Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 1 Num. 33898 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 1 Num. 33898 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data pubblicazione: 22/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso n. 31982 – 2019 R.G. proposto da:
RAGIONE_SOCIALEc.f./p.i.v.a. NUMERO_DOCUMENTO -in persona del legale rappresentante pro tempore , rappresentata e difesa in virtù di procura speciale su foglio allegato in calce al ricorso dall’avvocato NOME COGNOME ed elettivamente domiciliata in Roma, alla INDIRIZZO presso il dottor NOME COGNOME.
RICORRENTE
contro
RAGIONE_SOCIALE di CATANIA (già Provincia Regionale di Catania) -c.f. P_IVA -in persona del sindaco metropolitano pro tempore , rappresentata e difesa disgiuntamente e congiuntamente in virtù di procura speciale su foglio allegato in calce al controricorso dall’avvocato NOME COGNOME e dall’avvocato NOME COGNOME dell’Avvocatura provinciale di Catania ed
elettivamente domiciliata in Roma, alla INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME.
CONTRORICORRENTE
avverso la sentenza n. 713/2019 del la Corte d’Appello di Catania, udita la relazione nella camera di consiglio del 21 novembre 2024 del consigliere dott. NOME COGNOME
RILEVATO CHE
Con atto notificato in data 26.11.2008 la ‘ RAGIONE_SOCIALE citava a comparire dinanzi al Tribunale di Catania la Provincia Regionale di Catania.
Premetteva che il 27.9.2008 le era stato notificato avviso di liquidazione e di accertamento del 22.9.2008 del complessivo importo di euro 25.754,00, di cui euro 23.910,70 per canone di occupazione spazi e aree pubbliche per l’ anno 2008 ed euro 516,46 per TOSAP (cfr. ricorso, pag. 1) .
Premetteva che con nota raccomandata a.r. del 25.9.2008 le era stato richiesto il pagamento di euro 29,00 a titolo di canone per l’occupazione temporanea della durata di un giorno di 1 km di suolo della S.P. 8/III in Comune di S. Giovanni La Punta (cfr. ricorso, pag. 2) .
Premetteva che con nota raccomandata a.r. del 25.9.2008 le era stato richiesto il pagamento di euro 29,00 a titolo di canone per l’occupazione temporanea della durata di due giorni di 1 km di suolo della S.P. 14 in Comune di Belpasso (cfr. ricorso, pag. 2) .
Indi esponeva che, con riferimento alla RAGIONE_SOCIALE, aveva impugnato l’ avviso di liquidazione/accertamento del 22.9.2008 dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale di Catania, che lo aveva annullato con sentenza n. 232/1/11, poi
confermata dalla Commissione Tributaria Regionale di Catania con sentenza n. 1022/34/15 (cfr. ricorso, pag. 2) .
Esponeva altresì che per le medesime occupazioni di suolo pubblico provinciale le erano stati notificati avvisi di liquidazione/accertamento TOSAP/ canone per l’occupazione per gli anni 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006 e 2007, avvisi impugnati dinanzi alla C.T.P. di Catania con riferimento alla TOSAP e dinanzi al Tribunale di Catania con riferimento al canone per l’occupazione (cfr. ricorso, pag. 2) .
Esponeva inoltre che, con riferimento alla TOSAP per l’anno 2000, la C.T.R. di Catania , in accoglimento dell’ esperito appello, con sentenza n. 83/18/07 -confermata da questa Corte con sentenza n. 15247/2012 – aveva statuito che essa ricorrente era esentata dal pagamento della TOSAP ai sensi dell’art. 49, lett. e), del d.lgs. n. 507/1993 (cfr. ricorso, pag. 2) .
Esponeva ancora che, con riferimento alla TOSAP per gli anni successivi al 2000, il giudice tributario aveva annullato gli atti di accertamento e le cartelle di pagamento con sentenze passate in giudicato (cfr. ricorso, pag. 2) .
Esponeva infine che era stata costituita per trasformazione dell’ ‘Azienda Speciale Consorziale Servizi Etnei’ giusta verbale di assemblea straordinaria del 6.7.2004 e che risultava solo formalmente titolare di una serie di concessioni di suolo pubblico stradale per la collocazione di condutture e di impianti necessari ai fini del servizio idrico pubblico, siccome a decorrere dal 2002 nella titolarità del servizio idrico le era subentrato il ‘Consorzio d’Ambito Territoriale Ottimale Catania Acque ai sensi d ella L. 36/94′ (cfr. ricorso, pagg. 2 – 3) .
