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Frazionamento del credito: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un tribunale che aveva dichiarato inammissibili due delle tre cause intentate da un avvocato contro una società cliente per il pagamento dei suoi compensi. La Corte ha ritenuto che la suddivisione delle pretese in più azioni legali costituisse un abusivo frazionamento del credito, poiché tutte le richieste nascevano da un unico rapporto professionale di lunga durata. Questa pratica viola i principi di correttezza processuale e di economia dei giudizi.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Frazionamento del Credito: Quando Dividere una Richiesta di Pagamento Diventa un Abuso del Processo

È legittimo per un creditore, come un professionista, dividere il proprio credito in più parti e avviare diverse cause per ottenerne il pagamento? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 363/2024, ha ribadito un principio fondamentale: il frazionamento del credito è, di regola, un abuso dello strumento processuale. Questa pratica, se non giustificata da un interesse oggettivo e meritevole di tutela, viola i doveri di correttezza e buona fede e aggrava inutilmente il sistema giudiziario. Analizziamo insieme questo importante caso per capire le ragioni della Corte e le implicazioni pratiche per creditori e debitori.

I Fatti di Causa: Un Unico Rapporto, Tre Cause Separate

La vicenda nasce dalla richiesta di pagamento di compensi professionali da parte di un avvocato nei confronti di una società sua cliente. Il professionista aveva assistito la società in un lungo arco temporale, dal 2007 al 2015, sulla base di una procura generale alle liti.

Al momento di richiedere il pagamento per le sue prestazioni, relative a ben 125 diverse attività, l’avvocato decideva di non agire con un’unica causa, ma di avviare tre procedimenti distinti:
1. Una prima causa per un importo di circa 10.000 euro, relativa a undici procedimenti.
2. Una seconda causa per oltre 81.000 euro, per l’attività svolta in sessantasette procedimenti.
3. Una terza causa, di importo analogo, per i restanti sessantasette procedimenti.

La società cliente si è opposta, eccependo l’abusivo frazionamento del credito. Sosteneva, infatti, che tutte le pretese derivassero da un unico e continuativo rapporto professionale e che, pertanto, avrebbero dovuto essere fatte valere in un solo giudizio.

La Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Bologna, accogliendo l’eccezione della società, ha riunito le cause e ha dichiarato l’improponibilità delle domande presentate nel secondo e terzo giudizio. Il giudice ha ritenuto che il professionista non avesse fornito alcuna valida giustificazione per la scelta di dividere le sue pretese, configurando tale comportamento come un abuso del processo. Secondo il Tribunale, tutte le attività professionali rientravano in un’unica relazione di mandato a lungo termine, iniziata nel 2007, e i crediti erano già tutti maturati al momento dell’avvio della prima azione legale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul Frazionamento del Credito

L’avvocato ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che i suoi crediti nascevano da incarichi professionali distinti e autonomi, e non da un’unica obbligazione. Pertanto, a suo avviso, la suddivisione non era abusiva.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando integralmente la decisione del Tribunale e consolidando l’orientamento giurisprudenziale sul divieto di frazionamento del credito. Le motivazioni si basano su alcuni principi chiave:

1. Unicità del Rapporto di Durata: La Corte ha sottolineato che, anche in presenza di diritti di credito distinti, se questi nascono all’interno di un “medesimo rapporto di durata” tra le stesse parti, devono essere proposti in un unico processo. Il concetto di “rapporto” va inteso in senso ampio, come relazione di fatto tra le parti, anche in assenza di un unico contratto formale.

2. Abuso dello Strumento Processuale: Frazionare le domande giudiziali senza un interesse oggettivamente apprezzabile costituisce una violazione dei doveri di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.) e del principio del giusto processo (art. 111 Cost.). Tale comportamento, infatti, porta a una moltiplicazione ingiustificata dei processi, con conseguente dispendio di risorse giudiziarie, aggravio di spese per la controparte e rischio di decisioni contrastanti.

3. Assenza di un Interesse Meritevole: Il creditore può agire separatamente solo se dimostra di avere un interesse concreto e oggettivo a una tutela processuale frazionata. Nel caso di specie, l’avvocato non ha mai allegato né provato un simile interesse. La semplice comodità istruttoria o la volontà di evitare un processo complesso non sono state ritenute giustificazioni valide.

La Corte ha concluso che le centoventicinque pretese, pur derivando da incarichi formalmente diversi, erano tutte riconducibili al rapporto professionale continuativo intercorso tra le parti dal 2007 al 2015 e avrebbero dovuto essere azionate congiuntamente.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio essenziale per la corretta amministrazione della giustizia. I creditori, in particolare i professionisti che vantano molteplici crediti nei confronti di un unico cliente derivanti da un rapporto continuativo, devono prestare la massima attenzione.

Salvo la presenza di un interesse oggettivo e dimostrabile (ad esempio, la necessità di ottenere rapidamente un titolo esecutivo per una parte del credito già liquida e non contestata), la regola generale impone di presentare tutte le pretese esigibili in un’unica domanda giudiziale. In caso contrario, il rischio è che le domande successive vengano dichiarate inammissibili per abusivo frazionamento del credito, con conseguente perdita del diritto di agire per quelle specifiche pretese e la condanna alle spese legali.

È possibile chiedere il pagamento di diversi crediti, derivanti dallo stesso rapporto continuativo, con azioni legali separate?
Di norma no. Le domande che originano da un medesimo rapporto di durata tra le stesse parti devono essere proposte in un unico processo. La suddivisione è ammessa solo se il creditore dimostra di avere un interesse oggettivo e meritevole di tutela alla trattazione separata, altrimenti si configura un abusivo frazionamento del credito.

Cosa intende la Corte per ‘medesimo rapporto di durata’ ai fini del divieto di frazionamento del credito?
Si intende la relazione di fatto, concreta e storica, che si è instaurata tra le parti nel tempo e da cui derivano le controversie. Non è necessario che esista un singolo contratto formale; è sufficiente un rapporto professionale prolungato e continuativo, come quello tra un avvocato e il suo cliente, per considerare le varie pretese come parte di un’unica vicenda sostanziale.

Quali sono le conseguenze per chi fraziona abusivamente un credito?
La conseguenza principale è che le domande giudiziali successive alla prima possono essere dichiarate ‘improponibili’. Ciò significa che il giudice non esaminerà il merito della richiesta, e il creditore perderà la possibilità di ottenere il pagamento di quella parte del credito in quel giudizio, oltre a rischiare la condanna al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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