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Giuramento decisorio: quando è inammissibile?

Un avvocato cita in giudizio un cliente per onorari non pagati, ma quest’ultimo sostiene che la prestazione fosse gratuita. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso del legale, chiarendo un punto fondamentale sul giuramento decisorio: anche se può essere richiesto in ogni fase del processo, è inammissibile se la sua formulazione non permette alla controparte di giurare a proprio favore, prefigurando in ogni caso la sua sconfitta.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giuramento Decisorio: Requisiti e Limiti di Ammissibilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti cruciali sull’utilizzo del giuramento decisorio, uno strumento probatorio tanto potente quanto delicato. Il caso, nato da una controversia su compensi professionali, evidenzia come la sua efficacia dipenda non solo dal momento in cui viene proposto, ma soprattutto dalla sua corretta formulazione. La decisione chiarisce che una richiesta mal formulata può renderla inammissibile, con conseguenze decisive sull’esito del giudizio.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di pagamento di un avvocato nei confronti di un ex cliente per un’attività di consulenza stragiudiziale. Il professionista, dopo aver ottenuto un decreto ingiuntivo, si è visto opporre il rifiuto del cliente, il quale sosteneva che la prestazione fosse stata resa a titolo gratuito, nell’ambito di un rapporto di amicizia.

Nei primi due gradi di giudizio, le richieste del legale sono state respinte. In particolare, il Tribunale ha dichiarato inammissibile la richiesta di giuramento decisorio deferito al cliente, ritenendo erroneamente che dovesse essere reiterata all’udienza di precisazione delle conclusioni. Inoltre, i giudici di merito hanno concluso che non vi fosse prova sufficiente del conferimento di un incarico professionale retribuito, accogliendo la tesi del rapporto amichevole.

L’Analisi della Corte sul Giuramento Decisorio

L’avvocato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando, tra le altre cose, la decisione sull’inammissibilità del giuramento. La Suprema Corte, pur rigettando il ricorso, ha colto l’occasione per fare chiarezza su due aspetti fondamentali di questo mezzo di prova.

In primo luogo, la Corte ha corretto la motivazione del Tribunale, specificando che, ai sensi dell’art. 233 c.p.c., il giuramento decisorio può essere deferito in qualunque stato e grado del processo. Non è quindi necessaria una sua reiterazione in sede di precisazione delle conclusioni. Si tratta di un principio importante che conferma la flessibilità dello strumento.

Tuttavia, la Corte ha confermato l’inammissibilità del giuramento per un’altra, ben più sostanziale, ragione: la sua formulazione.

le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella valutazione dei capitoli del giuramento proposti dall’avvocato. La Cassazione ha spiegato che, per essere ammissibile, il giuramento deve essere formulato in modo tale che la parte a cui è deferito possa, giurando, vincere la lite. Deve, in sostanza, includere la tesi difensiva della controparte.

Nel caso di specie, i capitoli erano stati redatti in senso sfavorevole al cliente. Erano stati costruiti in modo tale che, sia giurando sia rifiutandosi di giurare, il cliente avrebbe di fatto ammesso la tesi del professionista, prefigurando la propria soccombenza. Un giuramento così strutturato perde la sua natura di prova legale e diventa inammissibile.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso, tra cui la presunta omessa assunzione di un testimone, poiché tale censura non era stata sollevata nel giudizio d’appello, e la valutazione delle prove documentali, ritenendola un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità.

le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto: la forma è sostanza. Sebbene il giuramento decisorio sia uno strumento potente, il suo utilizzo richiede una tecnica impeccabile. La formulazione dei capitoli non è un mero esercizio di stile, ma un requisito di ammissibilità che ne determina l’efficacia. La decisione sottolinea che il giuramento deve essere un bivio per la controparte – giurare e vincere, o non giurare e perdere – e non un vicolo cieco. Per i professionisti, questa sentenza è un monito a formalizzare sempre gli incarichi per iscritto, al fine di evitare contestazioni sulla natura, onerosa o gratuita, della prestazione.

È necessario ribadire la richiesta di giuramento decisorio all’udienza di precisazione delle conclusioni?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giuramento decisorio può essere deferito in ogni stato e grado del giudizio, quindi non è richiesta la sua reiterazione in sede di precisazione delle conclusioni per essere considerato ammissibile.

Perché un giuramento decisorio può essere dichiarato inammissibile nonostante sia stato proposto tempestivamente?
Può essere dichiarato inammissibile per un vizio nella sua formulazione. Se i capitoli del giuramento non sono formulati in modo da includere la tesi difensiva della parte a cui è deferito, e non le consentono di vincere la causa prestando giuramento, esso è inammissibile. In pratica, non deve prefigurare la soccombenza della controparte in ogni caso.

La morte di una delle parti interrompe il processo in Cassazione?
No. La Corte ha ribadito che nel giudizio di cassazione, dominato dall’impulso d’ufficio, la morte di una delle parti, una volta instaurato il contraddittorio con la notifica del ricorso, non produce l’interruzione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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