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Giuramento decisorio: sì al liquidatore dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4322/2024, ha stabilito principi cruciali in materia di liquidazione coatta amministrativa. La Corte ha chiarito che il creditore opponente non deve ri-depositare i documenti già prodotti nella fase amministrativa, ma solo indicarli specificamente. Inoltre, ha ammesso la deferibilità del giuramento decisorio al commissario liquidatore, specificando che la sua dichiarazione di non conoscenza equivale a mancato giuramento, con conseguenze favorevoli per il creditore. Questa decisione rappresenta una significativa evoluzione a tutela dei creditori nelle procedure concorsuali.

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Giuramento Decisorio e Prova Documentale: Svolta della Cassazione per i Creditori

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4322/2024) introduce principi innovativi e di grande importanza per i creditori che agiscono nei confronti di società in liquidazione coatta amministrativa. La decisione affronta due temi procedurali di fondamentale impatto pratico: l’acquisizione della prova documentale e, soprattutto, l’ammissibilità del giuramento decisorio deferito al commissario liquidatore. Questa pronuncia segna un’evoluzione significativa, rafforzando gli strumenti di tutela a disposizione di chi vanta un credito.

I Fatti del Caso

Un professionista legale aveva richiesto l’ammissione al passivo di una compagnia di assicurazioni in liquidazione coatta amministrativa per un cospicuo credito derivante da attività di difesa legale. Il Commissario liquidatore aveva ammesso solo una minima parte del credito richiesto. Il professionista ha quindi proposto opposizione dinanzi al Tribunale competente, il quale ha accolto solo parzialmente le sue ragioni, ammettendo una somma maggiore ma comunque inferiore a quella richiesta.

Il Tribunale ha motivato la sua decisione sulla base di diverse ragioni, tra cui:

1. Tardività delle istanze istruttorie: Le richieste di acquisizione di documenti, già presentati nella fase amministrativa, sono state ritenute tardive.
2. Prescrizione presuntiva: Per una parte dei crediti, il Tribunale ha accolto l’eccezione di prescrizione triennale prevista per i compensi professionali.
3. Inammissibilità del giuramento decisorio: La richiesta del creditore di deferire il giuramento al commissario liquidatore per superare l’eccezione di prescrizione è stata respinta, sia perché considerata tardiva, sia perché formulata in modo errato (come giuramento de veritate anziché de scientia).

Contro questa decisione, l’erede del professionista ha proposto ricorso per cassazione.

L’Acquisizione dei Documenti e il Principio di non Dispersione della Prova

Il primo motivo di ricorso accolto dalla Cassazione riguarda la gestione della prova documentale. Il Tribunale aveva erroneamente ritenuto il creditore decaduto dalla possibilità di utilizzare i documenti allegati alla domanda di insinuazione originaria, poiché non li aveva nuovamente prodotti nel giudizio di opposizione.

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: nel giudizio di opposizione allo stato passivo, il creditore non è tenuto a depositare nuovamente i documenti già prodotti nella fase di verifica amministrativa. È sufficiente che li indichi in modo specifico nel ricorso in opposizione. Una volta indicati, tali documenti rientrano nella ‘sfera di cognizione dell’ufficio giudiziario’ e il giudice ha il dovere di acquisirli d’ufficio. Questo principio, già valido per il fallimento, viene esteso espressamente anche alla liquidazione coatta amministrativa, in nome del principio di non dispersione della prova.

La Svolta sul Giuramento Decisorio al Liquidatore

Il punto più innovativo della sentenza riguarda l’ammissibilità del giuramento decisorio nei confronti del commissario liquidatore. Storicamente, la giurisprudenza negava questa possibilità, considerando il curatore (o il liquidatore) come un terzo rispetto al rapporto debitorio, incapace di disporre dei diritti della massa dei creditori.

La Cassazione, allineandosi a recentissime sentenze, anche delle Sezioni Unite, ha completamente ribaltato questo orientamento. Ha affermato che negare al creditore la possibilità di deferire il giuramento trasformerebbe l’eccezione di prescrizione presuntiva in una prova insuperabile, alterando l’equilibrio processuale.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che:

1. È ammissibile deferire il giuramento al commissario liquidatore per superare l’eccezione di prescrizione presuntiva.
2. Il giuramento deve essere formulato nella forma de scientia, cioè chiedendo al liquidatore di giurare sulla base della conoscenza che ha (o non ha) dell’avvenuto pagamento, basandosi sulla documentazione in suo possesso.
3. Se il liquidatore dichiara di non sapere se il pagamento sia avvenuto, tale dichiarazione equivale a un mancato giuramento. Questo produce gli stessi effetti di un rifiuto, ovvero la vittoria del creditore sulla questione oggetto del giuramento.

La Corte ha anche chiarito che la richiesta di giuramento può essere avanzata ‘in qualunque stato della causa’, censurando la decisione del Tribunale che l’aveva ritenuta tardiva.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di garantire un’effettiva tutela al creditore e di non creare squilibri ingiustificati. Permettere al liquidatore di sollevare l’eccezione di prescrizione presuntiva senza consentire al creditore di utilizzare gli strumenti previsti dalla legge per superarla (tra cui, appunto, il giuramento) costituirebbe una palese violazione del diritto di difesa. L’adattamento della formula del giuramento a de scientia contempera l’esigenza di prova del creditore con la posizione di terzietà del liquidatore. Estendere i principi del rito fallimentare alla liquidazione coatta amministrativa in tema di prova documentale garantisce coerenza e uniformità al sistema delle procedure concorsuali.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza n. 4322/2024 della Corte di Cassazione rappresenta una pietra miliare per la tutela dei crediti professionali e non solo, nelle procedure di liquidazione coatta. Stabilisce che i documenti non vanno persi nel passaggio dalla fase amministrativa a quella giudiziale e, soprattutto, sblocca lo strumento del giuramento decisorio come arma a disposizione del creditore contro l’eccezione di prescrizione presuntiva. La Corte ha cassato la decisione del Tribunale, rinviando la causa per un nuovo esame che dovrà attenersi a questi importanti principi.

In un’opposizione allo stato passivo, è necessario ri-depositare i documenti già presentati al liquidatore?
No. Secondo la Cassazione, non è necessario ri-depositare i documenti. È sufficiente indicarli in modo specifico e non generico nel ricorso in opposizione. Il Tribunale ha poi l’obbligo di acquisirli d’ufficio dal fascicolo della procedura.

È possibile deferire il giuramento decisorio al commissario liquidatore di una società in liquidazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che è possibile deferire il giuramento decisorio al commissario liquidatore per superare un’eccezione di prescrizione presuntiva. Il giuramento, tuttavia, deve essere deferito nella formula de scientia, cioè chiedendo al liquidatore di giurare sulla base della conoscenza che ha circa l’avvenuto pagamento.

Cosa succede se il liquidatore, a cui è stato deferito il giuramento, dichiara di non sapere se il pagamento è avvenuto?
La dichiarazione del liquidatore di non essere a conoscenza dell’avvenuto pagamento produce gli effetti del mancato giuramento. Questo significa che la sua dichiarazione risulta favorevole al creditore che ha deferito il giuramento, il quale vincerà la causa sul punto specifico dell’eccezione di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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