Chiedeva accertarsi e dichiararsi l’insussistenza delle pretese creditorie invocate a titolo di canone di occupazione permanente e temporanea di spazi e aree pubbliche provinciali per l’ anno 2008, di cui all’a vviso di liquidazione e di accertamento del 22.9.2008 e di cui alle note raccomandate a.r. in data 25.9.2008, con susseguente declaratoria di illegittimità dei medesimi atti (cfr. ricorso, pag. 1) .
Resisteva la Provincia Regionale di Catania.
Con sentenza n. 2483/2011 il Tribunale di Catania accoglieva la domanda e dichiarava che l’attrice era esentata dal pagamento del canone di occupazione spazi e aree pubbliche per l’anno 2008 .
La Città Metropolitana di Catania proponeva appello.
Resisteva la RAGIONE_SOCIALE esperiva appello incidentale.
Con sentenza n. 713 dei 26.10.2018/28.3.2019 la Corte d’Appello di Catania accoglieva il gravame principale e, per l’effetto, rigettava la domanda esperita in prime cure dalla ‘ RAGIONE_SOCIALE ‘ ; rigettava il gravame incidentale e le domande dichiarate assorbite in prima istanza; condannava la ‘ RAGIONE_SOCIALE ‘ a lle spese del doppio grado.
Premetteva la corte in ordine al secondo motivo dell’appello principale che l’ avviso di liquidazione/accertamento del 22.9.2008 -ove era richiamato il regolamento comunale n. 39/1995 – si riferiva ai canoni concessori non ricognitori ex art. 27 del d.lgs. n. 285/1992 (codice della strada) (cfr. sentenza d’appello, pag. 5) .
Indi evidenziava che ‘il canone concessorio non ricognitorio non è alternativo alla TOSAP o al COSAP e può aggiungersi a questi’ (così sentenza d’appello, pag. 7) .
Evidenziava, segnatamente, che il COSAP e la TOSAP ben possono coesistere, ‘senza dare luogo a duplicazione di imposta, essendo diversa la natura giuridica (…) e il fondamento (…) da cui traggono origine’ (così sentenza d’appello, pag. 8) , e, ulteriormente, che ben possono coesistere il COSAP ed il canone ex art. 27 c.d.s. , siccome l’uno e l’altro canone sono ancorati a parametri di natura diversa (cfr. sentenza d’appello, pag. 8) .
Evidenziava dunque che non operava -per l’appellata alcuna norma di esenzione dal canone ex art. 27 c.d.s., sicché gli avvisi di accertamento erano senz’altro legittimi (cfr. sentenza d’appello, pag. 9) .
Evidenziava la corte in ordine all’appello incidentale con cui la ‘RAGIONE_SOCIALE‘ aveva addotto di non essere soggetto imponibile, siccome nell’anno d’imposta 2008 non era titolare delle infrastrutture idriche collocate sul suolo provinciale per la cui occupazione erano stati richiesti i canoni -che l’operata qualificazione del canone giusta la previsione dell’art. 27 c.d.s. aveva valenza assorbente, sicché non veniva in considerazione il COSAP (cfr. sentenza d’appello, pag. 9) .
Evidenziava infine, la corte, che erano destituite di fondamento le ulteriori domande, le ulteriori deduzioni dell’attrice rimast e assorbite in prime cure.
Ovvero la deduzione di illegittimità degli avvisi di accertamento per indeterminatezza della liquidazione, siccome gli avvisi di accertamento recavano la quantificazione monetaria operata, in conformità al regolamento provinciale
del 1995, per ogni km lineare di strada occupata (cfr. sentenza d’appello, pag g. 9 – 10) .
Ovvero la deduzione di illegittimità degli avvisi di accertamento perché concernenti -a giudizio dell’attrice/appellata il Canone OSAP, siccome il relativo titolo era da individuare nel canone concessorio ex art. 27 c.d.s. (cfr. sentenza d’appello , pag. 10) .
Ovvero la deduzione di illegittimità degli avvisi di accertamento correlata alla doppia imposizione, siccome deduzione priva di rilevanza in quanto la C.T.R. aveva annullato gli atti di accertamento con riferimento alla TOSAP (cfr. sentenza d’appello, pag. 10) .
