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Garanzia vizi auto: quando il difetto è irrilevante

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25747/2024, ha stabilito che un difetto occasionale e di scarsa entità, come un rumore in frenata che si manifesta solo in condizioni eccezionali, non rientra nella garanzia vizi auto. La Corte ha chiarito che per ottenere la riduzione del prezzo o il risarcimento, l’acquirente deve provare che il vizio rende il veicolo inidoneo all’uso o ne diminuisce apprezzabilmente il valore. Inoltre, gli interventi di riparazione del venditore a titolo di cortesia commerciale non costituiscono un’ammissione tacita del difetto.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Garanzia vizi auto: quando un difetto non è abbastanza grave?

La garanzia vizi auto è un argomento di grande interesse per chiunque acquisti un veicolo, nuovo o usato. Ma cosa succede quando si manifesta un difetto che, pur essendo fastidioso, non compromette la sicurezza o la funzionalità del mezzo? Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 25747 del 26 settembre 2024, offre importanti chiarimenti su questo tema, delineando i confini tra un vizio rilevante e una semplice imperfezione. La decisione sottolinea un principio fondamentale: non ogni anomalia dà automaticamente diritto a risarcimento o riduzione del prezzo.

I Fatti del Caso: un rumore in frenata

Due acquirenti, dopo aver comprato un’autovettura nuova per 22.500 euro, citavano in giudizio la concessionaria venditrice. Il motivo della contesa era un rumore anomalo che il veicolo emetteva durante la frenata. In primo grado, il Giudice di Pace accoglieva la loro richiesta, disponendo una riduzione del prezzo di 5.000 euro.

La concessionaria, tuttavia, impugnava la decisione. In appello, il Tribunale ribaltava la sentenza, respingendo le domande degli acquirenti. Secondo il giudice di secondo grado, il rumore lamentato non costituiva un vizio rilevante ai sensi dell’art. 1490 del Codice Civile, in quanto non rendeva l’auto inidonea all’uso né ne diminuiva in modo apprezzabile il valore. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La rilevanza del vizio nella garanzia auto

La Corte Suprema ha confermato la decisione del Tribunale, rigettando il ricorso degli acquirenti. Il punto centrale della pronuncia riguarda la definizione di ‘vizio redibitorio’. Per attivare la garanzia vizi auto e ottenere una riduzione del prezzo (actio quanti minoris) o la risoluzione del contratto, il difetto deve avere una certa gravità.

Nel caso specifico, era emerso che:
1. Funzionalità non compromessa: L’impianto frenante dell’auto era perfettamente funzionante e conforme ai parametri del costruttore.
2. Manifestazione occasionale: Il rumore si presentava solo in condizioni eccezionali e saltuarie di guida (forte sollecitazione dell’asse posteriore), e non durante la normale circolazione urbana.
3. Valore non diminuito: Di conseguenza, il difetto non incideva in modo ‘apprezzabile’ sul valore economico del veicolo.

La Corte ha ribadito che l’onere di provare l’esistenza di un vizio con tali caratteristiche di gravità grava sempre sull’acquirente.

L’intervento del venditore non è un’ammissione di colpa

Un altro aspetto cruciale affrontato dalla Cassazione è il valore da attribuire agli interventi tecnici eseguiti dalla concessionaria dopo la segnalazione del problema. Gli acquirenti sostenevano che, avendo la concessionaria sostituito alcuni componenti (come pastiglie e porta pinza dei freni posteriori), essa avesse tacitamente riconosciuto l’esistenza del difetto (riconoscimento per facta concludentia).

La Corte ha respinto questa interpretazione. Il venditore aveva chiarito di aver eseguito i lavori ‘da un punto puramente commerciale e non tecnico’, al solo scopo di fidelizzare il cliente. Pertanto, un intervento di cortesia non può essere interpretato come un’ammissione inequivocabile della sussistenza di un vizio che attiva la garanzia vizi auto.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, ha qualificato la valutazione del Tribunale sulla natura del difetto come un apprezzamento di fatto, incensurabile in sede di legittimità. Il giudice di merito aveva correttamente applicato l’articolo 1490 c.c., concludendo che il rumore, manifestandosi solo in circostanze eccezionali e non incidendo sulla funzionalità o sul valore del bene in modo significativo, non integrava gli estremi del vizio redibitorio. In secondo luogo, ha confermato che l’intervento del venditore, motivato da ragioni commerciali e non da un’esigenza tecnica, non poteva essere interpretato come un riconoscimento tacito del difetto. Infine, ha respinto le censure relative alla liquidazione delle spese legali, ritenendole correttamente calcolate dal giudice d’appello.

Le conclusioni

Questa ordinanza fornisce una guida preziosa per distinguere i difetti coperti dalla garanzia legale da quelli che non lo sono. La decisione stabilisce che per far valere la garanzia vizi auto, non è sufficiente lamentare una qualsiasi imperfezione. L’acquirente deve dimostrare che il vizio è tale da rendere il bene inidoneo all’uso o da diminuirne il valore in modo consistente e non marginale. Un difetto che si manifesta solo occasionalmente e in condizioni particolari, senza compromettere la sicurezza e l’utilizzo normale del veicolo, non raggiunge questa soglia di gravità. Inoltre, la disponibilità del venditore a intervenire per venire incontro al cliente non deve essere frettolosamente interpretata come un’ammissione di responsabilità.

Un rumore anomalo in un’auto è sempre considerato un vizio che dà diritto alla garanzia?
No. Secondo la Corte, un rumore è un vizio rilevante solo se rende il veicolo inidoneo all’uso a cui è destinato o ne diminuisce in modo apprezzabile il valore. Un rumore che si manifesta solo occasionalmente, in circostanze eccezionali e non compromette la funzionalità del veicolo, non è considerato un vizio che attiva la garanzia.

Su chi ricade l’onere di provare l’esistenza di un vizio rilevante nell’auto acquistata?
L’onere della prova grava sempre sul compratore. È l’acquirente che deve dimostrare in giudizio non solo l’esistenza del difetto, ma anche che tale difetto ha la gravità richiesta dalla legge per giustificare la riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto.

Se il venditore effettua una riparazione, sta ammettendo l’esistenza di un difetto?
Non necessariamente. Se il venditore chiarisce che l’intervento è eseguito per ragioni commerciali, come gesto di cortesia per fidelizzare il cliente, e non per risolvere un problema tecnico accertato, tale comportamento non costituisce un’ammissione tacita (per facta concludentia) dell’esistenza di un vizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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