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Giudicato esterno: l’ammissione basta come prova

Una struttura sanitaria si è vista negare il pagamento per prestazioni erogate a un’azienda sanitaria pubblica. Nonostante l’esistenza di un precedente giudicato esterno favorevole, la Corte d’Appello aveva respinto l’impugnazione per revocazione per mancanza della prova formale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che l’ammissione esplicita della controparte circa la definitività della sentenza precedente è sufficiente a provarne l’esistenza, rendendo superflua la certificazione del cancelliere.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giudicato Esterno: La Prova Semplificata dall’Ammissione della Controparte

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 2827 del 2025, affronta un tema cruciale della procedura civile: la prova del giudicato esterno. La decisione chiarisce che l’esplicita ammissione da parte dell’avversario circa la definitività di una sentenza precedente è sufficiente a provarne l’esistenza, esonerando la parte interessata dal produrre la tradizionale certificazione del cancelliere. Questo principio snellisce il processo e rafforza il valore della certezza del diritto, impedendo che questioni già decise vengano rimesse in discussione.

I Fatti di Causa: una Pretesa Contestata e Due Processi Paralleli

La vicenda trae origine da una controversia tra un istituto sanitario privato e un’azienda sanitaria locale (ASL) per il pagamento di prestazioni sanitarie erogate. L’istituto, forte di una convenzione, aveva ottenuto un decreto ingiuntivo, ma l’ASL si era opposta sostenendo la nullità della convenzione e della sua clausola di rinnovo automatico.

Il Tribunale aveva dato ragione all’istituto, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, negando il diritto al pagamento per una presunta carenza di accreditamento. Nel frattempo, però, un’altra sentenza del Tribunale, relativa a un periodo diverso ma basata sulla stessa convenzione, era diventata definitiva, riconoscendo la legittimità del rapporto contrattuale. Questo verdetto costituiva un giudicato esterno.

L’istituto ha quindi impugnato la sentenza d’appello sfavorevole con due strumenti: un ricorso ordinario per Cassazione e un ricorso per revocazione, basato proprio sul contrasto con il precedente giudicato. La Corte d’Appello ha respinto la revocazione, ritenendo non adeguatamente provata la definitività della sentenza precedente, nonostante l’ASL, nei suoi scritti difensivi, avesse parlato di ‘sentenza irrevocabile’.

Il Principio del Giudicato Esterno e l’Onere della Prova

Il giudicato esterno è un pilastro del nostro ordinamento. Esso stabilisce che una volta che una sentenza è diventata definitiva (cioè non più impugnabile con mezzi ordinari), quanto in essa deciso fa stato tra le parti e non può essere messo nuovamente in discussione in un altro processo.

Tradizionalmente, la prova del passaggio in giudicato si fornisce producendo una copia della sentenza con l’attestazione del cancelliere, come previsto dall’art. 124 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile. La questione centrale del caso era se questa prova formale fosse l’unica ammissibile o se potessero esistere equipollenti, come l’ammissione della controparte.

La Decisione della Cassazione: quando l’ammissione del giudicato esterno è decisiva

La Suprema Corte ha riunito i due ricorsi e ha adottato una duplice decisione.

Inammissibilità del Ricorso Ordinario

In primo luogo, ha dichiarato inammissibile il ricorso ordinario per Cassazione. La Corte ha spiegato che, poiché il giudicato esterno si era formato prima della conclusione del giudizio d’appello (ossia, prima della scadenza dei termini per le memorie finali), la parte interessata avrebbe dovuto farlo valere in quella sede. Non avendolo fatto, lo strumento corretto per rimediare all’errore non era il ricorso ordinario, ma proprio il ricorso per revocazione, come correttamente intentato dall’istituto.

Accoglimento del Ricorso per Revocazione

In secondo luogo, e qui sta il cuore della pronuncia, la Corte ha accolto il ricorso contro la sentenza che rigettava la revocazione. Ha stabilito che la Corte d’Appello aveva sbagliato a pretendere la certificazione formale di passaggio in giudicato di fronte a una chiara ammissione della controparte. L’ASL, infatti, pur contestando la rilevanza del giudicato nel merito, ne aveva esplicitamente riconosciuto la natura ‘irrevocabile’.

Le motivazioni

Secondo la Cassazione, l’ammissione esplicita proveniente dalla parte che avrebbe interesse a negare la formazione del giudicato costituisce un ‘idoneo equipollente’ alla certificazione del cancelliere. In un contesto processuale dominato dal principio dispositivo, un fatto pacificamente ammesso non necessita di ulteriore prova. Insistere su un formalismo probatorio in presenza di una simile ammissione sarebbe contrario ai principi di economia processuale e di ragionevole durata del processo. La Corte ha sottolineato che l’interesse pubblico alla stabilità delle decisioni e a evitare giudicati contrastanti prevale su un’interpretazione eccessivamente rigida delle norme sulla prova. La funzione della certificazione è garantire la certezza, ma questa certezza può essere raggiunta anche attraverso l’ammissione non contestata della parte avversa.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione rafforza un orientamento volto a dare prevalenza alla sostanza sulla forma. Viene chiarito che, sebbene la certificazione del cancelliere sia il modo ordinario per provare un giudicato esterno, non è l’unico. L’ammissione esplicita della controparte è una prova altrettanto valida, che il giudice deve riconoscere. La decisione è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la domanda di revocazione partendo dal presupposto che l’esistenza del giudicato è un fatto provato e dovrà valutarne gli effetti sulla controversia.

Come si prova l’esistenza di un giudicato esterno?
Di norma, si prova producendo una copia della sentenza munita della certificazione di passaggio in giudicato rilasciata dal cancelliere. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha stabilito che anche l’ammissione esplicita della controparte sulla definitività della sentenza è una prova sufficiente ed equipollente.

Cosa succede se un giudicato si forma mentre una causa è già in fase di decisione?
Se il giudicato si forma prima della conclusione del giudizio (cioè prima della scadenza dei termini per il deposito delle memorie finali), la parte ha l’onere di eccepirlo in quella sede. Se non lo fa, la sentenza emessa in contrasto con il giudicato può essere impugnata con il mezzo straordinario della revocazione, e non con il ricorso ordinario per cassazione.

L’ammissione della controparte può sostituire la certificazione formale del cancelliere per provare un giudicato?
Sì. Secondo la sentenza in esame, quando la parte contro cui il giudicato è invocato ne ammette esplicitamente la formazione e la definitività (ad esempio, definendo la sentenza ‘irrevocabile’), questa ammissione solleva la parte che se ne avvale dall’onere di produrre la certificazione formale del cancelliere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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