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Frazionamento del credito: quando è legittimo?

Un lavoratore ha agito contro il suo datore di lavoro e la relativa azienda agricola per il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha affrontato il tema del frazionamento del credito, stabilendo che non costituisce abuso del processo agire prima con un procedimento monitorio per un credito liquido e documentato, e poi con una causa ordinaria per accertare un credito diverso, vantato verso due soggetti distinti. La Corte ha rigettato il ricorso dei datori di lavoro, confermando le decisioni dei giudici di merito.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Frazionamento del Credito: Legittimo se i Crediti sono Diversi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5141/2024, ha fornito importanti chiarimenti sul principio del frazionamento del credito, delineando i confini tra l’abuso del processo e il legittimo esercizio del diritto di agire in giudizio. La vicenda riguarda un lavoratore che ha agito separatamente per ottenere il pagamento di crediti retributivi diversi, nati da un complesso rapporto di lavoro intrattenuto contemporaneamente con un imprenditore e la sua azienda agricola. Questa decisione è cruciale per comprendere quando è consentito avviare più azioni legali per tutelare i propri diritti senza incorrere in una contestazione di abuso.

I Fatti del Caso

Un lavoratore ha prestato la sua attività per un lungo periodo, dal dicembre 2000 al giugno 2005, svolgendo mansioni eterogenee come giardinaggio, manutenzione di piscina e campo da tennis, guardiania e bracciante agricolo. Queste attività venivano svolte promiscuamente sia a favore dell’abitazione privata del datore di lavoro che della masseria di proprietà dell’azienda agricola da lui amministrata.

I giudici di merito, sia in primo grado che in appello, hanno riconosciuto l’esistenza di un unico rapporto di lavoro subordinato nei confronti di entrambi i soggetti (la persona fisica e la società), condannandoli al pagamento delle differenze retributive. I datori di lavoro hanno proposto ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali, tra cui la presunta illegittimità del frazionamento del credito.

La questione del Frazionamento del Credito

Il punto centrale del ricorso dei datori di lavoro era l’eccezione di improponibilità della domanda per abusivo frazionamento del credito. Essi sostenevano che il lavoratore avesse già ottenuto un decreto ingiuntivo per retribuzioni non pagate nei confronti della sola società per il periodo luglio 2004-aprile 2005. Pertanto, secondo la loro tesi, non avrebbe potuto avviare una seconda e più ampia causa per accertare il rapporto di lavoro e ottenere ulteriori differenze retributive per un periodo più esteso e nei confronti di entrambi.

Gli altri motivi di ricorso riguardavano la valutazione delle prove testimoniali, l’erronea qualificazione di un unico rapporto di lavoro con due datori distinti e la quantificazione equitativa del lavoro straordinario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una chiara analisi giuridica su ogni punto sollevato.

Legittimità del Frazionamento del Credito in questo caso

La Corte ha stabilito che non vi è stato alcun abuso del processo. Il lavoratore ha utilizzato legittimamente due strumenti processuali diversi per tutelare crediti di natura differente:
1. Procedimento monitorio: Utilizzato per il credito certo, liquido ed esigibile, basato su un contratto di lavoro e buste paga, vantato nei confronti della sola società.
2. Procedimento ordinario: Necessario per accertare un credito diverso e più complesso, che richiedeva una valutazione giudiziale sull’esistenza stessa del rapporto di lavoro con due soggetti giuridici distinti e sulla quantificazione delle differenze retributive, inclusi straordinari e festivi, in assenza di prove documentali complete.

La Cassazione ha ribadito che l’imposizione di un’unica azione avrebbe impedito al creditore di usare la tutela accelerata del procedimento monitorio per la parte di credito già documentata. L’azione separata era giustificata dalla diversità soggettiva (due datori di lavoro invece di uno) e oggettiva (accertamento di un rapporto non formalizzato contro liquidazione di un credito documentato) delle pretese.

Inammissibilità degli Altri Motivi

Gli altri motivi di ricorso, che miravano a una rivalutazione dei fatti e delle prove, sono stati dichiarati inammissibili. La Corte ha richiamato il principio della “doppia conforme”, secondo cui, quando i giudici di primo e secondo grado giungono alla stessa conclusione sulla ricostruzione dei fatti, non è possibile un riesame nel merito in sede di legittimità. I giudici di merito avevano adeguatamente motivato la loro decisione, basandosi su un’analisi scrupolosa delle testimonianze che confermavano lo svolgimento indifferenziato della prestazione lavorativa a favore di entrambi i datori di lavoro.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 5141/2024 consolida un importante principio di procedura civile e diritto del lavoro. Il divieto di frazionamento del credito non è assoluto e non si applica quando un creditore agisce per tutelare crediti autonomi e distinti, scaturenti da fatti costitutivi diversi o che necessitano di regimi probatori differenti. La scelta di utilizzare il procedimento monitorio per un credito liquido e l’azione ordinaria per un credito da accertare non costituisce un abuso, ma un uso strategico e legittimo degli strumenti che l’ordinamento mette a disposizione per la tutela dei diritti.

È sempre vietato avviare più cause per crediti derivanti dallo stesso rapporto di lavoro?
No. Secondo la Corte, non si viola il divieto di frazionamento del credito se si agisce con un procedimento monitorio per un credito liquido e documentato e, separatamente, con un’azione ordinaria per un credito diverso che necessita di accertamento e liquidazione, specialmente se vantato nei confronti di soggetti giuridici distinti.

Può esistere un unico rapporto di lavoro con due datori di lavoro diversi (una persona fisica e una società)?
Sì. La sentenza conferma la decisione dei giudici di merito, i quali hanno ritenuto che, poiché la prestazione lavorativa era svolta indifferentemente e promiscuamente nell’interesse di entrambi i soggetti, si era configurato un unico rapporto di lavoro con due distinti datori.

Cosa significa il principio della “doppia conforme” e quale effetto ha avuto in questo caso?
È un principio processuale secondo cui, se la sentenza d’appello conferma integralmente la decisione del tribunale di primo grado sulla ricostruzione dei fatti, il ricorso in Cassazione per riesaminare tali fatti è inammissibile. In questo caso, ha impedito ai datori di lavoro di ottenere una terza valutazione delle prove testimoniali e documentali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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