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Gestione separata avvocati: obbligo sotto i 5000 euro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24192/2024, ha stabilito che un avvocato iscritto all’albo, ma non alla Cassa Forense per reddito inferiore a 5.000 euro, non è automaticamente esonerato dall’iscrizione alla gestione separata. Il criterio determinante non è il reddito, ma l’abitualità dell’attività professionale, che il giudice di merito deve accertare. Un reddito basso è solo uno degli indizi, non la prova decisiva per qualificare l’attività come occasionale. La Corte ha quindi cassato la decisione d’appello che escludeva l’obbligo contributivo basandosi unicamente sulla soglia di reddito.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Gestione separata avvocati: obbligatoria anche sotto 5.000 euro di reddito?

L’obbligo di iscrizione alla gestione separata avvocati e professionisti è un tema che genera spesso dubbi, soprattutto quando il reddito annuo è basso. Una credenza diffusa è che un reddito inferiore alla soglia di 5.000 euro esoneri automaticamente da ogni obbligo contributivo, qualificando l’attività come “occasionale”. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 24192 del 9 settembre 2024, ha però fornito un chiarimento cruciale, ribaltando questa interpretazione semplicistica e riaffermando il principio dell’abitualità come criterio cardine.

I fatti del caso

Un avvocato, regolarmente iscritto all’Albo Forense ma non alla Cassa di previdenza di categoria a causa di un reddito annuo inferiore alla soglia minima, si vedeva richiedere dall’ente previdenziale il pagamento dei contributi per l’iscrizione alla Gestione Separata. I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione al professionista, ritenendo che il reddito inferiore a 5.000 euro fosse sufficiente a qualificare l’attività come lavoro autonomo occasionale e, di conseguenza, a escludere l’obbligo di iscrizione alla gestione separata. L’ente previdenziale ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la valutazione non potesse basarsi unicamente sul dato reddituale.

La decisione della Corte di Cassazione sulla gestione separata avvocati

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Il principio di diritto affermato è netto: per un professionista iscritto a un albo, l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata è legato all’esercizio abituale della professione, anche se non esclusivo. Il superamento della soglia di reddito di 5.000 euro non è il presupposto per l’obbligatorietà, ma piuttosto un elemento che fa scattare l’obbligo contributivo anche per le attività genuinamente occasionali. Al contrario, quando si è in presenza di un’attività svolta con i caratteri dell’abitualità, l’obbligo sussiste a prescindere dall’importo del reddito percepito.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno spiegato che la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto nel ritenere che un reddito inferiore a 5.000 euro determinasse automaticamente la natura occasionale dell’attività. Tale soglia, prevista dal D.L. 269/2003, serve a stabilire quando un’attività di lavoro autonomo occasionale diventi rilevante ai fini previdenziali, ma non serve a definire la natura stessa dell’attività di un professionista iscritto a un albo.
La Cassazione ha ribadito che il carattere dell’abitualità deve essere accertato in concreto dal giudice di merito, avvalendosi di presunzioni semplici (praesumptio hominis). Elementi come l’iscrizione all’albo professionale, l’apertura di una partita IVA o l’esistenza di un’organizzazione materiale sono tutti indizi significativi della natura abituale dell’attività. In questo contesto, la percezione di un reddito basso può essere un indizio contrario, ma deve essere attentamente ponderato insieme a tutti gli altri elementi del caso e non può, da solo, essere decisivo per escludere l’obbligo contributivo.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i professionisti, inclusi gli avvocati. Non è possibile fare affidamento unicamente sul basso livello di reddito per evitare l’iscrizione e la contribuzione alla Gestione Separata. Se l’attività, pur generando scarsi proventi, è svolta in modo professionale e non sporadico, l’obbligo contributivo sussiste. La sentenza rafforza il principio di universalizzazione della copertura assicurativa, garantendo che anche i professionisti con redditi modesti, ma che esercitano in modo abituale, siano inseriti nel sistema previdenziale. Spetterà ora alla Corte d’Appello, in sede di rinvio, valutare correttamente tutti gli indizi per stabilire se, nel caso specifico, l’attività dell’avvocato fosse da considerarsi abituale e, di conseguenza, soggetta all’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata.

Un avvocato che guadagna meno di 5.000 euro all’anno deve iscriversi alla Gestione Separata?
Non necessariamente, ma non è nemmeno automaticamente esonerato. L’obbligo non dipende dal reddito, ma dal fatto che l’attività sia svolta in modo abituale. Se l’attività è abituale, l’iscrizione è obbligatoria a prescindere dal reddito prodotto.

Qual è il criterio principale per stabilire l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata per un professionista?
Il criterio principale è l’esercizio abituale, anche se non esclusivo, di una professione che genera un reddito non soggetto a contribuzione presso la cassa di categoria. L’abitualità va accertata in base a vari indizi, come l’iscrizione all’albo, la partita IVA e l’organizzazione dell’attività.

Cosa ha sbagliato la Corte d’Appello secondo la Cassazione?
La Corte d’Appello ha errato nel basare la sua decisione esclusivamente sul dato reddituale, concludendo che un reddito inferiore a 5.000 euro fosse sufficiente a qualificare l’attività come occasionale. Avrebbe dovuto invece accertare in concreto il carattere abituale o meno dell’attività professionale svolta dal legale, senza fermarsi alla sola soglia di reddito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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