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Giudizio trifasico: obbligo di analisi per mansioni

Una lavoratrice, autista soccorritrice, ha richiesto il pagamento di differenze retributive per mansioni superiori. La Cassazione ha cassato la decisione di merito che aveva rigettato la domanda senza effettuare il necessario giudizio trifasico, ovvero l’analisi comparativa tra inquadramento, mansioni superiori rivendicate e compiti effettivamente svolti. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giudizio Trifasico Obbligatorio per le Mansioni Superiori

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 1228/2024, ribadisce un principio cruciale nel diritto del lavoro: l’obbligatorietà del giudizio trifasico per accertare il diritto alle differenze retributive per mansioni superiori. Questa decisione sottolinea come il giudice di merito non possa esimersi da un’analisi dettagliata e comparativa delle attività concretamente svolte dal lavoratore, anche qualora ritenga corretto l’inquadramento iniziale. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Richiesta dell’Autista Soccorritrice

Una lavoratrice, assunta con la qualifica di autista soccorritrice e inquadrata nella posizione A2, Area A, del contratto collettivo per il personale degli enti pubblici economici, ha agito in giudizio contro il suo datore di lavoro, un ente strumentale ora in liquidazione coatta amministrativa. La dipendente sosteneva di aver svolto, sin dall’inizio del rapporto, mansioni riconducibili alla posizione superiore B1, Area B, e chiedeva di essere ammessa al passivo della liquidazione per le conseguenti differenze retributive.

La sua domanda si basava su due distinti presupposti:
1. L’erroneità dell’inquadramento iniziale operato dal datore di lavoro.
2. Lo svolgimento effettivo e concreto di mansioni superiori rispetto a quelle previste dalla sua qualifica formale.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di Roma aveva rigettato l’opposizione della lavoratrice. Per quanto riguarda la presunta erroneità dell’inquadramento, il giudice di merito si era allineato a un precedente della Cassazione (n. 20915/2019), concludendo che la contrattazione collettiva non prevedeva una trasposizione automatica della figura dell’autista soccorritore dall’Area A all’Area B.

Tuttavia, nel respingere la domanda basata sullo svolgimento di mansioni superiori, il Tribunale si era limitato ad affermare la necessità di una ‘maggior quota di competenza e professionalità’ per l’area superiore, senza però procedere con la necessaria e specifica analisi comparativa delle attività svolte. Contro questa decisione, la lavoratrice ha proposto ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione: L’Obbligatorietà del Giudizio Trifasico

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della lavoratrice, ma solo per quanto riguarda la censura relativa al mancato riconoscimento delle mansioni superiori. I giudici di legittimità hanno chiarito che la domanda di corretto inquadramento e quella per il pagamento di differenze retributive per mansioni superiori sono due questioni completamente diverse e devono essere trattate separatamente.

L’Analisi Mancata e il Dovere del Giudice di Merito nel Giudizio Trifasico

Il punto centrale della decisione è il richiamo all’obbligatorietà del cosiddetto giudizio trifasico. La Corte ha censurato il Tribunale per non aver compiuto questa operazione logico-giuridica, che consiste in tre passaggi fondamentali:
1. Prima fase: Accertamento delle mansioni e dei compiti previsti dalla qualifica di inquadramento formale del lavoratore (nel caso di specie, Area A, posizione A2).
2. Seconda fase: Individuazione delle mansioni e dei compiti previsti dalla qualifica superiore rivendicata (Area B, posizione B1).
3. Terza fase: Comparazione tra le declaratorie contrattuali e le attività effettivamente, abitualmente e prevalentemente svolte dalla lavoratrice, sulla base delle prove raccolte.

Il Tribunale, omettendo questa analisi, ha violato le norme che riconoscono i diritti retributivi derivanti dallo svolgimento di fatto di compiti superiori. Il diritto a tali differenze può essere negato solo se l’operazione di comparazione ha esito negativo, ma non può essere negato a priori senza averla compiuta.

La Distinzione tra le Aree Contrattuali

La Corte ha inoltre evidenziato le differenze sostanziali tra le Aree A e B secondo il CCNL applicabile. L’Area A comprende lavoratori che svolgono ‘attività di supporto strumentale’ che non richiedono conoscenze specifiche. L’Area B, invece, include ‘lavoratori strutturalmente inseriti nel processo produttivo’ che ne svolgono fasi o fasce, interpretano istruzioni operative e rispondono dei risultati.
L’autista soccorritore, secondo la Corte, non è un mero supporto strumentale, ma è inserito nel processo produttivo sanitario, integrando una professionalità che opera in tale campo. Sarà compito del giudice del rinvio verificare, tramite il giudizio trifasico, se le attività concretamente svolte dalla lavoratrice rientrino nell’una o nell’altra area.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La Corte di Cassazione ha cassato il decreto impugnato e ha rinviato la causa al Tribunale di Roma, in diversa composizione, affinché proceda a una nuova valutazione. Il nuovo giudice dovrà effettuare il giudizio trifasico per accertare se le mansioni svolte dalla lavoratrice, in relazione alla contrattazione collettiva applicabile nel tempo, corrispondessero a quelle della qualifica superiore. Questa ordinanza rafforza la tutela del lavoratore, imponendo ai giudici di merito un’analisi rigorosa e non sommaria delle prove relative alle attività effettivamente prestate, garantendo che la retribuzione sia sempre commisurata alla professionalità concretamente espressa, come imposto anche dall’art. 36 della Costituzione.

Quando un lavoratore svolge mansioni superiori, ha automaticamente diritto a un nuovo inquadramento?
No. Nel pubblico impiego contrattualizzato, lo svolgimento di mansioni superiori, anche se accertato, non dà diritto all’inquadramento automatico nella qualifica superiore, ma solo al trattamento retributivo corrispondente per il periodo in cui tali mansioni sono state svolte, come previsto dall’art. 52 del d.lgs. 165/2001.

Cos’è il giudizio trifasico e perché è fondamentale nelle cause per mansioni superiori?
Il giudizio trifasico è un’operazione logico-giuridica in tre passaggi che il giudice deve compiere: 1) accertare le mansioni dell’inquadramento formale; 2) identificare le mansioni del livello superiore richiesto; 3) confrontare le due declaratorie con le attività concretamente e prevalentemente svolte dal lavoratore. È fondamentale perché costituisce l’unico metodo corretto per verificare in modo oggettivo se un lavoratore ha diritto a differenze retributive per aver svolto compiti di maggiore responsabilità.

Il giudice può ignorare la richiesta di analisi delle mansioni effettivamente svolte se ritiene corretto l’inquadramento iniziale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la questione del corretto inquadramento iniziale e quella dello svolgimento di fatto di mansioni superiori sono distinte. Anche se l’inquadramento formale è corretto, il giudice ha l’obbligo di procedere al giudizio trifasico per verificare se, nella pratica, il lavoratore abbia svolto compiti superiori, poiché da tale accertamento derivano specifici diritti retributivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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