Ovvero la deduzione di illegittimità degli avvisi di accertamento correlata al rilievo per cui la Provincia di Catania non aveva adottato il regolamento che sostituisce il COSAP con il canone concessorio, siccome, giusta la disciplina legislativa applicabile ratione temporis , unicamente per le entrate tributarie si prefigura l’ obbligo di adozione di uno specifico regolamento, sicché nulla ostava, esulandosi dall’ambito delle entrate tributarie, all’operatività del regolamento provinciale del 1995 (cfr. sent enza d’appello, pag g. 10 – 11) .
Ovvero la deduzione di illegittimità degli avvisi di accertamento correlata all’asserita violazione dello statuto del contribuente e al preteso difetto di motivazione, siccome nella fattispecie si fuoriusciva dall’ambito tributario e siccome la motivazione risultava senza dubbio pertinente ed esaustiva (cfr. sentenza d’appello, pa g. 11) .
Avverso tale sentenza ha proposto ricorso la ‘ RAGIONE_SOCIALE; ne ha chiesto sulla scorta di undici motivi, variamente articolati, la cassazione con ogni conseguente statuizione.
La Città Metropolitana di Catania ha depositato controricorso; ha chiesto rigettarsi il ricorso con il favore delle spese.
La ricorrente ha depositato memoria.
CONSIDERATO CHE
Con il primo motivo la ricorrente denuncia ai sensi dell’art. 360, 1° co., n. 4, cod. proc. civ. la nullità della sentenza per violazione degli artt. 112, 132, 2° co., n. 4, e 324 cod. proc. civ. e dell’art. 2909 cod. civ.
Premette che con la comparsa conclusionale d ‘appello d epositata il 15.1.2018 ha sollevato eccezione di giudicato ‘ esterno ‘ conseguente alla sentenza del T.A.R. Sicilia, sezione distaccata di Catania, n. 2254 del 19.9.2016, passata in giudicato il 19.3.2017, sentenza sopravvenuta rispetto al termine di costituzione in seconde cure e depositata unitamente alla certificazione ex art. 124 disp. att. cod. proc. civ. con la comparsa conclusionale (cfr. ricorso, pagg. 4 e 7) .
Premette che con la sentenza n. 2254/2016 il T.A.R. di Catania ha annullato il regolamento TOSAP adottato dal ‘Libero Consorzio Comunale di Catania’ (poi Città Metropolitana di Catania) con delibera commissariale n. 10 del 4.2.2015, nella parte e negli articoli in cui disciplina il canone concessorio non ricognitorio ex art. 27 c.d.s., e ha statuito che il canone anzidetto non è applicabile alle ‘occupazioni del sottosuolo stradale con impianti a rete che non (…) ne precludono ordinariamente la generale fruizione, come le occupazioni che riguardano la presente controversia’ (così ricorso, pag. 7) .
Indi deduce che la Corte di Catania ha omesso di pronunciarsi in ordine alla surriferita eccezione di giudicato ‘esterno’ (cfr. ricorso, pagg. 6 – 7) .
Deduce segnatamente, ai fini della operatività del giudicato ‘esterno’, che medesime sono le parti del presente giudizio e del giudizio definito dal T.A.R. di Catania con la sentenza n. 2254/2016; che il regolamento TOSAP del 2015 riproduce similmente i contenuti del regolamento provinciale del 1995, rilevante nella specie; che la questione di diritto -esigibilità del canone ex art. 27 c.d.s. per l’occupazione del sottosuolo stradale con infrastrutture idriche a rete risolta dal T.A.R. e costituente la premessa logico-giuridica della statuizione amministrativa passata in giudicato è punto fondamentale pur del presente giudizio (cfr. ricorso, pag. 9) .
Deduce dunque che con la pronuncia n. 2254/2016 il T.A.R. ha statuito in termini del tutto incompatibili con la pronuncia della Corte d’Appello di Catania , che, viceversa, ha affermato che nella specie non opera alcuna ragione di esenzione dal canone ex art. 27 c.d.s. (cfr. ricorso, pag. 10) .
Con il secondo motivo la ricorrente denuncia ai sensi dell’art. 360, 1° co., n. 4, cod. proc. civ. la nullità della sentenza per violazione degli artt. 112, 132, 2° co., n. 4, e 324 cod. proc. civ. e dell’art. 2909 cod. civ.
