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Frazionamento del credito: quando è legittimo?

Un Ente Locale ha impugnato una decisione che lo condannava al pagamento di onorari legali, lamentando un illegittimo frazionamento del credito. La Corte di Cassazione ha in gran parte respinto il ricorso, stabilendo che la presenza di distinti incarichi professionali giustifica azioni legali separate. Tuttavia, ha accolto il motivo relativo alla duplicazione dei compensi per le fasi cautelari, precisando che queste sono accessorie al giudizio principale e non possono essere liquidate autonomamente. La sentenza è stata cassata con rinvio per la rideterminazione delle somme.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Frazionamento del Credito: la Cassazione delinea i confini della legittimità

La questione del frazionamento del credito è un tema delicato che si pone al confine tra il legittimo esercizio del diritto di azione e l’abuso del processo. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo argomento, offrendo chiarimenti cruciali, in particolare nel contesto dei compensi professionali dovuti da un ente pubblico. La decisione analizza quando la richiesta di pagamento per distinti incarichi legali attraverso più azioni giudiziarie sia lecita e quando, invece, si configuri una pratica processualmente scorretta.

I Fatti di Causa: una controversia sui compensi professionali

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da due avvocati nei confronti di un Ente Locale per il pagamento di circa 78.000 euro a titolo di compensi professionali non saldati. L’Ente si opponeva al decreto, sollevando una serie di eccezioni. In primo luogo, denunciava l’abuso del processo e il frazionamento del credito, sostenendo che i legali avessero artificiosamente suddiviso le loro pretese in più procedimenti. Inoltre, eccepiva la mancanza di legittimazione passiva per assenza di copertura finanziaria, la compensazione con somme già versate e contestava il quantum richiesto.

Il Tribunale di primo grado rigettava l’opposizione, sebbene revocasse il decreto ingiuntivo a seguito di un pagamento parziale avvenuto in corso di causa. Il giudice riteneva infondate le eccezioni principali, condannando l’Ente al pagamento della somma residua.

L’Appello in Cassazione e l’analisi sul frazionamento del credito

L’Ente Locale non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, articolando ben diciassette motivi di impugnazione. Il cuore del ricorso verteva nuovamente sull’illegittimità del frazionamento del credito. Secondo la difesa dell’Ente, tutti gli incarichi professionali rientravano in un unico rapporto fiduciario ultraventennale, pertanto le relative pretese avrebbero dovuto essere cumulate in un’unica azione giudiziaria. Proporre ricorsi distinti avrebbe aggravato ingiustificatamente la posizione del debitore, violando i principi di correttezza e buona fede.

La Suprema Corte, tuttavia, ha disatteso questa tesi. Richiamando consolidati orientamenti giurisprudenziali, ha specificato che il divieto di frazionamento abusivo opera quando le pretese creditorie, oltre a far capo allo stesso rapporto, sono fondate sullo stesso fatto costitutivo. Nel caso di specie, invece, il Tribunale aveva correttamente accertato la diversità degli incarichi professionali conferiti ai legali, basati su distinti contratti di patrocinio e relativi a controversie eterogenee. Questa autonomia giustificava pienamente l’esercizio separato delle azioni creditorie.

La Duplicazione dei Compensi per le Fasi Incidentali

Se la maggior parte dei motivi di ricorso è stata respinta, la Corte ha invece accolto una censura specifica, relativa alla liquidazione dei compensi. L’Ente Locale lamentava che il Tribunale avesse erroneamente liquidato una somma autonoma per un’attività incidentale, ovvero l’istanza di sospensione dell’esecutività di una sentenza d’appello (ex art. 283 c.p.c.), duplicandola rispetto al compenso previsto per il giudizio di merito.

Su questo punto, la Cassazione ha dato ragione al ricorrente, affermando un principio di diritto importante.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta distinzione tra rapporti autonomi e procedimenti meramente incidentali. Per quanto riguarda il frazionamento del credito, i giudici hanno ribadito che, in presenza di una pluralità di distinti ed autonomi diritti di credito, anche se nascenti da un medesimo rapporto di durata, il creditore ha la facoltà di agire in giudizio separatamente per ciascuno di essi. La valutazione del giudice di merito, che aveva riscontrato l’autonomia delle procure e la diversità delle cause patrocinate, è stata considerata logica, coerente e non sindacabile in sede di legittimità.

Al contrario, per quanto riguarda il sedicesimo motivo di ricorso, la Corte ha chiarito che l’istanza di sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza non costituisce un giudizio autonomo, ma un subprocedimento incidentale privo di autonomia rispetto al giudizio di merito. Di conseguenza, la regolamentazione delle spese relative a tale fase deve essere disposta unitamente a quella del procedimento principale, con il provvedimento che chiude l’intero giudizio, tenendo conto dell’esito complessivo. Liquidare un compenso separato per l’inibitoria, in aggiunta a quello per il giudizio di appello, rappresenta un’erronea duplicazione di voci. Per tale motivo, la Corte ha cassato la sentenza impugnata su questo specifico punto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso dell’Ente Locale. Ha rigettato le censure relative al frazionamento del credito, confermando che la pluralità di incarichi distinti legittima azioni separate, ma ha cassato la sentenza nella parte in cui liquidava autonomamente i compensi per la fase inibitoria. La causa è stata rinviata al Tribunale in diversa composizione, che dovrà provvedere a una nuova liquidazione dei compensi conformemente al principio di diritto enunciato, oltre a decidere sulle spese del giudizio di legittimità. Questa pronuncia offre un importante promemoria: se da un lato il creditore ha diritto di agire per la tutela dei suoi crediti, dall’altro l’esercizio di tale diritto deve rispettare i canoni di correttezza e non tradursi in un ingiustificato aggravio per il debitore, come nel caso di duplicazione di compensi per fasi processuali non autonome.

È sempre illegittimo per un avvocato avviare più cause per diversi crediti professionali contro lo stesso cliente?
No. La Corte ha chiarito che se i crediti, pur derivando da un rapporto continuativo, si basano su incarichi professionali distinti e autonomi (con contratti di patrocinio diversi e relativi a cause differenti), il creditore può agire separatamente senza incorrere in un abusivo frazionamento del credito.

Il compenso per la richiesta di sospensione dell’esecutività di una sentenza (inibitoria) è autonomo rispetto a quello del giudizio principale?
No. Secondo la sentenza, l’istanza di sospensione (ex art. 283 c.p.c.) è un subprocedimento incidentale e privo di autonomia rispetto al giudizio di merito. Pertanto, la liquidazione delle relative spese deve avvenire con il provvedimento che definisce il giudizio principale e non può essere richiesta come compenso autonomo e duplicato.

La mancanza di copertura finanziaria da parte di un Ente Locale rende nullo l’incarico conferito a un avvocato?
No. La Corte ha ribadito il suo orientamento secondo cui le norme sulla necessità di copertura finanziaria (art. 191 TUEL) non si applicano agli incarichi di difesa legale, poiché la spesa non è determinabile con certezza al momento del conferimento dell’incarico. Pertanto, l’assenza di copertura non invalida il rapporto e non esime l’Ente dal pagare il compenso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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