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Frazionamento del credito: la Cassazione alle Sezioni Unite

Una società cooperativa ha contestato la pratica di un professionista di suddividere il proprio credito per compensi in più azioni legali, denunciando un abusivo frazionamento del credito. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sulle conseguenze di tale pratica (improponibilità della domanda o solo sanzioni sulle spese processuali), ha sospeso la decisione e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per ottenere un principio di diritto definitivo.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Frazionamento del Credito: La Cassazione Interpella le Sezioni Unite

L’ordinanza interlocutoria n. 14940/2024 della Corte di Cassazione solleva un velo su una questione tanto tecnica quanto cruciale per la giustizia civile: il frazionamento del credito. Questa pratica, che consiste nel suddividere un’unica pretesa economica in più azioni legali distinte, è da tempo al centro di un acceso dibattito giurisprudenziale. Con questa decisione, la Suprema Corte sceglie di non decidere, ma di passare la parola al suo organo più autorevole, le Sezioni Unite, per tracciare una linea guida definitiva.

I Fatti del Caso

La vicenda vede contrapposte una società cooperativa e un professionista. Quest’ultimo, per ottenere il pagamento dei suoi compensi maturati nel corso di un rapporto professionale pluriennale e unitario, aveva avviato diverse e separate procedure giudiziarie. La società cooperativa si è opposta, sostenendo che tale comportamento costituisse un abusivo frazionamento del credito, una strategia processuale scorretta che aggrava la posizione del debitore costringendolo a difendersi in più giudizi con un conseguente aumento di costi e disagi.

La Questione Giuridica sul Frazionamento del Credito

Il cuore del problema non risiede tanto nel riconoscere se il frazionamento sia abusivo, ma nel definire quali debbano essere le conseguenze. La giurisprudenza della stessa Corte di Cassazione si è mostrata divisa, delineando due orientamenti principali:

1. La Tesi dell’Improponibilità: Un primo filone ritiene che l’abuso del processo attraverso il frazionamento debba essere sanzionato con la conseguenza più grave: l’improponibilità della domanda. In pratica, la richiesta del creditore viene respinta in rito, senza nemmeno entrare nel merito della sua fondatezza, a causa del comportamento processualmente scorretto.
2. La Tesi delle Spese Processuali: Un secondo orientamento, più mite, sostiene che l’improponibilità sia una sanzione eccessiva. Pur riconoscendo la scorrettezza del creditore, questa tesi ritiene che la soluzione più equa sia quella di incidere sul governo delle spese processuali. Il giudice, pur accogliendo la domanda nel merito, potrebbe condannare il creditore a pagare le spese legali o a compensarle, per neutralizzare il pregiudizio causato al debitore.

La Decisione della Corte di Cassazione

Dinanzi a questo bivio interpretativo, la Seconda Sezione Civile ha deciso di astenersi dal prendere una posizione e ha emesso un’ordinanza interlocutoria di rimessione alle Sezioni Unite. La Corte ha riconosciuto l’esistenza di un profondo contrasto giurisprudenziale che genera incertezza nel diritto e la necessità di un intervento chiarificatore.

Le Motivazioni

La motivazione principale dietro la rimessione è l’esigenza di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e la certezza del diritto. Il quesito posto alle Sezioni Unite è chiaro: l’accertamento di un abusivo frazionamento del credito comporta l’improponibilità della domanda, con il rischio di precludere al creditore la possibilità di far valere le restanti frazioni del suo credito, oppure deve essere risolto unicamente sul piano della ripartizione delle spese processuali, salvaguardando il diritto sostanziale del creditore ma sanzionando il suo comportamento processuale?

Le Conclusioni

La causa è stata quindi sospesa in attesa della pronuncia delle Sezioni Unite. Questa futura decisione avrà un impatto fondamentale sulla gestione del contenzioso in Italia. Stabilirà un principio di diritto vincolante che tutti i giudici dovranno seguire, influenzando le strategie processuali di creditori e debitori. Se prevarrà la tesi più rigorosa, i creditori saranno incentivati a presentare le loro pretese in un unico giudizio. Se invece la soluzione sarà più flessibile, l’attenzione si sposterà sulla corretta quantificazione delle spese come strumento per disincentivare comportamenti processuali abusivi.

Qual è la questione principale affrontata in questa ordinanza?
La questione centrale è stabilire quali siano le conseguenze giuridiche di un abusivo frazionamento del credito, ovvero se la domanda giudiziale debba essere dichiarata improponibile o se la sanzione debba limitarsi alla gestione delle spese processuali.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso il merito della causa?
La Corte non ha deciso perché ha riscontrato un contrasto di interpretazione tra diverse sue precedenti sentenze sullo stesso argomento. Per risolvere questa incertezza e garantire un’applicazione uniforme della legge, ha ritenuto necessario rimettere la questione alle Sezioni Unite.

Quali sono le due possibili soluzioni al problema del frazionamento del credito?
Le due soluzioni in discussione sono: 1) l’improponibilità della domanda, una sanzione processuale grave che impedisce l’esame del merito della richiesta; 2) una conseguenza limitata al governo delle spese processuali, per compensare il danno arrecato alla controparte senza precludere il diritto del creditore a ottenere quanto gli spetta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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