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Giudicato amministrativo sfavorevole: no risarcimento

Una dirigente pubblica, dopo aver ottenuto sentenze favorevoli dal TAR per un incarico, non eseguite dall’Amministrazione, aveva avviato una causa per risarcimento danni. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha successivamente annullato tali sentenze. La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, stabilisce che il giudicato amministrativo sfavorevole finale elimina la base della pretesa risarcitoria, poiché fa venire meno l’elemento del ‘danno ingiusto’. Di conseguenza, la domanda di risarcimento è stata respinta.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giudicato Amministrativo Sfavorevole: Niente Risarcimento Danni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale nel rapporto tra giustizia amministrativa e civile. Se una sentenza favorevole al cittadino viene successivamente ribaltata da un giudicato amministrativo sfavorevole, decade il diritto a ottenere un risarcimento per la mancata esecuzione della prima decisione, anche se questa era provvisoriamente esecutiva. Questo principio sottolinea la prevalenza della decisione finale e definitiva sulla legittimità di un atto della Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa: Una Lunga Battaglia Legale

La vicenda riguarda una dirigente architetto dipendente di un Ministero che, a seguito di una selezione interna, non aveva ottenuto l’incarico di Soprintendente. La lavoratrice aveva impugnato il provvedimento dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), ottenendo una sentenza favorevole nel 2000 che le riconosceva il diritto all’incarico con effetto retroattivo dal 1991.

Poiché l’Amministrazione non dava esecuzione spontanea alla sentenza, fu necessario avviare un giudizio di ottemperanza, che portò alla nomina di un Commissario ad acta. Quest’ultimo, nel 2002, attribuì formalmente l’incarico alla dirigente.

Nel frattempo, la lavoratrice aveva avviato una causa civile per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa del comportamento elusivo e del ritardo dell’Amministrazione. Il Tribunale civile le riconobbe un cospicuo risarcimento.

Tuttavia, la controversia amministrativa non era conclusa. L’Amministrazione aveva appellato la sentenza del TAR dinanzi al Consiglio di Stato, il quale, nel 2006, ribaltò completamente la decisione di primo grado, accogliendo l’appello del Ministero e respingendo il ricorso originario della dirigente. Questa sentenza divenne definitiva, formando un giudicato amministrativo sfavorevole alla lavoratrice.

La Decisione della Cassazione e l’Impatto del Giudicato Amministrativo Sfavorevole

La Corte di Cassazione, investita della questione relativa al risarcimento danni, ha accolto il ricorso del Ministero e rigettato la domanda della lavoratrice. Il ragionamento dei giudici si è concentrato sull’impatto decisivo del giudicato amministrativo formatosi con la sentenza del Consiglio di Stato.

La Corte ha stabilito che la pretesa risarcitoria si fondava sulla lesione di un diritto (quello all’incarico) che, alla luce della decisione finale del giudice amministrativo, è risultato inesistente. L’esecuzione provvisoria della sentenza del TAR, anche tramite Commissario ad acta, non ha creato un diritto consolidato, ma solo una situazione giuridica temporanea e precaria, destinata a essere travolta dall’esito finale del giudizio.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della Suprema Corte risiede nel concetto di ‘danno ingiusto’, elemento essenziale per qualsiasi richiesta di risarcimento ai sensi dell’art. 2043 c.c. Il giudicato amministrativo sfavorevole del Consiglio di Stato, accertando con efficacia retroattiva (ex tunc) la piena legittimità dell’operato iniziale dell’Amministrazione, ha di fatto cancellato l’antigiuridicità del comportamento ministeriale.

In altre parole, la sentenza finale ha stabilito che la dirigente non aveva mai avuto il diritto a quell’incarico. Di conseguenza, il danno da lei lamentato (mancato conferimento dell’incarico, differenze retributive, danno professionale) non può essere qualificato come ‘ingiusto’, perché non deriva dalla lesione di una posizione giuridica protetta. L’obbligo dell’Amministrazione di conformarsi alla sentenza provvisoria del TAR era un atto dovuto e necessitato, ma non un’ammissione di torto, e l’effetto di tale sentenza è stato completamente annullato dalla decisione d’appello.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante principio guida: la richiesta di risarcimento del danno per mancata esecuzione di una sentenza amministrativa è strettamente subordinata all’esito definitivo del relativo giudizio. Se il giudicato finale è sfavorevole al ricorrente, viene meno il presupposto stesso del ‘danno ingiusto’, rendendo infondata la pretesa risarcitoria in sede civile. La vittoria in primo grado, se non confermata in via definitiva, non è sufficiente a fondare un diritto al risarcimento contro la Pubblica Amministrazione.

Cosa succede se la Pubblica Amministrazione non esegue una sentenza provvisoriamente esecutiva del TAR?
L’Amministrazione è tenuta a eseguirla, anche coattivamente tramite un giudizio di ottemperanza. Tuttavia, se quella sentenza viene poi riformata in appello, l’obbligo di esecuzione si rivela essere stato solo temporaneo e non fonda un diritto definitivo al bene della vita conteso.

Un giudicato amministrativo sfavorevole ha effetti retroattivi?
Sì. La sentenza definitiva del Consiglio di Stato che riforma una decisione di primo grado ha effetto ex tunc, ovvero ‘fin dall’inizio’. Ciò significa che la situazione giuridica viene ripristinata come se la sentenza di primo grado non fosse mai esistita, cancellando i suoi effetti provvisori.

È possibile ottenere un risarcimento danni se una sentenza favorevole viene annullata in appello?
No. Secondo questa ordinanza, se il giudicato amministrativo finale è sfavorevole, viene a mancare il presupposto del ‘danno ingiusto’. Poiché la decisione definitiva stabilisce che il richiedente non aveva diritto al bene richiesto, il danno subito per la mancata esecuzione della sentenza provvisoria non è considerato risarcibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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