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Giurisdizione accordi P.A.: chi decide sulle liti?

Una società energetica e un ente locale disputavano sul pagamento di somme previste da una convenzione per un impianto eolico. Dopo un conflitto tra tribunale civile e amministrativo, le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che la giurisdizione sugli accordi con la P.A. spetta al giudice ordinario quando la controversia ha natura puramente patrimoniale e non riguarda l’esercizio di poteri pubblici.

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Pubblicato il 20 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giurisdizione Accordi P.A.: Le Sezioni Unite Fissano il Confine tra Giudice Ordinario e Amministrativo

Quando un’azienda o un cittadino stipula un accordo con un ente pubblico, può sorgere un dubbio fondamentale in caso di controversia: a quale giudice rivolgersi? La questione della giurisdizione accordi P.A. è cruciale, poiché un errore può comportare ritardi e costi significativi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo un principio fondamentale per le liti di natura patrimoniale.

I Fatti del Caso: Una Convenzione Eolica al Centro della Disputa

La vicenda trae origine da una convenzione stipulata nel 2012 tra un Comune e una società energetica per la realizzazione e gestione di un impianto eolico. L’accordo prevedeva il versamento di un corrispettivo forfettario da parte della società all’ente locale.

Successivamente, sono sorti dei contrasti sull’interpretazione e l’adempimento di tali obblighi economici. La società ha quindi citato in giudizio il Comune dinanzi al Tribunale Civile per far dichiarare la nullità della convenzione e, di conseguenza, l’inesistenza del proprio debito. Il Comune, a sua volta, ha risposto con una domanda riconvenzionale, chiedendo la condanna della società al pagamento delle somme pattuite.

Il Conflitto sulla Giurisdizione Accordi P.A.

Il Tribunale Civile si è dichiarato privo di giurisdizione, ritenendo la materia di competenza esclusiva del giudice amministrativo. Il Comune ha quindi riassunto la causa davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.).

Tuttavia, il T.A.R., basandosi su una recente pronuncia delle Sezioni Unite in un caso analogo, ha sollevato d’ufficio un conflitto negativo di giurisdizione. Secondo il giudice amministrativo, la controversia aveva un carattere prettamente patrimoniale, sorta ‘a valle’ della conclusione dell’accordo e non coinvolgeva l’esercizio di poteri autoritativi da parte dell’Amministrazione. La questione, in sintesi, si riduceva a determinare il ‘quantum debeatur’, ovvero quanto fosse dovuto tra le parti in un rapporto ormai paritetico. La palla è quindi passata alla Corte di Cassazione per la decisione finale.

La Decisione delle Sezioni Unite sulla Giurisdizione

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno risolto il conflitto, accogliendo la tesi del T.A.R. e dichiarando la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha stabilito che la causa deve essere decisa dal Tribunale Civile, innanzi al quale le parti dovranno riassumere il giudizio.

Le Motivazioni: Il Criterio del Petitum Sostanziale

La Corte ha ribadito un principio consolidato, già espresso in precedenti sentenze. Per determinare la giurisdizione, è necessario guardare al cosiddetto ‘petitum sostanziale’, ossia alla natura effettiva della pretesa avanzata.

Nel caso di specie, l’intera controversia, sebbene includesse una richiesta di nullità della convenzione, era focalizzata su questioni puramente patrimoniali:
1. Natura della lite: La disputa riguardava l’adempimento o meno di obbligazioni pecuniarie derivanti da un accordo.
2. Collocazione ‘a valle’: Il conflitto è sorto nella fase esecutiva del rapporto, dopo la conclusione della convenzione. Non si contestava il potere della Pubblica Amministrazione di stipulare l’accordo, ma le conseguenze economiche che ne derivavano.
3. Assenza di potere autoritativo: La controversia non implicava alcuna valutazione sull’esercizio di poteri pubblici discrezionali da parte del Comune. Le parti si confrontavano su un piano di parità, come in un qualsiasi rapporto contrattuale di diritto privato.

In sostanza, quando la lite si concentra sulla definizione del ‘dare’ e ‘avere’ economico tra le parti, senza rimettere in discussione le scelte amministrative a monte, la giurisdizione appartiene al giudice ordinario, in quanto tutore dei diritti soggettivi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Aziende e Cittadini

Questa ordinanza consolida un importante criterio per il riparto di giurisdizione. Le imprese e i cittadini che intrattengono rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione sanno con maggiore certezza che, qualora la disputa riguardi esclusivamente l’esecuzione di obbligazioni patrimoniali, il foro competente è quello civile.

Questo principio semplifica il percorso legale, evitando che le parti vengano ‘rimbalzate’ tra diverse giurisdizioni. La decisione chiarisce che la presenza di un ente pubblico come controparte non sposta automaticamente la competenza al giudice amministrativo, specialmente quando l’amministrazione agisce ‘iure privatorum’, ovvero utilizzando strumenti di diritto privato come gli accordi, e la lite verte su aspetti puramente economici e contrattuali.

Quando una controversia su un accordo con la Pubblica Amministrazione spetta al giudice ordinario?
Quando la controversia ha un carattere meramente patrimoniale, sorge ‘a valle’ (cioè nella fase esecutiva) della conclusione dell’accordo e non coinvolge l’esercizio di poteri autoritativi pubblici, ma solo l’adempimento di obbligazioni contrattuali.

Cosa significa che una controversia sorge ‘a valle’ di un accordo?
Significa che la lite non riguarda la fase di formazione o la validità dell’accordo come espressione del potere pubblico, ma si concentra sull’esecuzione delle obbligazioni (tipicamente di pagamento) che da quell’accordo sono nate, in un rapporto considerato ormai paritetico tra le parti.

In questo caso, perché la richiesta di nullità della convenzione non ha spostato la giurisdizione al giudice amministrativo?
Perché la Corte ha valutato il ‘petitum sostanziale’, concludendo che la richiesta di nullità era strumentale all’obiettivo principale: accertare la non debenza di somme di denaro. L’intera controversia, quindi, si risolveva in una questione patrimoniale tra le parti, tipica della competenza del giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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