Premette che con la comparsa conclusionale depositata in appello il 15.1.2018 ha sollevato eccezione di giudicato ‘esterno’ conseguente alla sentenza di questa Corte n. 15247 del 12.9.2012, sentenza sopravvenuta rispetto al termine di costituzione in seconde cure e depositata con la comparsa conclusionale (cfr. ricorso, pagg. 4 – 13) .
Premette che con la sentenza n. 15247 del 12.9.2012 questa Corte ha respinto il ricorso proposto dalla Provincia Regionale di Catania avverso la sentenza n. 83/2007 della C.T.R. di Catania ed ha affermato l’esenzione di essa ricorrente dalla TOSAP per le occupazioni di suolo provinciale a motivo della devoluzione ex art. 49, lett. e), del d.lgs. n. 507/1993 delle infrastrutture a rete al termine della concessione ad un ente pubblico territoriale (cfr. ricorso, pag. 13) .
Indi deduce che la Corte di Catania ha omesso di pronunciarsi in ordine alla surriferita eccezione di giudicato ‘esterno’ (così ricorso, pag. 13) .
Deduce segnatamente, ai fini della operatività del giudicato ‘esterno’, che l’art. 16 del regolamento provinciale del 1995 ha recepito le clausole di esenzione dalla TOSAP di cui all’ art. 49, lett. e), del d.lgs. n. 507/1993 e che l’art. 15 dello stesso regolamento provinciale ha esteso le cause di esenzione al canone concessorio ex art. 27 c.d.s., canone a sua volta contemplato all’art. 13 del medesimo regolamento (cfr. ricorso, pag. 14) .
Con il terzo motivo la ricorrente denuncia ai sensi dell’art. 360, 1° co., n. 4, cod. proc. civ. la nullità della sentenza ‘per motivazione illogica e travisamento della statuizione del primo giudice in ordine al canone oggetto di esenzione’ (così ricorso, pag. 16) .
Con il quarto motivo la ricorrente denuncia in via subordinata e condizionata ai sensi dell’art. 360, 1° co., n. 3, cod. proc. civ. la violazione e falsa applicazione del combinato disposto degli artt. 15, 13 e 16 del regolamento provinciale n. 39/1995.
Deduce, qualora si reputi che la Corte di Catania abbia inteso disconoscere che l’art. 15 del regolamento provinciale del 1995 estenda al canone ex art. 27 c.d.s. le cause di esenzione previste per la TOSAP dall’art. 16 del medesimo regolamento (cfr. ricorso, pag. 18) , che la Corte catanese avrebbe in tal modo statuito in contrasto con il chiaro dettato dell’art. 15 cit.
Deduce invero che le locuzioni ‘norme relative alla TOSAP’ e ‘ed altro’, che figurano nella previsione dell’art. 15 cit. , rendono evidente che il regolamento provinciale del 1995 ‘abbia voluto operare una estensione piena del regime della Tosap al canone di cui all’art. 27 C.d.S.’ (così ricorso, pag. 18) , sicché le deroghe all’estensione riguardano la misura minima del canone, le sanzioni amministrative non penali, gli interessi ma non già le esenzioni di cui al successivo art. 16 (cfr. ricorso, pag. 18) .
Con il quinto motivo la ricorrente denuncia ai sensi dell’art. 360, 1° co., n. 3, cod. proc. civ. la violazione e falsa applicazione dell’art. 27 c.d.s. e del combinato disposto degli artt. 13, 15 e 16 del regolamento provinciale n. 39/1995.
Deduce che il canone di cui all’art. 27 c.d.s. non è oggetto di un’applicazione generalizzata (cfr. ricorso, pag. 19) .
Deduce, invero, che in assenza di limitazioni all’uso pubblico della strada difetta il presupposto per l’applicazione del canone (cfr. ricorso, pag. 19) ; che d ‘altronde in tal senso ha statuito il T.A.R. di Catania con la sentenza n. 2254/2016 passata in giudicato (cfr. ricorso, pag. 19) .
Deduce in subordine che la Corte di Catania ha errato a reputare legittima nel caso di specie la quantificazione del canone (cfr. ricorso, pag. 20) .
Deduce, invero, che a mente dell’8° co. dell’art. 27 c.d.s. l’ente territoriale deve differenziare la misura del canone in relazione al tipo di utilizzo e di vantaggio che l’utente ne ricava e deve prevedere casi di esenzione del canone , allorquando l’utente non ricava vantaggi a discapito dell’uso pubblico del suolo o, come nella specie, del sottosuolo (cfr. ricorso, pag. 20) .
