del giudice ordinario

Il nodo centrale della questione era stabilire se la controversia, incentrata sull’adempimento di obbligazioni pecuniarie e sull’obbligo legale di rinegoziazione di un accordo, dovesse essere decisa dal giudice amministrativo, quale custode degli interessi pubblici, o dal giudice ordinario, quale giudice dei diritti soggettivi.

Il TAR riteneva che l’intera questione avesse carattere puramente patrimoniale. Le pretese del Comune erano crediti derivanti dalla convenzione, mentre le difese delle società miravano a paralizzare tali crediti invocando l’inadempimento del Comune all’obbligo di rinegoziazione. Secondo il TAR, tale obbligo, pur previsto dalla legge, non implicava l’esercizio di poteri autoritativi, ma si configurava come un’obbligazione di natura privatistica. Di conseguenza, ha rimesso gli atti alle Sezioni Unite per risolvere il conflitto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite hanno risolto il conflitto dichiarando la giurisdizione del giudice ordinario sull’intera controversia. La Corte ha basato la sua decisione sull’analisi del cosiddetto petitum sostanziale, ovvero la reale natura della posizione giuridica dedotta in giudizio.

La Corte ha osservato che la controversia si colloca interamente ‘a valle’ della conclusione dell’accordo originario. Non si discuteva della legittimità dell’accordo stesso o dell’esercizio di poteri pubblici che ne avevano preceduto la stipula, ma esclusivamente della sua esecuzione patrimoniale. La questione si riduceva, in sostanza, alla determinazione del quantum debeatur, ossia l’ammontare dovuto reciprocamente tra le parti.

Un punto cruciale della motivazione riguarda l’obbligo di rinegoziazione imposto dalla legge del 2018. La Cassazione, in linea con un’interpretazione della Corte Costituzionale, ha qualificato tale obbligo non come un’esortazione, ma come un vero e proprio vincolo giuridico di natura contrattuale. La sua violazione non configura un vizio di legittimità di un atto amministrativo, ma un inadempimento contrattuale, le cui conseguenze (come l’eccezione di inadempimento ex art. 1460 c.c.) sono disciplinate dal diritto civile e rientrano pienamente nella cognizione del giudice ordinario. La legge stessa, infatti, definisce la rinegoziazione come una manifestazione della ‘libertà negoziale’ delle parti, collocandola in un ambito paritetico e non autoritativo.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che, poiché la disputa verte su diritti soggettivi di natura patrimoniale e non coinvolge l’esercizio di alcun potere autoritativo da parte della Pubblica Amministrazione, la giurisdizione appartiene al giudice ordinario. Questa pronuncia consolida l’orientamento secondo cui le controversie relative alla fase meramente esecutiva degli accordi tra P.A. e privati, anche se sostitutivi di provvedimenti amministrativi, sono devolute al giudice ordinario quando attengono a questioni puramente patrimoniali. La decisione ha l’importante effetto pratico di ricondurre nell’alveo del diritto civile e della giurisdizione ordinaria tutte quelle liti che, pur avendo un’origine pubblicistica, si risolvono in una mera questione di dare e avere tra le parti.

A chi spetta la giurisdizione nelle controversie puramente patrimoniali derivanti da accordi tra privati e Pubblica Amministrazione?
Secondo la Corte, la giurisdizione spetta al giudice ordinario. Questo perché la controversia riguarda diritti soggettivi di natura patrimoniale e non l’esercizio di poteri autoritativi da parte dell’amministrazione, collocandosi nella fase esecutiva dell’accordo.

L’obbligo di rinegoziare un accordo, imposto per legge alla Pubblica Amministrazione, rientra nella giurisdizione amministrativa?
No. La Corte ha stabilito che l’obbligo di rinegoziazione previsto dalla legge n. 145/2018 ha natura privatistica e contrattuale. La sua violazione costituisce un inadempimento civilistico, che rientra nella giurisdizione del giudice ordinario.

Come si determina la giurisdizione quando una causa presenta sia aspetti privatistici che pubblicistici?
La giurisdizione si determina in base al cosiddetto petitum sostanziale, cioè la natura intrinseca della posizione giuridica fatta valere. Se la controversia, come nel caso esaminato, si concentra sulla definizione del quantum debeatur (quanto è dovuto) e sorge ‘a valle’ della conclusione dell’accordo, senza contestare l’esercizio di poteri pubblici, la giurisdizione è del giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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