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Giuramento decisorio: quando chiederlo nel rito sommario

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nelle cause per compensi professionali soggette a rito sommario, la richiesta di giuramento decisorio per superare l’eccezione di prescrizione presuntiva non è soggetta a preclusioni rigide. Non deve essere formulata necessariamente alla prima udienza, poiché il rito semplificato è privo delle scadenze perentorie tipiche del processo ordinario. La Corte ha cassato la decisione del tribunale che aveva erroneamente dichiarato inammissibile la richiesta perché non presentata ‘in limine litis’.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giuramento Decisorio nel Rito Sommario: la Cassazione fa Chiarezza

L’ordinanza della Corte di Cassazione, n. 34116/2024, affronta un’importante questione procedurale riguardante i termini per la richiesta del giuramento decisorio nelle cause per compensi professionali, soggette al rito sommario di cognizione. Questa decisione chiarisce che la flessibilità di tale rito esclude l’applicazione di preclusioni rigide, come quella di dover formulare la richiesta probatoria alla prima udienza.

I Fatti di Causa

Un avvocato agiva in giudizio contro una società sua ex cliente per ottenere il pagamento dei compensi professionali relativi a un’attività di patrocinio svolta in un contenzioso civile. La società convenuta si difendeva eccependo la prescrizione presuntiva del diritto al compenso, sostenendo in pratica che, trascorso un certo periodo, si dovesse presumere che il debito fosse già stato saldato.
Il Tribunale accoglieva l’eccezione della società. La motivazione del giudice di primo grado si basava sul fatto che l’avvocato, per superare tale presunzione, avrebbe dovuto deferire il giuramento decisorio alla società cliente, ma non lo aveva fatto alla prima (e unica) udienza del 19 aprile 2018. Secondo il Tribunale, questa richiesta andava formulata in limine litis, ovvero all’inizio del processo, con specifiche modalità.
L’avvocato, ritenendo errata tale interpretazione, proponeva ricorso per cassazione.

La Questione del Giuramento Decisorio e le Preclusioni

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione delle regole procedurali applicabili al rito sommario di cognizione, specificamente per le cause relative a onorari di avvocato (disciplinate dal D.Lgs. 150/2011). Il ricorrente sosteneva che il giudice di merito avesse errato nel ritenere che la richiesta di ammissione del giuramento decisorio dovesse essere presentata in un momento specifico e invalicabile, pena la decadenza.
Il secondo motivo di ricorso, accolto dalla Suprema Corte, denunciava proprio la violazione delle norme processuali (artt. 233 e 702 bis c.p.c.), evidenziando come il rito sommario sia per sua natura privo delle rigide preclusioni che caratterizzano il processo ordinario. Pertanto, l’imposizione di un onere di articolazione del mezzo istruttorio esclusivamente alla prima udienza risultava illegittima.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il secondo motivo del ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che il rito sommario di cognizione, applicabile alle controversie sui compensi professionali, è strutturalmente diverso da quello ordinario. In particolare, ai sensi dell’art. 3 del D.Lgs. 150/2011, in queste controversie non si applicano le disposizioni che consentono la conversione del rito da sommario a ordinario.
La Corte ha sottolineato che, sebbene gli atti introduttivi debbano indicare i mezzi di prova di cui le parti intendono avvalersi, questa previsione non introduce alcuna preclusione processuale. La finalità è quella di consentire al giudice di valutare la complessità della causa, ma non di sancire decadenze non esplicitamente previste dalla legge.
I giudici di legittimità hanno affermato che non è ammissibile ricavare in via interpretativa una preclusione non scritta, che imporrebbe di formulare la richiesta di giuramento decisorio alla prima udienza. Una simile interpretazione, infatti, contrasterebbe con l’esigenza di certezza del diritto, secondo cui le decadenze processuali devono essere previste in modo esplicito.
Il Tribunale, quindi, ha errato nell’affermare che il deferimento del giuramento ‘doveva essere introdotto all’udienza del 19.4.2018’, creando di fatto una ‘preclusione processuale insussistente’.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa al Tribunale di Cagliari, in diversa composizione, per una nuova valutazione. Il principio di diritto che emerge è chiaro: nel contesto del rito sommario per il recupero di compensi professionali, non esistono termini perentori per la formulazione delle richieste istruttorie, incluso il giuramento decisorio. La parte ha la facoltà di richiederlo in qualsiasi fase del processo, senza incorrere in decadenze non espressamente codificate. Questa pronuncia riafferma la natura flessibile del rito sommario e tutela il diritto alla prova delle parti, impedendo che venga limitato da interpretazioni eccessivamente formalistiche delle norme procedurali.

In una causa per compensi professionali con rito sommario, entro quale termine va richiesto il giuramento decisorio?
Secondo la Corte di Cassazione, nel rito sommario di cognizione previsto per le controversie su compensi professionali, non esiste un termine perentorio o una preclusione per la richiesta di giuramento decisorio. Pertanto, non deve essere necessariamente formulata alla prima udienza, ma può essere proposta nel corso del procedimento.

Perché il rito sommario di cognizione non prevede preclusioni rigide per le richieste di prova?
Il rito sommario è disegnato per essere più snello e flessibile del rito ordinario. Le norme che lo disciplinano non introducono le rigide scadenze e decadenze tipiche del processo ordinario. La Corte ha chiarito che eventuali preclusioni devono essere espressamente previste dalla legge e non possono essere create in via interpretativa dal giudice.

Cosa succede se una questione giuridica non viene discussa nel giudizio di merito e viene proposta per la prima volta in Cassazione?
La Corte di Cassazione ha ribadito che, per il principio di specificità del ricorso, una questione giuridica non trattata nella sentenza impugnata può essere esaminata in sede di legittimità solo se il ricorrente allega di averla già sollevata nel giudizio di merito, indicando in quale atto lo ha fatto. In caso contrario, la censura è considerata nuova e, come tale, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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