13. Con il sesto motivo concernente il rigetto dell’appello incidentale – la ricorrente denuncia ai sensi dell’art. 360, 1° co., n. 4, cod. proc. civ. la nullità della sentenza per motivazione illogica e fondata su presupposto errato e la violazione dell’art. 132, 2° co., n. 4, cod. proc. civ.; ai sensi dell’art. 360, 1° co., n. 5, cod. proc. civ. l’ omesso esame di fatto decisivo oggetto di discussione tra le parti.
Premette che con il primo motivo dell’appello incidentale aveva, a censura del primo dictum , addotto che non era assoggettabile al canone richiesto, siccome con la legge n. 36/1994 si era provveduto alla riorganizzazione del servizio pubblico idrico integrato e si era fatto luogo al trasferimento ai Comuni ed alle Province dell’organizzazione e della gestione del medesimo servizio (cfr. ricorso, pag. 21) .
Premette che con il primo motivo dell’appello incidentale aveva altresì addotto che a seguito della costituzione del Consorzio ATO 2 di Catania essa ricorrente aveva proseguito il servizio ‘in regime di fatto’, come gestore interinale nelle more dell’affid amento al nuovo gestore (cfr. ricorso, pag. 21) .
Indi deduce che la Corte di Catania, allorché ha assunto che esplicava valenza la qualificazione del canone a mente dell’art. 27 c.d.s., sicché non veniva in
considerazione il COSAP, ha motivato in maniera del tutto illogica, disancorata dalla ragione addotta (cfr. ricorso, pag. 24) .
Deduce inoltre che ben avrebbe dovuto la corte distrettuale delibare dapprima il motivo dell’appello incidentale, involgen te una questione preliminare, ed il cui accoglimento avrebbe comportato la inammissibilità per carenza d’interesse del ricorso principale della Città Metropolitana di Catania (cfr. ricorso, pag. 25) .
Deduce al con tempo che la corte territoriale ha omesso l’esame della circolare -prodotta all’udienza dell’8.2.2011, illustrata nella conclusionale di prime cure, oggetto delle controdeduzioni di controparte con la comparsa di replica e la cui disamina era stata riprop osta con l’appello incidentale con cui il Consorzio ATO 2 di Catania aveva fatto constatare la sua qualità di titolare dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione sin dal 2002 (cfr. ricorso, pag. 25) .
14. Il primo motivo, il secondo motivo ed il sesto motivo di ricorso sono, nei termini che seguono, fondati e meritevoli di accoglimento; il loro buon esito assorbe la disamina del terzo, del quarto (motivo, quest’ultimo, espressamente esperito in via subordinata) e del quinto motivo.
L’accoglimento del primo, del secondo e del sesto motivo assorbe altresì la disamina del settimo, dell’ottavo, del nono, del decimo e dell’ undicesimo motivo, motivi tutti, questi ultimi, concernenti i rilievi rimasti assorbiti nella pronuncia del tribunale e rigettati dalla corte d’appello, motivi tutti, questi ultimi, in maniera espressa esperiti subordinatamente al mancato accoglimento dei motivi concernenti la non assoggettabilità al canone della ricorrente e l ‘ esenzione dal canone della ricorrente (cfr. ricorso pag. 26) .
15. Si evidenzia, con specifico riferimento al primo ed al secondo motivo (con cui, si ribadisce, si è addotta la nullità dell’impugnata sentenza per violazione , peraltro, dell’art. 112 cod. proc. civ. ) , che la ‘Acoset’ effettivamente ebbe a pagina 22 della comparsa conclusionale d’appello in data 15.1.2018 a formulare ‘ istanza di ammissione sentenza T.A.R. Catania n. 2254/2016 e C. Cass., Sez. Trib., n. 15247-2012, rese inter partes, passate in cosa giudicata sopravvenute ai termini di costituzione’ (contestualmente la ricorrente ebbe a chiedere ‘l’ammissione previa produzione telematica in allegato alla presente comparsa, se del caso previa remissione della causa sul ruolo’ . Cfr. Cass. sez. un. 25.7.2019, n. 20181, secondo cui la Corte di cassazione, allorquando debba accertare se il giudice di merito sia incorso in ‘error in procedendo’ , è anche giudice del fatto ed ha il potere di esaminare direttamente gli atti di causa) .
