LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisdizione concessioni: quando decide il giudice?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31843/2024, ha chiarito la questione sulla giurisdizione concessioni. Un’azienda del settore giochi contestava un pagamento richiesto dall’Agenzia statale per un numero eccessivo di apparecchi installati. Le Sezioni Unite hanno stabilito che la controversia appartiene al giudice ordinario, non a quello amministrativo. La motivazione risiede nel fatto che il pagamento non è una sanzione, ma un corrispettivo previsto dalla legge, che si colloca nella fase esecutiva e paritetica del rapporto di concessione, dove la Pubblica Amministrazione non esercita poteri autoritativi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Concessioni: La Cassazione Chiarisce i Limiti tra Giudice Ordinario e Amministrativo

La corretta individuazione del giudice competente è un pilastro del nostro ordinamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite getta nuova luce sulla delicata questione della giurisdizione concessioni, in particolare quando la controversia riguarda obblighi di pagamento derivanti dalla gestione di apparecchi da gioco. Il caso analizzato contrapponeva un’azienda concessionaria all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, offrendo ai giudici l’occasione per ribadire i criteri di riparto tra giudice ordinario e giudice amministrativo.

I Fatti di Causa: Apparecchi da Gioco in Eccesso e la Richiesta di Pagamento

Una società concessionaria per la gestione della rete telematica di gioco lecito si è vista recapitare un’ingiunzione di pagamento da parte dell’Agenzia statale. La richiesta era correlata a un numero di apparecchi da gioco installati presso gli esercizi commerciali che eccedeva il contingente massimo autorizzato. Secondo l’Agenzia, in base alla normativa di settore (Legge n. 220/2010), quando gli apparecchi in sovrannumero non sono riconducibili a un singolo responsabile, l’onere economico viene ripartito tra tutti i concessionari operanti in quell’esercizio.

La società ha impugnato l’atto davanti al giudice amministrativo (TAR e poi Consiglio di Stato), sostenendo che l’azione dell’Agenzia fosse l’espressione di un potere autoritativo e discrezionale, viziato da difetto di istruttoria. Il Consiglio di Stato, tuttavia, ha declinato la propria giurisdizione in favore del giudice ordinario. Da qui il ricorso per Cassazione, incentrato proprio sulla questione di giurisdizione.

La Decisione della Cassazione sulla Giurisdizione Concessioni

Le Sezioni Unite hanno rigettato il ricorso, confermando la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha seguito un ragionamento lineare, basato sulla distinzione tra atti di imperio della Pubblica Amministrazione e gestione paritetica del rapporto contrattuale di concessione.

La Natura del Pagamento: Corrispettivo, non Sanzione

Il punto cruciale della decisione riguarda la natura della somma richiesta. La Cassazione ha chiarito che il pagamento previsto dalla Legge n. 220/2010 per il mantenimento degli apparecchi in eccedenza non ha natura sanzionatoria. Si tratta, invece, di un corrispettivo. La norma offre al concessionario una scelta: rimuovere gli apparecchi eccedentari oppure mantenerli pagando una somma predeterminata (300 euro mensili per apparecchio). Questa facoltà colloca la vicenda nell’ambito di un rapporto patrimoniale e non in quello punitivo. È la libera scelta del concessionario a far sorgere l’obbligazione di pagamento, configurando un vero e proprio diritto soggettivo a continuare l’attività dietro versamento della somma prevista.

La Fase Esecutiva del Rapporto e la Giurisdizione Concessioni

Un altro aspetto fondamentale è la collocazione della controversia. La Corte ha ribadito un principio consolidato: le questioni che sorgono nella fase esecutiva del contratto di concessione, successive all’aggiudicazione, sono di competenza del giudice ordinario. In questa fase, le parti operano su un piano paritetico e la controversia verte sull’adempimento di obblighi contrattuali o legalmente previsti, come canoni, indennità e, appunto, corrispettivi.

La giurisdizione del giudice amministrativo, al contrario, è riservata ai casi in cui la Pubblica Amministrazione esercita poteri autoritativi tipizzati dalla legge, ad esempio annullando d’ufficio la concessione o intervenendo con atti che incidono direttamente sulla procedura di affidamento. In questo caso, l’Agenzia si è limitata a richiedere il pagamento di un importo definito dalla legge come conseguenza di una scelta del privato, senza esercitare alcuna discrezionalità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni delle Sezioni Unite si fondano sull’analisi del petitum sostanziale, ovvero l’effettivo oggetto della richiesta del ricorrente. La società non contestava un atto di potere, ma l’esistenza stessa del suo obbligo di pagamento. La sua domanda mirava a un accertamento negativo del diritto di credito vantato dall’Agenzia. Una simile controversia, avendo per oggetto canoni, indennità e altri corrispettivi, rientra pienamente nella previsione dell’art. 133, comma 1, lettera c), del Codice del processo amministrativo, che riserva espressamente tali materie alla giurisdizione del giudice ordinario.

La Corte ha specificato che anche quando la Pubblica Amministrazione applica un criterio di ripartizione previsto per legge (come nel caso degli apparecchi non attribuibili a un singolo concessionario), non sta esercitando un potere discrezionale, ma sta semplicemente dando esecuzione a un meccanismo normativo. L’eventuale errore nell’applicazione di tale meccanismo non trasforma la natura della controversia, che rimane confinata all’accertamento di diritti e obblighi di natura patrimoniale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Concessionari

Questa ordinanza fornisce un’importante bussola per gli operatori economici che operano in regime di concessione pubblica. Le conclusioni pratiche sono le seguenti:
1. Distinzione Cruciale: È fondamentale distinguere tra contestazioni che riguardano l’esercizio di poteri discrezionali della P.A. (di competenza amministrativa) e quelle che attengono all’adempimento di obbligazioni pecuniarie nella fase di esecuzione del contratto (di competenza ordinaria).
2. Natura del Pagamento: Le somme richieste come corrispettivo per una facoltà concessa dalla legge al privato non sono sanzioni e le relative controversie spettano al giudice ordinario.
3. Strategia Processuale: I concessionari devono attentamente valutare la natura della pretesa avanzata dall’amministrazione per incardinare correttamente il giudizio, evitando eccezioni di difetto di giurisdizione che possono ritardare la risoluzione della controversia.

A quale giudice spetta decidere sulle controversie relative al pagamento di somme per apparecchi da gioco in eccesso in un rapporto di concessione?
La competenza è del giudice ordinario, poiché la controversia riguarda obbligazioni patrimoniali (canoni, indennità o corrispettivi) che sorgono nella fase esecutiva del rapporto di concessione, in cui le parti sono su un piano di parità.

Il pagamento richiesto al concessionario per mantenere apparecchi da gioco in sovrannumero è considerato una sanzione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che si tratta di un corrispettivo, derivante dalla scelta facoltativa del concessionario di mantenere gli apparecchi eccedentari invece di rimuoverli. Non ha natura punitiva, ma patrimoniale.

Quando una controversia tra un concessionario e la Pubblica Amministrazione rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo?
Rientra nella giurisdizione amministrativa quando la Pubblica Amministrazione agisce esercitando poteri autoritativi e discrezionali previsti dalla legge, come ad esempio l’annullamento d’ufficio della concessione o l’adozione di provvedimenti che incidono sulla procedura di affidamento, e non quando si limita a richiedere l’adempimento di obblighi patrimoniali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati