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Garanzia fideiussoria: cosa succede se rinunci al bando

Una società energetica, dopo aver ottenuto un contributo pubblico e prestato una garanzia fideiussoria, rinunciava al finanziamento. L’ente pubblico pretendeva di mantenere attiva la garanzia, ma la Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha stabilito l’estinzione della garanzia stessa in virtù del principio di accessorietà, ritenendo che la garanzia non possa sopravvivere all’obbligazione principale (l’erogazione del contributo) che era venuta meno con la rinuncia. La Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi sulla questione, ma ha rinviato la causa a nuovo ruolo per un vizio di notifica.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Garanzia Fideiussoria: Cosa Succede se si Rinuncia al Contributo Pubblico?

La partecipazione a bandi pubblici per l’ottenimento di contributi è una prassi comune per molte imprese. Spesso, come condizione per l’erogazione dei fondi, viene richiesta una garanzia fideiussoria a tutela dell’ente pubblico. Ma cosa accade a questa garanzia se l’impresa decide di rinunciare al contributo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, sebbene interlocutoria, offre lo spunto per analizzare questo interessante quesito giuridico, incentrato sul principio di accessorietà.

I Fatti del Caso: Un Contributo Rinunciato

Una società operante nel settore energetico aveva ottenuto l’assegnazione provvisoria di un ingente contributo in conto capitale da parte di un Ente Regionale per la realizzazione di una centrale elettrica. Come richiesto dal bando, l’impresa aveva stipulato una polizza fideiussoria con un istituto di credito a garanzia della corretta realizzazione dell’intervento.

Successivamente, a causa di modifiche normative sulla cumulabilità degli incentivi, la società aveva formalizzato la propria rinuncia al contributo pubblico concesso. Nonostante la rinuncia, l’Ente Regionale si era opposto alla liberazione della polizza, sostenendo che l’impresa si fosse comunque impegnata a mantenerla attiva. La società, ritenendo di non dover più garantire l’utilizzo di un contributo a cui aveva rinunciato, si era rivolta al Tribunale per ottenere lo svincolo della fideiussione.

La Decisione della Corte d’Appello e la natura della garanzia fideiussoria

In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione all’Ente Regionale, configurando un accordo tra le parti per mantenere in vita la garanzia. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione. I giudici di secondo grado hanno sottolineato la natura accessoria della garanzia fideiussoria rispetto all’obbligazione principale.

L’obbligazione principale, in questo caso, era l’erogazione del contributo pubblico e i conseguenti obblighi di realizzazione dell’impianto a carico della società. Nel momento in cui la società ha rinunciato al contributo, l’obbligazione principale si è estinta. Di conseguenza, secondo la Corte d’Appello, anche la garanzia ad essa collegata si è estinta, rendendo irrilevante qualsiasi successivo impegno a mantenerla in vita, poiché non si può garantire un’obbligazione che non esiste più.

La questione davanti alla Cassazione

L’Ente Regionale ha proposto ricorso per cassazione, contestando l’interpretazione della Corte d’Appello e sostenendo la validità dell’impegno assunto dalla società a mantenere attiva la fideiussione. La Suprema Corte, tuttavia, con l’ordinanza in esame, non è entrata nel merito della questione. A causa di un errore nella notifica dell’avviso di udienza al difensore della ricorrente, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo per consentire la corretta instaurazione del contraddittorio. La decisione sul fondo è quindi solo posticipata.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della Corte d’Appello, sulla quale la Cassazione sarà chiamata a esprimersi, si fonda sul principio di accessorietà della garanzia (art. 1939 c.c.). Questo principio stabilisce un legame indissolubile tra l’obbligazione garantita e la garanzia stessa. Se la prima viene meno, per qualsiasi causa (adempimento, rinuncia, annullamento), la seconda perde la sua funzione e si estingue automaticamente.

Secondo i giudici di merito, la polizza fideiussoria era funzionalmente collegata all’erogazione del contributo pubblico. Venuta meno tale erogazione a seguito della rinuncia dell’impresa, la garanzia non aveva più alcuna causa giustificativa. L’eventuale accordo successivo per mantenere in vita la polizza sarebbe stato nullo per mancanza di causa, in quanto mirava a garantire un’obbligazione non più esistente. La Corte ha ritenuto che la garanzia non fosse autonoma, ma strettamente dipendente dalle vicende del rapporto principale regolato dal bando.

Le Conclusioni

In attesa della decisione definitiva della Corte di Cassazione, la sentenza della Corte d’Appello offre importanti indicazioni pratiche. Le imprese che partecipano a bandi pubblici devono essere consapevoli che la garanzia fideiussoria è, di norma, uno strumento accessorio. La sua validità è strettamente legata all’esistenza del rapporto principale, ossia l’ottenimento e l’utilizzo del contributo. Una rinuncia al finanziamento dovrebbe, in linea di principio, comportare l’automatica estinzione della garanzia, liberando l’impresa e il garante dai rispettivi obblighi. Sarà cruciale vedere se la Cassazione confermerà questa interpretazione, consolidando un principio di fondamentale importanza per la certezza dei rapporti tra imprese e Pubblica Amministrazione.

Una garanzia fideiussoria rimane valida se l’azienda rinuncia al contributo pubblico che la garanzia doveva assicurare?
Secondo la Corte d’Appello, no. La garanzia fideiussoria è accessoria all’obbligazione principale (l’erogazione del contributo). Se l’azienda rinuncia al contributo, l’obbligazione principale si estingue e, di conseguenza, si estingue anche la garanzia ad essa collegata.

Che cos’è il principio di accessorietà della garanzia?
È un principio giuridico secondo cui la garanzia (come una fideiussione) è strettamente legata all’obbligazione principale che garantisce. La garanzia non può esistere senza l’obbligazione principale; se quest’ultima si estingue, anche la garanzia viene meno.

È possibile accordarsi per mantenere in vita una garanzia anche dopo l’estinzione dell’obbligazione principale?
La Corte d’Appello ha ritenuto tale accordo irrilevante. Una garanzia non può essere mantenuta in vita se l’obbligazione che doveva garantire non esiste più. Un simile accordo sarebbe privo di una causa giustificativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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