Del resto, la ‘Città Metropolitana di Catania’ ha esplicitamente dato atto , con le controdeduzioni al primo motivo di ricorso, che la ‘Acoset’ , ‘solo in sede di comparsa conclusionale del giudizio di appello, ha allegato copia della sentenza chiedendone l’ammissione, ed ha eccepito che l’entrata patrimoniale accertata e liquidata a titolo di Canone non era dovuta per le occupazioni del sottosuolo stradale provinciale con infrastrutture idriche a rete ‘ (così controricorso, pag. 9) .
E parimenti, con le controdeduzioni al secondo motivo di ricorso, la ‘Città Metropolitana di Catania’ ha esplicitamente dato atto che la ‘RAGIONE_SOCIALE‘ aveva formulato eccezione di giudicato connessa alla statuizione n. 1524/2012 della
sezione tributaria di questa Corte di legittimità (cfr. controricorso, pagg. 11 -12) .
16. Su tale scorta si rimarca quanto segue.
Per un verso, la Corte di Catania nulla ha statuito con il dictum in questa sede impugnato in ordine all’eccezione di giudicato ‘esterno’ correlata alla sentenza n. 2254/2016 del T.A.R. di Catania e in ordine all’eccezione di giudicato ‘esterno’ correlata alla sentenza n. 15247/2012 di questa Corte di legittimità.
Per altro verso, l’eccezione di giudicato ‘ esterno ‘ non è soggetta a preclusioni per quanto riguarda la sua allegazione in sede di merito, in quanto prescinde da qualsiasi volontà dispositiva della parte, e, in considerazione della sua rilevanza pubblicistica, è rilevabile d ‘ ufficio (cfr. Cass. (ord.) 7.1.2021, n. 48; Cass. (ord.) 25.10.2018, n. 27161, secondo cui il giudicato esterno, al pari di quello interno, risponde alla finalità d’interesse pubblico di eliminare l’incertezza delle situazioni giuridiche e di rendere stabili le decisioni, sicché il suo accertamento non costituisce patrimonio esclusivo delle parti e non è subordinato ai limiti fissati dall’art. 345 cod. proc. civ. per le prove nuove in appello, di tal che il giudice, al quale ne risulti l’esistenza, non è vincolato dalla posizione assunta dalle parti in giudizio, dovendo procedere al suo rilievo e valutazione anche d ‘ ufficio, in ogni stato e grado del processo; Cass. sez. lav. 3.4.2017, n. 8607; Cass. sez. un. 25.5.2001, n. 226) .
17. Sovviene al contempo la seguente elaborazione di questa Corte.
Ossia l’insegnamento secondo cui , qualora due giudizi tra le stesse parti abbiano per oggetto un medesimo negozio o rapporto giuridico e uno di essi sia stato definito con sentenza passata in giudicato, l ‘ accertamento compiuto circa
una situazione giuridica ovvero la risoluzione di una questione di fatto o di diritto incidente su punto decisivo comune ad entrambe le cause o costituente indispensabile premessa logica della statuizione contenuta nella sentenza passata in giudicato, precludono il riesame del punto accertato e risolto, anche nel caso in cui il successivo giudizio abbia finalità diverse da quelle che costituiscono lo scopo ed il ‘ petitum ‘ del primo (cfr. Cass. 26.2.2019, n. 5486; Cass. (ord.) 16.5.2019, n. 13152) .
Ossia l’insegnamento secondo cui nei rapporti di durata il vincolo del giudicato formatosi in relazione a periodi temporali diversi opera solo a condizione che il fatto costitutivo sia lo stesso ed in relazione ai soli aspetti permanenti del rapporto con esclusione di quelli variabili (cfr. Cass. (ord.) 19.4.2023, n. 10430; Cass. sez. lav. 18.8.2020, n. 17223) .
Alla luce dell’elaborazione giurisprudenziale testé enunciata, con specifico riferimento al primo motivo, si osserva quanto segue.
A nulla rileva che il T.A.R. Catania, nel giudizio definito con la sentenza n. 2254/2016 -giudizio nell’ambito del quale la ‘RAGIONE_SOCIALE‘ aveva ‘impugnato il regolamento relativo all’occupazione del suolo e le richieste relative al canone ex art. 27 C.d.S. per l’annualità 2015’ (così controricorso, pag. 9) -‘ha annullato un atto estraneo al presente giudizio, perché il regolamento che invece ci occupa, (…) relativo agli avvisi impugnati per l’annualità 2008, è del 1995 e (…) non è mai stato impugnato (…) dalla società ricorrente, come non lo è stato (…) quello successivo, approvato con delibera consiliare n. 51/2008 (…)’ (così controricorso, pag. 9) .
