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Giurisdizione amministrativa per canoni COSAP: il caso

Una società concessionaria autostradale ha contestato la richiesta di pagamento di un canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) da parte di un Comune, impugnando anche il regolamento comunale. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione amministrativa, poiché la controversia non riguarda solo l’aspetto patrimoniale del canone, ma investe la legittimità dell’esercizio del potere autoritativo dell’ente locale nel pretendere la concessione e il relativo pagamento.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Amministrativa per Canoni COSAP: Quando la Controversia Supera il Mero Pagamento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite chiarisce un punto fondamentale nel riparto di competenze tra giudice ordinario e giudice amministrativo. La questione centrale riguarda la natura delle controversie relative al Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP) e quando queste rientrino nella giurisdizione amministrativa. Il caso in esame, che vedeva contrapposti un Ente Comunale e una società concessionaria autostradale, dimostra che se la contestazione va oltre il semplice debito e investe il potere stesso dell’amministrazione, la competenza è del giudice amministrativo.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione, da parte di una società concessionaria autostradale, di un avviso di pagamento emesso da un Comune. L’ente locale richiedeva il pagamento di un’indennità per l’occupazione abusiva di suolo pubblico, oltre a una sanzione, in relazione a viadotti autostradali che sovrastavano alcune strade comunali.

La società non si è limitata a contestare l’importo, ma ha messo in discussione l’intero impianto su cui si fondava la pretesa del Comune. Nello specifico, ha impugnato anche il Regolamento comunale per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) nelle parti in cui:
1. Prevedeva la necessità di una specifica concessione comunale anche per opere, come i viadotti autostradali, realizzate sulla base di leggi e concessioni statali.
2. Fissava un termine di prescrizione decennale per il credito, ritenuto illegittimo dalla società.

Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) in primo grado aveva declinato la propria giurisdizione, ritenendo competente il giudice ordinario. Il Consiglio di Stato, in appello, ha invece ribaltato la decisione, affermando la giurisdizione del giudice amministrativo. Il Comune ha quindi proposto ricorso in Cassazione per veder riaffermata la competenza del giudice ordinario.

La Questione della Giurisdizione Amministrativa

Il nodo centrale della controversia è stabilire quale giudice sia competente a decidere. Secondo il Comune, trattandosi della riscossione di un corrispettivo per l’utilizzo di un bene pubblico, la questione sarebbe meramente patrimoniale e, quindi, di competenza del giudice ordinario.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha sposato l’interpretazione del Consiglio di Stato, rigettando il ricorso del Comune. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la giurisdizione si determina non sulla base della richiesta formale (il petitum immediato), ma sulla base della natura intrinseca della posizione giuridica fatta valere (la causa petendi).

Nel caso specifico, la società concessionaria non contestava solo il quantum debeatur (l’importo dovuto), ma la radice stessa del potere autoritativo del Comune. Mettendo in discussione il Regolamento comunale e la necessità di una concessione locale per opere di interesse nazionale, la società contestava l’esercizio di un potere pubblico discrezionale. La controversia, quindi, non era di natura puramente patrimoniale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite hanno chiarito che le controversie relative a indennità, canoni o altri corrispettivi in materia di concessioni amministrative sono devolute al giudice ordinario solo quando hanno un contenuto meramente patrimoniale, senza che venga in rilievo un potere d’intervento della Pubblica Amministrazione a tutela di interessi generali.

Al contrario, quando la controversia, come in questo caso, coinvolge la verifica dell’azione autoritativa della P.A. sull’intera economia del rapporto, la competenza è attratta nella sfera della giurisdizione amministrativa. L’impugnazione del regolamento comunale e la contestazione del potere stesso di imporre un titolo concessorio sono elementi che qualificano la controversia in tal senso. Si tratta, infatti, di una contestazione sull’esercizio di poteri discrezionali-valutativi che incidono sulla struttura del rapporto, e non semplicemente sull’accertamento tecnico di presupposti fattuali per il calcolo di un canone.

La Corte ha specificato che il petitum sostanziale della società era, in primo luogo, la negazione del potere autoritativo del Comune di imporre il rilascio di un titolo concessorio per l’occupazione dello spazio aereo. Questa contestazione rappresenta il presupposto logico e giuridico della successiva contestazione del pagamento. Di conseguenza, l’intera lite verteva sulla legittimità di un potere autoritativo, materia per eccellenza del giudice amministrativo.

Conclusioni

L’ordinanza consolida un importante principio sul riparto di giurisdizione. Non è la natura patrimoniale della pretesa finale a determinare la competenza del giudice, ma l’oggetto reale della contestazione. Se il cittadino o l’impresa non si limita a discutere l’importo di un canone, ma contesta la legittimità dell’atto amministrativo a monte (come un regolamento) e il potere stesso dell’ente di imporlo, la controversia esce dall’ambito meramente patrimoniale per entrare in quello della legittimità dell’azione amministrativa. In questi casi, il giudice naturale è quello amministrativo, l’unico in grado di valutare l’esercizio del potere pubblico e, se del caso, annullare gli atti illegittimi.

Quando una controversia su un canone di occupazione di suolo pubblico (COSAP) rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo?
Quando la contestazione non riguarda solo l’importo del canone, ma investe la legittimità dell’esercizio del potere autoritativo e discrezionale della Pubblica Amministrazione, come nel caso in cui si impugni il regolamento comunale che istituisce il canone o si neghi il potere stesso dell’ente di imporre una concessione.

Qual era il cuore della contestazione mossa dalla società concessionaria?
La società non si limitava a contestare l’obbligo di pagamento dell’indennità e della sanzione, ma contestava in radice il potere del Comune di pretendere una concessione per l’occupazione dello spazio aereo con viadotti autostradali, ritenendo tali opere già autorizzate da leggi e concessioni statali. La contestazione, quindi, era rivolta al potere autoritativo dell’ente locale.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato la tesi del Comune che sosteneva la giurisdizione ordinaria?
Perché la tesi del Comune si basava su una visione riduttiva della controversia, qualificandola come una mera questione patrimoniale (riscossione di un credito). La Corte ha invece stabilito che il ‘petitum sostanziale’ era la contestazione di un potere autoritativo, il che radica la controversia nella giurisdizione amministrativa, poiché implica una verifica dell’azione della Pubblica Amministrazione sull’intero rapporto concessorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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