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Giurisdizione concessioni pubbliche e risarcimenti

Una società sportiva chiede a un Comune un indennizzo per le migliorie apportate a un impianto sportivo dopo il mancato rinnovo della concessione. La Corte di Cassazione, risolvendo un conflitto, stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario. La richiesta, infatti, non contesta la decisione pubblica di non rinnovare, ma riguarda pretese economiche basate sul principio dell’arricchimento senza causa, configurando una controversia su diritti soggettivi di natura privatistica.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Concessioni Pubbliche: A Chi Chiedere l’Indennizzo per le Migliorie?

La questione della giurisdizione nelle concessioni pubbliche è spesso complessa, specialmente quando terminano i rapporti tra ente pubblico e privato concessionario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite fa luce su un aspetto cruciale: a quale giudice rivolgersi per ottenere il rimborso delle spese per migliorie apportate a un bene pubblico? Analizziamo il caso di una società sportiva e un Comune che chiarisce i confini tra giudice ordinario e giudice amministrativo.

I Fatti di Causa

Una società sportiva dilettantistica, dopo aver gestito per anni un impianto sportivo comunale in virtù di una concessione gratuita, si è vista negare il rinnovo dell’accordo. Durante il periodo di gestione, la società aveva effettuato a proprie spese importanti lavori di miglioria e adeguamento strutturale dell’impianto. A seguito della decisione del Comune di non proseguire il rapporto, la società ha citato l’ente locale davanti al Tribunale ordinario per ottenere:

1. Il rimborso della somma spesa per i lavori, a titolo di ingiustificato arricchimento.
2. Il risarcimento dei danni per la perdita dei beni rimasti nella struttura e per il danno all’immagine.

Il Comune si è difeso eccependo il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, sostenendo che la controversia, derivando da una concessione di servizio pubblico, dovesse essere trattata dal giudice amministrativo.

Il Conflitto di Giurisdizione sulle Concessioni Pubbliche

In un primo momento, il Tribunale ordinario ha accolto l’eccezione del Comune, dichiarando la propria carenza di giurisdizione. La società sportiva ha quindi riproposto la causa davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). A questo punto, è stato lo stesso TAR a sollevare d’ufficio un conflitto di giurisdizione, rimettendo la decisione finale alla Corte di Cassazione. Secondo il TAR, la domanda della società non riguardava la legittimità della decisione del Comune di non rinnovare la concessione, ma si concentrava esclusivamente sulle conseguenze patrimoniali di tale scelta. Le richieste di indennizzo per arricchimento senza causa e di risarcimento del danno, secondo il giudice amministrativo, esulavano dallo svolgimento del rapporto concessorio e si fondavano su titoli giuridici distinti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno dato ragione al TAR, dichiarando la giurisdizione del giudice ordinario. Il ragionamento della Corte si basa su una distinzione fondamentale.

Da un lato, le controversie che riguardano il rapporto di concessione in sé (come quelle sulla sua validità, sull’inadempimento degli obblighi, sulla decadenza del concessionario o sull’esercizio dei poteri discrezionali dell’amministrazione) rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Questo perché gli impianti sportivi comunali sono considerati parte del patrimonio indisponibile dell’ente, destinati a un interesse pubblico.

Dall’altro lato, quando la controversia non mette in discussione l’esercizio del potere pubblico ma si concentra su pretese puramente patrimoniali che sorgono dopo la cessazione del rapporto, la situazione cambia. Nel caso specifico, la società sportiva non contestava la legittimità della decisione del Comune di non rinnovare la concessione. Piuttosto, chiedeva un indennizzo per le spese sostenute (arricchimento senza causa) e un risarcimento per i danni subiti. Queste pretese si fondano su posizioni di diritto soggettivo di natura privatistica e non richiedono alcuna valutazione sulla correttezza dell’azione amministrativa. La mancata rinnovazione della concessione è solo il presupposto storico della vicenda, non l’oggetto della causa.

Conclusioni

La Corte di Cassazione stabilisce un principio chiaro: le domande volte a ottenere un indennizzo per arricchimento senza causa o un risarcimento per danni patrimoniali, pur essendo collegate alla cessazione di una concessione pubblica, spettano alla giurisdizione del giudice ordinario. Questo avviene quando la richiesta non implica una verifica della legittimità delle scelte discrezionali della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, la Corte ha cassato la prima sentenza e ha rinviato le parti davanti al Tribunale ordinario, riconoscendolo come il giudice competente a decidere nel merito delle richieste economiche avanzate dalla società sportiva.

A quale giudice deve rivolgersi un concessionario per chiedere un indennizzo per le migliorie apportate a un bene pubblico dopo la fine della concessione?
Deve rivolgersi al giudice ordinario, a condizione che la sua domanda non contesti la legittimità dell’atto amministrativo che ha posto fine al rapporto (come il mancato rinnovo), ma si limiti a chiedere un ristoro economico per l’arricchimento senza causa dell’ente pubblico.

La decisione di non rinnovare una concessione pubblica può essere sindacata dal giudice ordinario?
No, la valutazione sulla legittimità dell’esercizio dei poteri pubblici, come la decisione di non rinnovare una concessione, rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo. Il giudice ordinario può decidere solo sulle conseguenze patrimoniali che non implichino tale valutazione.

Quali tipi di controversie relative a una concessione di bene pubblico rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo?
Rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le controversie che riguardano il rapporto concessorio stesso, inclusi i limiti delle facoltà delle parti, l’inadempimento degli obblighi previsti dalla concessione e la decadenza del concessionario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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