In realtà, con la sentenza n. 2254/2016 il T.A.R. di Catania ha risolto una questione di diritto incidente su punto decisivo, inerente pur al presente giudizio.
Ovvero la questione secondo cui ‘ciò che rileva, al fine di fondare la pretesa dell’ente locale, non è un qualunque utilizzo della sede stradale (nonché dello spazio soprastante e sottostante ad essa), bensì un utilizzo singolare che incida in modo significativo sull’uso pubblico della risorsa viaria’ (cfr. ricorso, pagg. 10 -11. Con la pronuncia n. 2254/2016 il T.A.R. ha ulteriormente puntualizzato che ‘l’imposizione di un canone non ricognitorio a fronte dell’uso singolare della risorsa stradale è legittima (…) a fronte di tipologie e modalità di utilizzo (quali quelle che conseguono alla posa di cavi e tubi interrati) che non ne precludono ordinariamente la generale fruizione’: cfr. ricorso, pag. 11 ) .
In tal guisa non riveste alcun a valenza la circostanza per cui la ricorrente ‘nei due precedenti gradi di merito ha sempre scritto i giudizi indicando esclusivamente la materia di occupazione suolo pubblico, T OSAP e/o COSAP’ (così controricorso, pag. 10) .
Alla luce dell’elaborazione giurisprudenziale dapprima enunciata , con specifico riferimento al secondo motivo, si osserva quanto segue.
La stessa controricorrente ha dato atto (cfr. controricorso, pag. 12) che, con la pronuncia n. 15247 del 12.9.2012, concernente fattispecie in cui era controverso tra le parti della presente lite il pagamento della TOSAP per l’anno 2000, questa Corte ha r eputato che l’ ‘Acoset’ fruisce dell’esenzione dal pagamento della TOSAP, allorché ricorra l’ipotesi di cui alla lett. e) dell’art. 49 del d.lgs. n. 507/1993, che ‘condiziona (…) l’esenzione del tributo al fatto che l’occupazione sia effettuata dalla società appaltatrice con gli impianti adibiti al
servizio – consistenti nel complesso di attrezzature e macchine necessarie all ‘ impresa concessionaria per lo svolgimento dell ‘ attività – ed al fatto che di essi sia prevista ‘ (così in motivazione Cass. 12.9.2012, n. 15247. Con la testé menzionata pronuncia questa Corte ha soggiunto che ‘l’esenzione da imposta stata -del tutto correttamente – fondata dal giudice di appello, non sulla natura di ente erogatore di pubblici servizi dell’ente concessionario, ma sulla vista devoluzione -all’esito del rapporto concessorio – degli impianti adibiti al servizio ad un ente pubblico territoriale (non rileva se Comune o Provincia) (…)’) .
Su tale scorta l’omissione di pronuncia sembra rivestir valenza pur in ordine al surriferito profilo (si ribadisce che la presente fattispecie controversa concerne il canone ex art. 27 c.d.s. per l’anno 2008 di cui all’avviso di liquidazione/accertamento notificato alla ‘Acoset’ in data 27.9.2008; cosicché con la presente fattispecie controversa non interferisce il rilievo espresso dalla Corte di Catania con la sentenza n. 2195/2019, oggetto del ricorso iscritto al n. 14276/2020 r.g., rilievo a tenor del quale (cfr. pag. 6) ‘il regolamento provinciale del 1995 (…) è stato modificato a seguito dell’entrata in vigore del regolamento adottato il 13/10/2008 (quivi applicabile ratione temporis), che esclude l’estensione al canone delle regole RAGIONE_SOCIALE, quando concessionarie siano le ditte esercenti un pubblico servizio: ipotesi, questa, che segnatamente qui ricorre, avuto riguardo alla natura e all’oggetto sociale dell’RAGIONE_SOCIALE‘) .
