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Giudicato esterno: onere della prova e certificazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9270/2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia di giudicato esterno. Un automobilista, ritenuto unico responsabile di un sinistro, ha tentato di far valere in Cassazione una sentenza emessa in un altro giudizio relativo allo stesso incidente, che stabiliva un concorso di colpa al 50%. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché il ricorrente, pur avendo prodotto la sentenza, non ha fornito la certificazione di passaggio in giudicato, documento indispensabile per provare la definitività della decisione. La pronuncia sottolinea che l’onere della prova del giudicato esterno spetta a chi lo eccepisce e non può essere superato nemmeno dalla mancata contestazione della controparte.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giudicato Esterno: La Cassazione Sottolinea l’Indispensabile Onere della Prova

L’istituto del giudicato esterno rappresenta un pilastro della stabilità delle decisioni giudiziarie, impedendo che una stessa questione possa essere decisa più volte in modo contrastante. Tuttavia, per far valere l’efficacia di una sentenza emessa in un altro procedimento, è necessario rispettare rigorosi oneri probatori. Con l’ordinanza n. 9270 del 2025, la Corte di Cassazione torna a ribadire un principio cruciale: la parte che eccepisce il giudicato ha il dovere di fornirne la prova formale, producendo non solo la sentenza ma anche la certificazione del suo passaggio in giudicato.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un sinistro stradale avvenuto nel 2006. Il conducente di un veicolo conveniva in giudizio il conducente e il proprietario dell’altro mezzo coinvolto, chiedendo che ne venisse dichiarata la responsabilità esclusiva. Il Giudice di Pace, tuttavia, rigettava la domanda.

L’attore proponeva appello, chiedendo che venisse accertato almeno un concorso di colpa al 50%, basando la sua richiesta su quanto stabilito in un altro giudizio. Tale giudizio, intentato da un terzo trasportato coinvolto nello stesso incidente, si era concluso con una sentenza, passata in giudicato, che aveva effettivamente accertato una responsabilità paritaria tra i due conducenti.

Il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, rigettava nuovamente la domanda. Pur prendendo atto dell’esistenza dell’altra sentenza, il giudice riteneva che la parte non avesse fornito la prova del suo passaggio in giudicato, ovvero la certificazione prevista dall’art. 124 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile. Di conseguenza, il Tribunale confermava la decisione di primo grado, che attribuiva la responsabilità esclusiva del sinistro all’appellante per mancato rispetto dei limiti di velocità e della distanza di sicurezza.

Il Ricorso per Cassazione e l’Onere della Prova sul Giudicato Esterno

Contro la sentenza d’appello, il conducente soccombente proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione degli artt. 2909 c.c., 324 c.p.c. e 124 disp. att. c.p.c. Secondo il ricorrente, il giudice di merito aveva errato nel non riconoscere la rilevanza del giudicato esterno formatosi nell’altro processo. Sosteneva, inoltre, di aver regolarmente depositato telematicamente l’attestazione del passaggio in giudicato e che, in ogni caso, l’eccezione fosse rilevabile d’ufficio dal giudice.

La questione sottoposta alla Corte Suprema era, quindi, se e come una parte debba provare l’esistenza di un giudicato esterno per potersene avvalere in un diverso procedimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo di ricorso inammissibile, aderendo all’orientamento consolidato della giurisprudenza. I giudici hanno chiarito che, sebbene l’esistenza di un giudicato esterno possa essere rilevata d’ufficio, ciò è possibile solo a condizione che la questione sia stata correttamente “istruita”, ovvero che gli elementi probatori necessari siano stati introdotti nel processo.

Il punto centrale della decisione risiede nell’onere della prova. La Corte ha ribadito che la parte che intende far valere l’efficacia vincolante di una sentenza pronunciata in un altro giudizio ha il preciso dovere di dimostrarne il passaggio in giudicato. Questa prova non si esaurisce con la semplice produzione della sentenza, ma richiede un elemento formale e specifico: la certificazione rilasciata dalla cancelleria competente, come previsto dall’art. 124 disp. att. c.p.c.

La Corte ha inoltre specificato che questo onere non viene meno nemmeno in caso di mancata contestazione da parte della controparte. L’assenza di obiezioni sull’affermato passaggio in giudicato non equivale a un’ammissione della circostanza, né trasferisce sull’altra parte l’onere di dimostrare che la sentenza sia ancora impugnabile. Solo un’ammissione esplicita potrebbe esonerare la parte dall’onere probatorio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica. Chi invoca un giudicato esterno deve agire con diligenza, procurandosi e depositando in giudizio non solo la copia della sentenza favorevole, ma anche l’attestazione formale della sua definitività. In assenza di tale certificazione, il giudice non potrà tenere conto della precedente decisione, anche se questa appare logicamente rilevante. Questa pronuncia serve da monito per gli operatori del diritto sull’importanza di non trascurare i requisiti formali che governano l’efficacia delle sentenze e la stabilità dei rapporti giuridici.

Chi vuole far valere un giudicato esterno in un processo, cosa deve fare?
Deve fornire la prova del passaggio in giudicato della sentenza emessa nell’altro processo, producendo non solo la sentenza stessa ma anche la specifica certificazione prevista dall’art. 124 disp. att. c.p.c.

È sufficiente produrre la sola sentenza di un altro processo per dimostrare l’esistenza di un giudicato esterno?
No, non è sufficiente. La sentenza deve essere corredata dall’idonea certificazione della cancelleria che attesti che la decisione è divenuta definitiva e non è più soggetta a impugnazione.

Se la controparte non contesta che la sentenza sia passata in giudicato, si è esonerati dal fornire la prova formale?
No, la mancata contestazione della controparte non è sufficiente a sollevare dall’onere della prova. La certificazione formale è richiesta a meno che la controparte non ammetta esplicitamente la formazione del giudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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