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Frazionamento abusivo del credito: onere della prova

Un professionista agisce per il pagamento di una parcella, ma la società cliente si oppone sostenendo di aver già saldato il dovuto con un pagamento complessivo che copriva molteplici incarichi. La Corte di Cassazione chiarisce i principi sull’onere della prova del pagamento in caso di pluralità di debiti e sul concetto di frazionamento abusivo del credito, cassando la decisione di merito e rinviando la causa alla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Frazionamento Abusivo del Credito: la Cassazione fa il punto sull’Onere della Prova

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta su un caso complesso che tocca due temi cruciali del diritto civile e processuale: l’onere della prova in caso di pagamento di debiti plurimi e il divieto di frazionamento abusivo del credito. Questa pronuncia offre importanti chiarimenti su come un debitore deve dimostrare di aver estinto una specifica obbligazione quando esistono molteplici rapporti con lo stesso creditore e ribadisce i confini della legittimità delle azioni giudiziarie parcellizzate.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di pagamento di compensi professionali avanzata da un avvocato nei confronti di una società cooperativa sua cliente. Il professionista aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per una somma specifica. La società, tuttavia, si è opposta a tale richiesta, sostenendo di aver già pagato una somma complessiva molto più ingente, idonea a coprire non solo il credito oggetto del decreto, ma anche numerosi altri incarichi svolti dal legale.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla società, revocando il decreto ingiuntivo. I giudici di merito hanno ritenuto che, a fronte della prova di un cospicuo pagamento da parte della società, spettasse al professionista dimostrare che tale somma fosse stata imputata ad altri debiti. Non avendo fornito tale prova in modo completo, il credito azionato è stato considerato estinto.

L’onere della prova e il Frazionamento Abusivo del Credito nel giudizio di Cassazione

L’avvocato ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e sull’imputazione dei pagamenti (art. 1193 c.c. e ss.). Sostanzialmente, il ricorrente affermava che non spetta al creditore dimostrare il mancato pagamento, ma al debitore provare l’esatto adempimento dello specifico debito per cui è causa.

Parallelamente, la società cooperativa ha presentato un ricorso incidentale condizionato, riproponendo la questione del frazionamento abusivo del credito. La società lamentava che il professionista avesse illegittimamente suddiviso il suo credito complessivo in ben 38 diverse procedure monitorie, aggravando ingiustificatamente la sua posizione processuale.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso principale dell’avvocato e, di conseguenza, ha esaminato e accolto anche il ricorso incidentale della società, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame.

Il punto centrale della motivazione riguarda l’onere della prova. La Suprema Corte ha chiarito che, in presenza di una pluralità di rapporti di debito/credito tra le stesse parti, il debitore che eccepisce l’avvenuto pagamento non può limitarsi a fornire una prova generica di aver versato delle somme. È suo onere dimostrare che quel pagamento era destinato a estinguere specificamente il credito per cui è stato citato in giudizio. La semplice dimostrazione di aver versato una somma maggiore rispetto a quella richiesta non è sufficiente a invertire l’onere della prova. Il creditore è tenuto a controdedurre solo di fronte alla prova di un pagamento specificamente riferibile al debito in questione.

Accolto questo motivo, la Corte ha poi affrontato la questione del frazionamento abusivo del credito. I giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello, nel riesaminare il caso, dovrà valutare se l’avvocato avesse un interesse oggettivamente apprezzabile a promuovere tante azioni separate. La giurisprudenza, infatti, vieta la parcellizzazione di un credito unitario o di crediti distinti ma derivanti da un unico rapporto di durata (come quello tra un avvocato e un cliente continuativo). Tale pratica è considerata un abuso del processo, contrario ai doveri di lealtà e correttezza, a meno che il creditore non dimostri un valido motivo per la tutela frazionata. La mancanza di un tale interesse rende la domanda improponibile.

Le conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ha due importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza la posizione del creditore in contesti di rapporti commerciali complessi: il debitore che afferma di aver pagato deve fornire una prova puntuale e specifica dell’imputazione del pagamento, non potendo fare affidamento su una generica prova di versamenti. In secondo luogo, la sentenza ribadisce con forza il principio che vieta l’abuso del processo attraverso il frazionamento abusivo del credito, sanzionando con l’improponibilità le domande giudiziali parcellizzate in assenza di un giustificato interesse. La causa torna ora alla Corte d’Appello, che dovrà decidere nuovamente la controversia applicando questi fondamentali principi di diritto.

In un rapporto con più debiti, chi deve provare che un pagamento ha estinto una specifica obbligazione?
Secondo la Corte, l’onere della prova grava sul debitore. Non è sufficiente dimostrare di aver versato una somma generica, anche se cospicua; il debitore deve provare che quel pagamento era specificamente destinato a saldare il debito oggetto della causa.

Quando è consentito a un creditore frazionare il proprio credito in più azioni legali?
Il frazionamento del credito è consentito solo se il creditore dimostra di avere un ‘interesse oggettivamente apprezzabile’ a una tutela giudiziaria separata. In assenza di tale interesse, la pratica è considerata un abuso del processo e la domanda può essere dichiarata improponibile.

Una precedente sentenza che ha dichiarato improponibile un’azione per frazionamento abusivo del credito impedisce di discutere la stessa questione in un’altra causa tra le stesse parti?
No. La Corte ha chiarito che una decisione su una questione meramente processuale, come l’improponibilità per frazionamento abusivo, produce un ‘giudicato meramente formale’, valido solo per quel processo. Non impedisce che la stessa questione possa essere sollevata e decisa diversamente in un successivo giudizio tra le medesime parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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