Da un canto, invero, la ricorrente ha addotto (cfr. Cass. sez. un. 25.7.2019, n. 20181, secondo cui il ricorrente per cassazione che denunci u n ‘error in
procedendo’, ha da illustrare la corretta soluzione rispetto a quella erronea praticata dai giudici di merito, in modo da consentire alla Corte investita della questione, secondo la prospettazione alternativa del ricorrente, la verifica della sua esistenza e l’emenda dell’errore denunciato) c he l’ipotesi di esenzione dalla RAGIONE_SOCIALE, di cui alla lett. e) dell’art. 49 del d.lgs. n. 507/1993 , si riflette sul canone concessorio ex art. 27 c.d.s., giacché l’art. 16 del regolamento provinciale del 1995 ha recepito tutte le clausole di esenzione di cui all’art. 49 cit. e l’art. 15 del medesimo regolamento le ha estese al canone concessorio ex art. 27 c.d.s. (cfr. ricorso, pag. 14. In tal senso cfr. altresì sentenza d’appello, pag. 7) .
D’altro canto, alla luce del letterale tenore dell’art. 15 cit. (‘le norme relative alla TOSAP, alle modalità di riscossione, criteri di misurazione delle aree ed altro, sono estensibili al pagamento del canone di cui all’art. 13 del presente regolamento’; il testo dell’art. 15 è riprodotto nel corpo del quarto motivo di ricorso, espressamente esperito in via subordinata) e, segnatamente, dell ‘ampi a locuzione ‘le norme relative alla TOSAP’ non sembra accreditarsi la prospettazione della controricorrente secondo cui ‘l’estensione al Canone contenuta all’art. 15 del regolamento provinciale approvato con delibera consiliare n. 39 del 1995 è riferita esclusivamente ai criteri e modalità di riscossione della TOSAP, e non ad altro, vista la diversità normativa e la diversa natura dei due cespiti’ (così controricorso, pag. 12) .
20. Si evidenzia, con specifico riferimento al sesto motivo, quanto segue. La Corte siciliana, per un verso , ha dato atto che l’appellante incidentale, ‘COGNOME‘ aveva addotto di non essere tenuta al pagamento, ‘poiché nell’anno d’imposta 2008 non era titolare delle infrastrutture idriche ricadenti sul suolo
provinciale, per la cui occupazione erano stati richiesti i canoni’ (così sentenza d’appello, pag. 9) .
La Corte siciliana, per altro verso, ha assunto -sic et simpliciter -che la medesima doglianza restava assorbita nel rilievo, segnato dall’accoglimento dell’appello principale, per cui nella specie si controverteva in ordine al canone concessorio ex art. 27 c.d.s., ‘non venendo in considerazione il Cosap’ (così sentenza d’appello, pag. 9) .
In questi termini di certo si configura l’ ‘anomalia motivazionale’ denunciata con il mezzo in esame.
Ossia si ha riscontro della doglianza per cui la corte d’appello ha motivato in maniera del tutto illogica, siccome l’ ‘Acoset’ – non aveva correlato la sua non assoggettabilità alla natura del canone, bensì ‘al fatto che non aveva più la proprietà delle reti di distribuzione idrica’ (così ricorso, pag. 24. Cfr. Cass. (ord.) 12.11.2018, n. 28995, secondo cui, ove si escluda, rispetto ad una certa questione proposta, la correttezza della valutazione di assorbimento, avendo questa costituito l’unica motivaz ione della decisione assunta, ne risulta il vizio di motivazione del tutto omessa: cfr. Cass. 27.12.2013, n. 28663) .
21. I n accoglimento e nei limiti dell’accoglimento del primo motivo, del secondo motivo e del sesto motivo di ricorso la sentenza n. 713/2019 della Corte d’Appello di Catania va cassata con rinvio a lla stessa corte d’appello in diversa composizione anche ai fini della regolamentazione delle spese del presente giudizio di legittimità.
22. In dipendenza del buon esito del ricorso non sussistono i presupposti perché, ai sensi dell’art. 13, 1° co. quater , d.P.R. n. 115/2002, la ricorrente sia tenuta a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per la stessa impugnazione a norma del 1° co. bis dell’art. 13 d.P.R. cit.
P.Q.M.
La Corte così provvede:
accoglie il primo motivo, il secondo motivo ed il sesto motivo di ricorso, cassa in relazione e nei limiti dell’accoglimento dei motivi anzidetti la sentenza n. 713/2019 della Corte d’Appello di Catania e rinvia a lla stessa corte d’appello in diversa composizione anche ai fini della regolamentazione delle spese del presente giudizio di legittimità;
dichiara assorbiti nell’accoglimento dei motivi anzidetti gli ulteriori motivi di ricorso.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio della I sez. civ. della Corte