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Frazionamento del credito: quando è illegittimo

Un professionista, al termine di un lungo rapporto con un cliente, ha avviato numerose azioni legali separate per riscuotere i propri compensi. La Corte di Cassazione ha confermato che tale comportamento costituisce un abusivo frazionamento del credito, violando i principi di buona fede e correttezza processuale. La domanda è stata dichiarata improponibile perché, anche in assenza di un unico contratto formale, il rapporto tra le parti era sostanzialmente unitario e i crediti erano diventati esigibili contemporaneamente. Il creditore non ha dimostrato un interesse meritevole di tutela a giustificazione delle azioni separate.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Frazionamento del Credito: Quando è Illegittimo

Il frazionamento del credito è una pratica che può portare a un abuso del processo, con gravi conseguenze per il creditore. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito e consolidato i principi che vietano la parcellizzazione delle richieste di pagamento quando queste derivano da un rapporto sostanzialmente unitario, anche se non formalizzato in un unico contratto. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dal rapporto professionale, durato oltre quattro anni, tra un avvocato e una società cooperativa. Durante questo periodo, la cooperativa aveva affidato al legale circa 140 incarichi per diverse procedure giudiziali.

Una volta revocato il mandato, il professionista ha agito per il recupero dei suoi compensi non attraverso un’unica azione legale, ma presentando ben 38 richieste di decreto ingiuntivo separate, ciascuna relativa a una singola pratica. Una di queste richieste ha dato il via al contenzioso in esame.

Il Percorso Giudiziario

La società cooperativa si è opposta al decreto ingiuntivo, sostenendo che il professionista avesse posto in essere un abusivo frazionamento del credito. Sia il Giudice di Pace in primo grado, sia il Tribunale in appello hanno dato ragione alla cooperativa.

I giudici di merito hanno ritenuto che, nonostante la pluralità di incarichi, esistesse un unico e complessivo rapporto tra le parti. Di conseguenza, la scelta di avviare decine di procedure monitorie separate, anziché un unico giudizio per l’intero credito, costituiva un comportamento processualmente scorretto, finalizzato ad aggravare la posizione del debitore. La domanda del legale è stata quindi dichiarata improponibile.

L’abuso nel frazionamento del credito secondo la Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del professionista, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La Corte ha chiarito che il divieto di frazionamento del credito non si applica solo quando le pretese derivano da un unico rapporto contrattuale, ma anche quando, come nel caso di specie, più crediti distinti sono riconducibili a una relazione d’affari unitaria e continuativa tra le stesse parti.

Il comportamento del creditore è stato considerato contrario ai doveri di correttezza e buona fede, principi che devono governare non solo l’esecuzione del contratto, ma anche la fase processuale. L’avvio di molteplici giudizi per crediti che avrebbero potuto essere fatti valere in un’unica sede processuale rappresenta un ingiustificato aggravio di spese e tempi, sia per il debitore che per il sistema giudiziario stesso.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, richiamando anche una recentissima pronuncia delle Sezioni Unite (n. 7299/2025). Il principio chiave è che un creditore non può, per sua mera volontà, disarticolare un rapporto sostanzialmente unitario in tante piccole pretese.

Nel caso specifico, tutti i crediti del professionista erano diventati esigibili nello stesso momento, ovvero con la revoca del mandato. Essi erano inoltre omogenei per titolo e oggetto, basandosi su preavvisi di parcella simili. Non vi era, pertanto, alcun interesse oggettivamente apprezzabile che potesse giustificare la scelta di agire separatamente. La pluralità di procure ad litem non è stata considerata sufficiente a escludere l’unitarietà del rapporto di fatto. La condotta del creditore è stata quindi sanzionata con la dichiarazione di improponibilità della singola domanda frazionata, lasciando comunque impregiudicato il suo diritto di riproporre la richiesta in modo unitario.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in commento rafforza la tutela del debitore contro strategie processuali vessatorie. Il messaggio per i creditori è chiaro: in presenza di più crediti esigibili verso lo stesso soggetto, derivanti da un rapporto continuativo, la regola è agire con un unico giudizio. La parcellizzazione è consentita solo in via eccezionale, qualora il creditore dimostri di avere un interesse specifico e meritevole di tutela a una trattazione separata (ad esempio, la diversa esigibilità dei crediti o la necessità di prove documentali non ancora disponibili per una parte del credito). In assenza di tale giustificazione, il frazionamento del credito si qualifica come un abuso del processo, con la conseguenza che la domanda giudiziale verrà dichiarata improponibile.

È possibile chiedere il pagamento di più crediti verso lo stesso debitore con azioni legali separate?
No, di norma non è possibile se i crediti, pur avendo titoli distinti, sono riconducibili a un rapporto di durata sostanzialmente unitario tra le stesse parti e sono tutti esigibili. In tal caso, il creditore deve agire con un’unica azione legale per non incorrere in un abuso del processo, a meno che non dimostri un interesse oggettivo e apprezzabile alla tutela frazionata.

Il divieto di frazionamento del credito si applica solo se i crediti derivano da un unico contratto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il divieto si estende anche a crediti derivanti da titoli contrattuali o negoziali diversi, ma inseriti nella medesima relazione di fatto, sistematica e continuativa, tra le parti. L’unitarietà del rapporto può essere anche di fatto e non necessariamente formalizzata in un unico contratto quadro.

Qual è la conseguenza di un frazionamento del credito ritenuto abusivo?
La conseguenza principale è la dichiarazione di improponibilità della domanda giudiziale abusivamente frazionata. Questo non estingue il diritto del creditore, ma lo obbliga a riproporre la sua pretesa in un unico giudizio che comprenda tutti i crediti esigibili. Inoltre, il comportamento scorretto può essere valutato dal giudice in sede di liquidazione delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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