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Giudicato esterno: diritto all’assunzione confermato

La Corte di Cassazione ha affermato un principio cruciale in materia di pubblico impiego: una sentenza definitiva che riconosce il risarcimento del danno per ritardata assunzione crea un giudicato esterno sul diritto stesso all’assunzione. Nel caso di specie, una lavoratrice del settore sanitario si è vista riconoscere il diritto alla stabilizzazione poiché una precedente decisione, passata in giudicato, aveva già accertato l’illegittimità del ritardo con cui l’ente pubblico avrebbe dovuto assumerla, presupponendo quindi l’esistenza del diritto al posto di lavoro.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giudicato esterno: la Cassazione conferma il diritto all’assunzione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 16618/2024, ha stabilito un principio di fondamentale importanza per i lavoratori del pubblico impiego, in particolare per coloro che sono coinvolti in procedure di stabilizzazione. La Corte ha chiarito che una sentenza definitiva, che condanna la Pubblica Amministrazione al risarcimento del danno per una ritardata assunzione, crea un giudicato esterno sull’esistenza stessa del diritto all’assunzione. Questo significa che il diritto del lavoratore a essere assunto non può più essere messo in discussione in un altro giudizio.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda una lavoratrice, inserita negli elenchi per la stabilizzazione come collaboratore sanitario-infermieristico presso un’Azienda Sanitaria Locale. Nonostante l’avvio della procedura, l’ASL aveva sospeso e poi revocato le assunzioni a causa di un blocco imposto da decreti regionali per ragioni di copertura finanziaria.

La lavoratrice aveva quindi avviato due percorsi legali paralleli:
1. Un primo giudizio per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla mancata e ritardata assunzione.
2. Un secondo giudizio, quello in esame, per far accertare il suo diritto alla costituzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Il primo giudizio si era concluso con una sentenza, passata in giudicato, che le riconosceva il diritto al risarcimento del danno. Ciononostante, nel secondo giudizio, la Corte d’Appello aveva respinto la sua domanda di assunzione, sostenendo che le norme sulla stabilizzazione avessero natura programmatica e non creassero un diritto soggettivo perfetto prima della firma del contratto.

La Svolta in Cassazione grazie al Giudicato Esterno

La lavoratrice ha impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Cassazione, basando il suo ricorso principale proprio sulla violazione del giudicato esterno. Il suo avvocato ha sostenuto che la sentenza che le aveva riconosciuto il risarcimento del danno per il ritardo presupponeva, logicamente e giuridicamente, l’esistenza del suo diritto all’assunzione. Non si può, infatti, essere risarciti per il ritardo nell’ottenere qualcosa a cui non si ha diritto.

La Suprema Corte ha accolto pienamente questa tesi. Ha stabilito che l’accertamento del diritto al risarcimento per la ritardata stabilizzazione costituisce il presupposto logico-giuridico del diritto stesso alla stabilizzazione.

Le Motivazioni

La Corte ha richiamato il principio consolidato secondo cui, quando due giudizi tra le stesse parti vertono sul medesimo rapporto giuridico, l’accertamento di un punto fondamentale nel primo giudizio (divenuto definitivo) preclude il riesame dello stesso punto nel secondo. In questo caso, il “punto fondamentale” era l’esistenza del diritto della lavoratrice ad essere assunta.

Il Tribunale, nella prima causa, per poter liquidare un danno da ritardo, aveva implicitamente ma inequivocabilmente riconosciuto che l’ASL avrebbe dovuto assumere la dipendente. Tale accertamento, contenuto nelle motivazioni della prima sentenza e divenuto definitivo, non poteva essere ignorato o contraddetto dalla Corte d’Appello nel secondo giudizio. Di conseguenza, la pronuncia della Corte d’Appello, che negava il diritto all’assunzione, si poneva in evidente conflitto con il precedente giudicato risarcitorio.

Le Conclusioni

La Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha dichiarato il diritto della lavoratrice alla costituzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Questa decisione ha implicazioni pratiche significative: rafforza la tutela dei lavoratori precari della Pubblica Amministrazione e chiarisce la portata del principio del giudicato esterno. Una vittoria giudiziaria su un aspetto “secondario” (come il danno da ritardo) può rivelarsi decisiva per affermare il diritto “principale” (l’assunzione), impedendo all’Amministrazione di continuare a negarlo in altre sedi. La sentenza sottolinea come l’efficacia di una decisione definitiva si estenda non solo a ciò che è stato espressamente richiesto (il dedotto), ma anche a ciò che ne costituisce il necessario presupposto logico (il deducibile).

Una sentenza che riconosce il risarcimento per ritardata assunzione può confermare il diritto all’assunzione stessa?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, una sentenza definitiva che riconosce il diritto al risarcimento del danno per ritardata assunzione presuppone logicamente e giuridicamente l’esistenza del diritto del lavoratore a essere assunto, creando un giudicato che non può essere messo in discussione in un successivo processo.

Cos’è il principio del giudicato esterno e come funziona?
È il principio per cui una sentenza, una volta divenuta definitiva, vincola le stesse parti anche in altri e futuri giudizi. Se in un primo processo è stata decisa una questione fondamentale (ad esempio, l’esistenza di un diritto), quella stessa questione non può essere nuovamente discussa in un secondo processo, anche se quest’ultimo ha un oggetto diverso.

La Pubblica Amministrazione può sospendere una procedura di assunzione per problemi finanziari se il diritto del lavoratore è già stato accertato?
Se il diritto all’assunzione del lavoratore è stato accertato da una sentenza passata in giudicato, come nel caso di specie, la Pubblica Amministrazione non può più negarlo. L’autorità del giudicato prevale e rende illegittima qualsiasi successiva contestazione o revoca basata su ragioni che avrebbero potuto essere fatte valere nel primo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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