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Giuramento decisorio: il suo valore vincolante

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello per “motivazione apparente”. La corte di merito aveva ignorato la mancata prestazione di un giuramento decisorio da parte dei convenuti, un atto che costituisce prova legale e che avrebbe dovuto determinare l’esito della causa a favore degli attori che chiedevano l’usucapione di un immobile. La Cassazione ha ribadito che il giudice non può ignorare l’esito di un giuramento decisorio e decidere sulla base di altre prove.

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Giuramento decisorio: cosa succede se non viene prestato?

Il giuramento decisorio è uno strumento processuale di grande importanza, capace di determinare l’esito di una causa. Ma cosa accade quando la parte chiamata a giurare non si presenta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulle conseguenze di tale omissione, sottolineando il valore vincolante di questo mezzo di prova e censurando la decisione di un giudice che lo aveva ignorato. Analizziamo insieme il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I fatti di causa: la richiesta di usucapione di una soffitta

La vicenda ha inizio con la richiesta, da parte di un privato, di veder riconosciuto il suo acquisto per usucapione ventennale della proprietà di una piccola soffitta a Roma. L’attore sosteneva di aver posseduto l’immobile in modo continuato e pacifico fin dal 1984, anno in cui aveva acquistato un appartamento nello stesso stabile. Sebbene l’atto di compravendita dell’appartamento menzionasse la soffitta, i venditori non ne erano proprietari, ma semplici possessori che gli avevano consegnato le chiavi.

Il giudizio di primo e secondo grado

Sia il Tribunale di Roma che, successivamente, la Corte d’Appello rigettavano la domanda. Entrambi i giudici, decidendo in contumacia dei convenuti (gli eredi del proprietario originale), ritenevano che l’attore non avesse fornito una prova sufficiente del possesso ininterrotto e pacifico necessario per l’usucapione, basando la loro decisione principalmente sulle prove testimoniali.

L’importanza del giuramento decisorio nel processo d’appello

Durante il giudizio di secondo grado, gli appellanti (i successori dell’attore originario) giocano una carta decisiva: deferiscono un giuramento decisorio agli appellati. In pratica, chiedono ai convenuti di giurare su circostanze di fatto che, se confermate, avrebbero provato il possesso continuato della soffitta. La Corte d’Appello ammette questo mezzo di prova, ma gli appellati, contumaci, non si presentano per prestarlo. Nonostante ciò, la Corte d’Appello conferma la sentenza di primo grado, ignorando completamente la mancata prestazione del giuramento.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, accoglie il ricorso e cassa la sentenza d’appello. Il motivo centrale della decisione è la cosiddetta “motivazione apparente”.

La Suprema Corte spiega che la sentenza impugnata è viziata perché, pur avendo ammesso il giuramento decisorio, ha poi omesso qualsiasi considerazione sulla sua mancata prestazione. La Corte d’Appello si è limitata ad aderire acriticamente alla decisione del Tribunale, fondata sulla prova per testi, senza spiegare perché avesse ignorato un elemento probatorio così rilevante.

Il giuramento decisorio, ricorda la Cassazione, è una solenne dichiarazione di verità che ha valore di prova legale. Quando viene deferito, la parte destinataria ha due scelte: giurare e vincere la causa, oppure non giurare e perdere. La mancata prestazione del giuramento, come avvenuto in questo caso, equivale a un’ammissione dei fatti su cui si doveva giurare. Di conseguenza, il giudice non ha altra scelta che considerare provati quei fatti e decidere la causa di conseguenza.

Ignorare questo meccanismo, come ha fatto la Corte d’Appello, significa svuotare di contenuto la motivazione della sentenza, rendendola, appunto, “apparente” e quindi nulla. Il giudice non può, a sua discrezione, tralasciare una prova legale per basare la sua decisione su altre prove meno decisive come le testimonianze.

Le conclusioni: cosa ci insegna questa ordinanza

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giuramento decisorio non è un mezzo di prova come gli altri. La sua ammissione e il suo esito (sia che venga prestato, sia che non venga prestato) hanno un effetto vincolante per il giudice, che non può discostarsene. La decisione della Cassazione serve da monito: la struttura logico-giuridica di una sentenza deve dare conto di tutti gli elementi processuali rilevanti, specialmente quelli dotati di efficacia di prova legale. L’omessa considerazione della mancata prestazione del giuramento compromette l’intera struttura motivazionale della decisione, giustificandone l’annullamento con rinvio per un nuovo esame che tenga conto, questa volta in modo corretto, del suo valore determinante.

Che cos’è il giuramento decisorio e che valore ha?
È una dichiarazione solenne che una parte fa in giudizio su specifici fatti, su richiesta della controparte. Ha valore di ‘prova legale’, il che significa che il suo esito vincola la decisione del giudice su quei fatti, senza che egli possa valutarlo liberamente come altre prove.

Cosa succede se la parte a cui è deferito il giuramento non si presenta a prestarlo?
Secondo l’art. 239 del codice di procedura civile, se la parte non si presenta a prestare il giuramento senza un giustificato motivo, la sua versione dei fatti viene considerata sconfessata e si ritengono provati i fatti affermati dalla parte che ha deferito il giuramento. In pratica, la parte che non giura perde la causa sul punto oggetto del giuramento.

Può un giudice ignorare l’esito di un giuramento decisorio e decidere sulla base di altre prove?
No. La presente ordinanza della Cassazione conferma che il giudice non può ignorare l’esito di un giuramento decisorio. La mancata prestazione del giuramento è una prova legale che preclude al giudice la possibilità di un diverso accertamento dei fatti. Una sentenza che ignora questo esito è viziata da ‘motivazione apparente’ e può essere annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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